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 RECENSIONE:  CUORI INCATENATI (Prisoner of my desire) di Johanna Lindsey

Prima pubblicazione anno: 1991

Pubblicato in Italia da: Euroclub con il titolo Le catene del Desiderio; Mondadori, I romanzi passione n13 - luglio 2008

Livello di sensualità: hot / bollente

Ambientazione: Inghilterra XII secolo.  

Trama: Il matrimonio di Rowena Belleme con un anziano nobiluomo ha un unico scopo: generare un erede. Ma di fronte all’improvvisa morte dello sposo subito dopo la cerimonia è cruciale correre ai ripari prima che la notizia trapeli. Bisogna trovare un sostituto, a ogni costo. Un uomo splendido come Warrick de Chaville, signore di Fulkhurst, è il candidato perfetto. Anche a prezzo di imprigionarlo. E sedurlo...

Dimenticate la cavalleria dei tornei e la poesia dell'amor cortese, perché il Medioevo di Johanna Lindsey è cupo, selvaggio e maschilista e questo romanzo si svolge in uno dei momenti più sanguinari della storia inglese: la guerra civile tra Re Stefano e l'Imperatrice Matilda.
In una situazione politica travagliata e dominata dalla legge del più forte, dove i vicini sono nemici e con il tradimento si può realizzare ogni cupidigia, la bella Rowena ed il superbo Warrick si incontrano in una cornice che, secondo me, è la più insolita mai ideata in un romance.
E diciamoci tutta la verità: a mente fredda, l'idea che LUI, un guerriero di quasi due metri di muscoli ed orgoglio, venga ripetutamente "violentato" (e mi scuso per l'uso del termine sicuramente improprio) da LEI, una verginella diciassettenne che a stento gli arriva all'ombelico... beh, penso sia innegabilmente una macroscopica assurdità! Eppure tu-lettrice, sei lì, con il libro tra le mani e continui a voltare le pagine perché la Lindsey è stata miracolosamente capace, se non di rendere la situazione realisticamente credibile, quanto meno di instillare la "sospensione del dubbio". Insomma: vuoi sapere cosa succede e, soprattutto, non vedi l'ora che un Warrick finalmente libero ed alla testa del proprio esercito conquisti il castello di Rowena ed i due si ritrovino nuovamente l'uno di fronte all'altra. Con ruoli, però, rovesciati: lei come schiava e lui come padrone.
A ben vedere "Cuori incatenati" è tutto un romanzo di ruoli rovesciati e fin dall'inizio Johanna Lindsey spezza la romantica tradizione che vuole la bella fanciulla rapita e sedotta dal rude protagonista, per mostrarci il suo aitante eroe incatenato ad un letto e quindi costretto ad unirsi carnalmente alla sconosciuta e virginale Rowena.
E' davvero possibile raccontare qualunque storia, rendere coerente e verosimile qualsiasi contesto? A parer mio sì, pagando il suo prezzo: ma la Lindsey nicchia, dopo aver allestito un palcoscenico tanto estremo, crudo e squallido (scelta sua di narratrice. Penso che, in realtà, lo stesso risultato avrebbe potuto raggiungerlo dando un calcio alle catene di ferro per scegliere, invece, quelle del vino o dell'oppio: credo che per Rowena sarebbe stata più dignitosa la maschera della misteriosa e diabolica seduttrice, che non quella di una stupratrice goffa e parecchio maldestra): insomma, si tira indietro e lo svolgersi del romanzo perde quell'originalità che, nel bene o nel male, l'incipit gli aveva dato per adeguarsi ai cliché del genere. Abbiamo, quindi, tra Warrick e Rowena un rapporto controverso di sfiducia, orgoglio ferito, dispetti ed un desiderio fisico che resta, comunque, più forte di tutto. 
Personalmente, il sentimento predominante che Rowena mi ha ispirato è stata la compassione. E' costretta, con ricatti e minacce, temendo per la vita della madre, prima a piegarsi al volere del fratellastro violento e meschino (troppo violento, troppo meschino e troppo poco intelligente: è un cattivo i cui ragionamenti risultano più comici che non spaventosi nel loro bieco squallore morale) e poi a scontare la vendetta di Warrick per colpe che, in fin dei conti, non le appartengono. Rowena non è una stupida né è priva di volontà, ma è sicuramente sempre una vittima e come lettrice non sono riuscita a non dispiacermi per lei. Mi è dispiaciuto, anche, che la scelta della Lindsey per migliorare i rapporti trai suoi protagonisti sia stata far diventare Rowena tutto uno zucchero con Warrick: lei lo fa scientemente con l'intenzione di migliorare la propria situazione, però (sebbene sia un comportamento realistico) non mi pare nessuno dei due ci faccia una gran figura.
So che sul personaggio di Warrick si sono pronunciati i pareri più discordanti. Personalmente non l'ho trovato né un grande eroe (poco da dire: per quante lodi ed inquietudine circondano il suo nome, è privo della vera grandezza) né un barbaro buzzurro. E', principalmente, un uomo non facile, fiero ed orgoglioso che si è sentito umiliato a morte (e non gli si può dare torto) e va reso merito all'autrice per come ha saputo rendere viva la sua rabbia. Ovviamente ha alle spalle una "tragedia incommensurabile" che induce la protagonista a guardarlo con occhi nuovi e trovare giustificazione al suo pessimo carattere, ma resta comunque privo di quell'umanità autentica che colpisce al cuore per lì restare. Non ci si innamora di Warrick e per questo, a parer mio, fallisce come eroe romance.
Il cast dei personaggi secondari è abbastanza nutrito ed alterna a figure  canoniche (la nutrice fedelissima, la damigella altezzosa e perfida, l'amante scaricata e vendicativa) altre decisamente interessanti. Segnalo soprattutto Emma, graziosa figlia illegittima di Warrick e ragazza di notevole intelligenza e prontezza di spirito (personaggio che aveva la stoffa per essere una grande ed originale protagonista).
Il finale, lo confesso, mi ha lasciata perplessa: d'accordo l'happy end, ma considerate le premesse mi pare tutto finisca un po' troppo a "tarallucci e vino".
In conclusione "Cuori incatenati" è un romanzo che, personalmente, non mi sentirei di consigliare. Riservato solo alle fans della Lindsey (fermo restando questa autrice abbia scritto libri molto, ma molto più carini ed appassionanti) ed alle cultrici del romance medievale (ma anche a quest'ultime, prima dell'acquisto, suggerirei una lettura presa a prestito).

 


 

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