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Giovedì, 23 aprile, 2015 - 23:01
Milly

In the spotlight/Sotto i riflettori: Momi Gatto

L'AUTRICE

Monica Gatto, affettuosamente chiamata da tutti Momi grazie a un nomignolo affibbiatole in tenera età dal fratello. È una quarantacinquenne milanese doc, diplomata al liceo artistico ha poi lavorato per un lungo periodo come grafica pubblicitaria. Ora collabora col marito e fa la mamma di Davide... adolescente, chitarrista e pallanuotista. È un'amante della lettura, negli anni le sue preferenze hanno spaziato dai classici agli horror, dai gialli ai fantasy, ma solo quando è approdata ai romanzi rosa ha scoperto il piacere della scrittura. Il desiderio di creare da se' i personaggi dei quali innamorarsi, la smania di mettere su carta una storia che non si stufa mai di rileggere, la curiosità di scoprire le opinioni di altri, hanno dato vita al suo primo libro. Un romanzo adatto a tutte le età, alle donne mature che vogliono rivivere i primi batticuori, alle giovanissime che li stanno vivendo, e ai ragazzi che li provocano.
 

<Non sempre serve sorprendere chi legge con colpi di scena fantasiosi. Da un libro io voglio sentirmi coinvolta, voglio sorridere, voglio aggrottare la fronte e voglio affezionarmi ai protagonisti, e tutto questo può succedere solo se la loro storia può essere anche la mia>

 

 

IL ROMANZO

SOLO UNA STORIA D’AMORE e di troppe paturnie di Momi Gatto- Youcanprint

Giulia e Davide, due ventenni di Milano, così genuini eppure a modo loro tanto complicati, aprono e chiudono questo romanzo fresco e ironico che li vede unici protagonisti. Il loro è un rapporto insolito fin dal primo sguardo, così intenso e assuefacente da spaventarli. Lo sconosciuto senso di irrinunciabilità che sentono l’una per l’altro, e la conseguente paura di perdersi, li spingono a nascondere, agli altri e soprattutto a loro stessi, quale sia il vero sentimento che li unisce. Solo il precipitare repentino delle cose, e l’immancabile batosta, li costringeranno ad aprire gli occhi. Impossibile non affezionarsi a questi due ragazzi e non immedesimarsi con i loro cervellotici ragionamenti, attraverso i quali tutti noi siamo passati almeno una volta nella vita.

La pagina Facebook dedicata all'opera:  http://www.facebook.com/pages/Solo-una-storia-damore-e-di-troppe-paturni...

 

L'ESTRATTO

Appena muove languido la mano e avverto la sua lingua dietro il lobo raggiungo il punto di non ritorno, impulsivamente dischiudo le palpebre e… Oddio!  
“M… mamma”.  
Non esce come dovrebbe, sembra un gemito di piacere. Infatti così lo intende Davide che non accenna a fermarsi, anzi!!!
“N… no… mamma… C’è mia mamma!”,  gracchio agitata. Adesso gli occhi li ho ben aperti e vedo chiaramente mia madre avvicinarsi alla spiaggia, e quindi a noi.
Lo spingo via e balzo in piedi, impettita e vigile. Lui sorride ma non è contento del brusco stop perché tormenta i capelli con le mani, cosa che fa quando è nervoso o contrariato. Di certo però non è arrabbiato, invece io sì cavolo! Intanto perché a momenti mi fa beccare da mia madre in atteggiamenti troppo intimi, e poi perché si approfitta del fascino che ha su di me per farmi abbassare la guardia. In ultimo perché, come palesano i fatti, non ha nessuna intenzione di fare ciò che mi ha detto prima.
“Non mi sembra che questo rientri nei patti”,  lo rimprovero. Peccato che, anche stavolta, non ho il tono severo che vorrei. Accidentaccio, non ho appena detto che sono arrabbiata?
Sfodera una favolosa espressione, talmente innocente da farmi quasi dubitare di me stessa. Quasi.  
“Quali patti?”,  replica angelico.
Mamma ci raggiunge prima che possa protestare circa il significato di  “Non fare  pressioni”,  concetto sul quale evidentemente divergiamo. Poco dopo arriva anche mio padre, intendo imporre di passare il resto della mattinata tutti insieme, così per un po’ sarò al sicuro dalla spudorata faccia di bronzo di Davide. Il fatto che si dimostri tanto disponibile a condividermi con i miei, anziché dedicare le sue energie a farmi capitolare, lo imputo alla indiscussa buona educazione. Ancora lo ignoro ma, tra le innumerevoli doti del giovanotto,  c’è anche quella di essere un ottimo stratega.

Rispetto a ieri sera Davide ed io siamo notevolmente più in sintonia, ma nulla che vada oltre al normale rapporto tra due amici… anche se la nostra amicizia non è mai stata normale. Comunque è evidente che abbiamo fatto “pace”, e i miei genitori ne sono fin troppo compiaciuti. A scanso di equivoci per chiunque, me compresa, ogni volta che mi cinge la vita o mi sfiora gli tolgo prontamente le mani, e ogni volta lui ridacchia sussurrandomi  “Testarda”.  Solo quando insiste per invitarci a pranzo mi rendo conto di quanto sono affamata e spossata, probabilmente a causa della faticaccia di respingere impulsi che, ogni minuto che passa, assumono significati diversi e ancora tutti da decifrare. Lo guardo, seduto a tavola di fronte a me. Chiacchiera sereno con i miei genitori, nel ristorante che frequento fin da bambina, circondato dai visi familiari degli altri clienti, e non posso evitare di pensare che è… giusto? Come se il suo posto sia proprio questo, nel mio mondo, al centro del mio mondo. Lo percepisco come fosse un punto fermo, una certezza, ma c’è ancora qualcosa che mi blocca. Lo so io e lo sa lui.
Tra il primo e il secondo vengo colpita da violenti flash che mi mandano la testa altrove, dire che sono stordita dagli avvenimenti è poco. Sono passata dal vivere nell’anonimato l’amore per Davide, a un momento di passione nel quale lui era troppo rimbambito dall’alcool ed io troppo rincitrullita da lui per capire tante cose. A seguire gli ho urlato contro il mio disprezzo, per poi fuggire lontano a soffrire e a combattere per dimenticarlo. Come degna conclusione me lo ritrovo qui che mi corteggia, obbligandomi ad ammettere con me stessa che lo amo ancora. Mpf, vero che ho capito le sue motivazioni e l’ho perdonato in tempo zero, ma quantomeno devo rendergliela un po’ difficile… purtroppo quel suo dannato e insopportabile fascino è costante fonte di divagazione. Fortunatamente, in quanto femmina, sono in grado di ragionare su più cose in contemporanea. Seguo le sue risposte alle curiosità di papà sullo svolgimento delle Olimpiadi, mentre penso:  “Che aspetti Giulia, avventati su quelle labbra perfettamente modellate e appropriati di uno di quei baci strepitosi che solo lui sa darti”.  Annuisco concordando con mamma sulla leggerezza dell’orata con i carciofi che stiamo mangiando, mentre penso:  “Non importa se mi ama, si è comportato da stronzo, non mi merita e per nessuna ragione al mondo mi metterò con lui”.  Affermo qualcosa, temo a sproposito da come mi guardano tutti e tre con sorrisetti strafottenti, mentre penso:  “Ma perché cavolo non sono già abbarbicata a quel corpo che come ho scoperto, ma già immaginavo, è stato creato apposta per farmi impazzire?”.  Nel momento in cui la parola  “Sesso”  sovrasta tutti gli altri pensieri, capisco che è saggiamente il caso di defilarmi. Sto per farlo, ma Davide mi aggancia le gambe con una sua e mi fa ripiombare sula sedia, con un sonoro tonfo.  
“Giulia!”,  sibila mamma per riprendermi. Lo so anch’io che non è educato fare rumoracci con la sedia, ma non è mica colpa mia.
Guardo Davide a occhi sgranati, stupefatta, si protende verso di me e mi fa segno col dito di fare la stessa cosa. Ok, teniamo i genitori all’oscuro di questa nuova e imprevista presa di posizione.
“Ti ho già concesso troppe volte di prenderti le tue pause da me, se non l’avessi fatto forse avrei capito prima alcune cose. Hai chiuso con le fughe”,  sussurra col migliore dei suoi sorrisetti bastardi. Merda, allora se ne era accorto.
Accompagnata dal broncio immediato mi raddrizzo di scatto contro lo schienale e incrocio le braccia al petto.
Dieci minuti dopo i miei si alzano per salutare degli amici, prima di allontanarsi papà pensa bene di farmi passare il broncio al livello successivo.  
“Sii gentile”,  mi dice sottovoce all’orecchio. Hey, qui la parte lesa sono io!
Davide sghignazza silenzioso, ha di certo intuito il messaggio che ho appena ricevuto.
“Sono tentata di dirgli come sono andate le cose”,  bofonchio.  
“Potrei dare la colpa a te”,  replica stringendosi nelle spalle.  
“Non lo faresti!!”,  latro allibita.  
Ghigna per il mio allarmismo, spero ingiustificato, e mi dice:
“No, non lo farei, ma rischi comunque di finire più nei guai di me”.
“Non credo proprio”,  decreto scettica.  
“Vogliamo vedere?”.
Prima di rispondere ci penso un momento, lo faccio infilandomi in bocca un pezzo di pane, giusto per sembrare vaga e non seriamente preoccupata di correre dei rischi.
“No”.

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