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 RECENSIONE: THE DUCHESS

(Regia di Saul Dibb con Keira Knightely, Ralph Fiennes, Charlotte Rampling)

Lady Georgiana Spencer ha tutto: è giovane, bella, ricca, nobile e corteggiata. Meglio ancora: è promessa in sposa a William Cavendish, duca di Devonshire, il suo futuro è radioso come una giornata di primavera. Difatti il duca è bello, affascinante e molto attratto da lei. Ma non la ama, perlomeno non come lei vorrebbe. Ci sono altre donne, ci sono momenti non propriamente d'oro. Georgiana, tra un ricevimento, una scampagnata ed una passeggiata a cavallo comincia pensare che la sua vita non sia poi così soddisfacente, non riesce a dare al marito il sospirato erede, come è suo dovere e lui si arrabbia, la allontana e si allontana. Georgiana prima si dispera, poi cerca di uscire da una situazione per lei umiliante, diventando qualcosa di diverso da quanto tutti si aspettano da lei Comincia ad acconciarsi, a vestirsi e parlare con un proprio stile, ad attirare l'attenzione su di sé per le sue idee e per il suo spirito mordace, nonché per il suo flirtare spudorato. Cercherà di trovare un proprio senso ed inseguirà il proprio piacere, imitando l'esempio del marito, che le ha imposto in casa come amante addirittura quelle che Georgiana riteneva la sua migliore amica, Elizabeth Foster. E non si fermerà qui. Farà apertamente campagna per i Whig, esponendosi pubblicamente e finendo per innamorarsi di un membro di spicco del partito Charles Grey. Ma il prezzo da pagare sarà alto, da tutti i punti di vista.

Splendide dimore, panorami favolosi, bellissimi costumi: questo è quello che rimane soprattutto della visione di questo film. D'altronde gli inglesi sono maestri nelle ricostruzioni storiche e nello scrupolo con cui lo fanno. Ci sono momenti in cui si è abbacinati da tanta magnificienza e per qualche secondo si perde anche la cognizione di essere nel ventesimo secolo, peccato che sia per l'appunto solo per qualche secondo. Purtroppo gli sceneggiatori sembrano preoccupati di mostrarci Georgiana come una ragazza moderna, una suffragetta ante litteram, una radicale, inserendo battute e situazioni un poco anacronistiche e spingendo troppo sulla parte romantica, ritenendo così di renderla più appetibile al pubblico di oggi, mentre non fanno altro che rendercela più aliena, proprio perchè non spiegandoci il suo contesto e la società in cui era nata non ci permettono di conoscerla, capirla ed entrare veramente in contatto con lei. A riprova di ciò è la scelta della bella Keira Knightely come protagonista, i suoi tratti, la sua estrema magrezza, la sua mimica sono assolutamente contemporanei, le anoressiche col viso da modelle non erano certamente in auge nel diciottesimo secolo, ma sono un must ai giorni nostri. La Knightely ci tiene molto ad affermarsi come attrice drammatica e si impegna a fondo in questo ruolo, che le sembra essere stato cucito addosso per meglio farla brillare e ci offre probabilmente la sua migliore prova recitativa. Eppure sembra spesso essere in “costume” anziché essere Georgiana, la vediamo osservarsi nel ruolo anziché abbandonarsi ad esso ed alla fine il personaggio ci elude come i motivi della sua sofferenza e delle sua scelte a volte dissennate. Fortunatamente sull'ottimo Ralph Fiennes si può sempre contare, la sua prova è brillante, convincente e coinvolgente e non è facile per la Knightely rubargli la scena, benché ci provi spesso.

Charlotte Rampling, che interpreta la madre di Georgiana, sembra spaesata, nonostante sia una brava attrice non riesce a rendere né il periodo storico, né la coscienza aristocratica di Lady Spencer. I comprimari sono tutti professionali, senza particolari menzioni come d'altronde lo è la regia: semplicemente corretta. Saul Bibb non si segnala come dotato di personalità o capacità autoriale, tant'è che le inquadrature più rimarchevoli sembrano copiate di peso da Marie Antoniette della Coppola, senza però la notevole visione artistica di quest'ultima. Dibb filma senza approfondire né le psicologie né il dramma, perdendo peraltro diversi spunti contenuti nella trama e ci consegna una preziosa, brillante, sontuosa confezione che avrebbe voluto farsi melodramma ma non ci riesce. Piacevole, interessante in taluni punti e dimenticabile.



Ma chi era in realtà la duchessa di Devonshire? Una figlia del suo tempo, vanitosa, seducente, inquieta, ambiziosa, affamata di attenzione ed affetto al limite dell'ingenuità, ma anche promiscua, alcolizzata, giocatrice d'azzardo patologica, irresponsabile, labile e generosa. Il suo ruolo sociale le andava stretto come quello familiare, voleva brillare per sé stessa e non come "moglie di", non accettava di essere semplicemente una fattrice né di non poter esprimere in pubblico le sue idee politiche, poiché alle donne era permesso occuparsi di tali faccende in ambito strettamente privato e solo se erano nobili. Georgiana invece si spendeva continuamente e nella maniera più pubblica possibile per il partito Whig, raccogliendo fondi, consensi e voti, (qualcuno disse anche in cambio dei suoi favori). Era una specie di diva dell'epoca, conosciuta in tutti gli ambienti, per la sua bellezza ma anche per il suo comportamento eccentrico, desiderata ed amata da alcuni ma derisa da altri, tanto che il famoso commediografo Richard Sheridan scrisse una satira incentrata su di lei ed il marito intitolata The school of scandal, alla rappresentazione della quale Georgiana fu peraltro presente, facendo buon viso a cattivo gioco. Se fosse stata una borghese od una donna del popolo sarebbe finita internata, ma come aristocratica fu tollerata.

La sua instabilità e dipendenza emotiva dal marito la portarono a sopportare per anni un menagè a trois con la ex migliore amica Elizabeth Foster ed accettare che tutti i loro figli (spesso concepiti in contemporanea perchè il duca era generoso delle sue grazie) crescessero insieme. Ebbe un' aperta e molto contrastata relazione adulterina col conte Charles Gray, da cui nacque una figlia, che non le regalò però serenità. Il pesante contraltare furono l'alcolismo, il consumo di droghe ed una passione compulsiva per il gioco d'azzardo che la ridussero praticamente sul lastrico.

Un personaggio affascinante ed indimenticabile che ha attraversato il tempo, molte eroine anche di romance si ispirano a lei direttamente od indirettamente, un esempio è Nel segno dei gemelli di Virginia Henley, tanto per citarne uno.

 Per chi volesse saperne di più la Rizzoli ha da poco tradotto la biografia a lei dedicata da Amanda Foreman, da cui è tratto il film. Un libro notevole dal punto di vista accademico e molto doumentato, forse con una parte centrale troppo estesa riguardante lo scontro tra Tory e Whig di non semplice comprensione per chi non abbia una precedente preparazione sull'argomento. Ma ha il merito di restituirci una figura a tutto tondo di una donna straordinaria e di mostraci che in diverse epoche ci sono state donne che non si sono completamente sottomesse ed hanno lottato in un modo o nell'altro per la loro individulità e per il diritto ad averla ed ad esprimersi.

 


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