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Home | Slightly Dangerous - Capitolo 7

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Slightly Dangerous - Capitolo 7

SLIGHTLY DANGEROUS


Tutti i soggetti descritti nelle storia sono maggiorenni e comunque fittizi. I personaggi e le situazioni presenti nella fanfiction si ispirano a quelli creati da Mary Balogh, che detiene tutti i diritti sull'opera;  questa storia è stata scritta senza alcun fine di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyright.  

Potete leggere il prologo qui:
PROLOGO

Qui il primo capitolo:
CAPITOLO 1

Qui il secondo:
CAPITOLO 2

Qui il terzo:
CAPITOLO 3

Qui il quarto: 
CAPITOLO 4

Qui il quinto:
CAPITOLO 5

Qui il sesto:
CAPITOLO 6

7
  

Elizabeth si rifiutò di aprire gli occhi. Sapeva che avrebbe dovuto, ma non ci riusciva. Le palpebre sembravano appesantite da un’invisibile zavorra che le manteneva sigillate. Non importava quanto apparisse sciocca e infantile, non avrebbe guardato in faccia quella megera di Helen King e chiunque la accompagnasse, le sue orecchie l’avevano già riconosciuta. Strascicava orribilmente le parole, come se non sapesse palatare correttamente, in un risibile tentativo di apparire più sofisticata di quello che era.
Elizabeth non aveva problemi ad immaginare la sua espressione malevola e profondamente soddisfatta per averli colti nella flagranza di un momento che da magico era adesso divenuto imbarazzante.
Dopo quanto avvenuto nello studio di Bewcastle, aveva creduto che nulla più l’avrebbe fatta vergognare. Non era così. Elizabeth si sentiva sprofondare nella terra, percepiva nettamente le gambe affogare nel gorgo del terreno umido, intrappolate e inutili, avanguardia del risucchio che presto avrebbe compreso il suo intero corpo per un’ umiliazione che era solo all’inizio.

─ Signorina King, lady Darnley ─ disse Bedwyn inchinandosi leggermente e interrompendo il silenzio stupefatto che li aveva avvolti.  ─ A quanto pare, questo labirinto rappresenta un’attrattiva irresistibile anche al tramonto, se tutti ci siamo dati  appuntamento qui.
A parte un lieve irrigidimento, Wulfric non dava soverchi segni di inquietudine e nonostante avesse interrotto il bacio, non si era allontanato da lei e continuava a tenerla stretta. Grazie al cielo, pensò Elizabeth, così poteva sostenersi a lui e procrastinare il suo inabissamento nelle sabbie mobili. Madre e figlia ci impiegarono un attimo per riprendersi, spiazzate dall’inattesa uscita di Sua Grazia e lui ne approfittò per continuare. ─ In effetti, questa meravigliosa atmosfera bucolica stimola i sentimenti più nobili anche nei cuori più coriacei e per quanto non sia avvezzo a gesti plateali, vorrei che foste le prime a complimentarvi con me. La signorina Pearse ha appena acconsentito a fare di me il più felice degli uomini.
Elizabeth trasalì e spalancò la bocca come un pesce preso all’amo. Wulfric le applicò e una lieve pressione alla vita per intimarle di non reagire.
Se le mascelle avessero potuto cadere e crollare al suolo, quelle di lady Darnley e della signorina King avrebbero scavato un pozzo. Li fissavano con sguardo vacuo e incapaci di proferire verbo; Elizabeth rifletté spassionatamente che continuando così, di certo avrebbero potuto catturare numerose mosche. Anche il colore dei loro abiti coordinati si prestava allo scopo: verde melma e verde vomito. Scoppiare a ridere era fuori discussione, ovviamente, però l’espressione delle due donne era davvero comica.
Helen King si riebbe per prima. ─ Vostra Grazia non crediate di poterci tacitare. Il comportamento vostro e della signorina Pearse era lapalissiano nella sua indec…
Bewcastle sollevò il monocolo ─ Signorina King, sto equivocando o mi state accusando di essere un bugiardo? E come mai siete così esperta di ciò che è o non è indecente?
La giovane, per quanto intimorita dal monocolo ducale, non desistette. Deglutì a vuoto un paio di volte e ripartì all’attacco. ─ So ciò che ho visto e le vostre effusioni erano…
Brutta strega viscida, pensò Elizabeth, non vedi l’ora di rovinarmi vero?
─ Helen ─ intervenne lady Darnley nervosa ─ figliola non hai udito ciò che detto Sua Grazia? Se ho inteso bene avete appena fatto una proposta di matrimonio alla signorina Pearse?
─ E’ esatto madam. Non immaginavo che sarei stato interrotto e mi riservavo di annunciarlo a tempo debito, ma poiché vi siete casualmente imbattute in noi, oramai non sarà più un segreto.
─ Perché mantenere segreto un lieto evento? Dovremmo festeggiare, non trovate? Potremmo organizzare qualcosa di speciale con lady Renable, non capita tutti i giorni che un duca si fidanzi a  Schofield Park.
Elizabeth, che si sentiva una bella statuina, boccheggiò per l’ardire della donna.

 

Wulfric sollevò un sopracciglio.  ─ Vi ringrazio per la vostra gentile offerta milady, ma mi vedo costretto a declinare. Vedete, non vorrei si avesse l’errata impressione che siano gli altri a dettare i miei comportamenti  e a decidere come e quando io debba annunciare ufficialmente il mio fidanzamento. Inoltre, risulterebbe alquanto ridicolo che io celebrassi un evento tanto importante in un luogo certo ameno, ma sperduto come questo, lontano dalla mia famiglia e dai miei pari con appena una baronessa come patronessa.  
Lady Darnely si adombrò visibilmente per l’offesa. Aveva sposato un baronetto in seconde nozze, ma né lei né le figlie potevano vantare una goccia di sangue nobile, solo un vasto patrimonio che si auguravano avrebbe attirato qualche titolato. Probabilmente avevano puntato a lui, pensò Elizabeth amaramente, e quando quella farsa fosse terminata, perché  senza dubbio sarebbe terminata, gliela avrebbero fatta pagare per essersi anche se involontariamente messa sulla loro strada.
─ Be’ Vostra Grazia forse ha ragione ─  asserì la donna, cincischiando col colletto di pizzo del suo abito accollato, gli occhi velati dalla malizia. ─ D’altronde, comprenderete la nostra sorpresa nel trovarci di fronte a certi atteggiamenti, come dire, perlomeno ambigui.
─ Milady, comprenderete voi la mia sorpresa. Vi ho lasciato mentre vostra figlia minore si esibiva al pianoforte e improvvisamente vi ritrovo alle mie spalle, con quella maggiore. Le madri non si allontano mentre le figlie fanno sfoggio del loro talento, dunque anche io potrei nutrire delle perplessità. Ma conosco il vostro animo puro e disinteressato, non calunniereste mai qualcuno alle spalle, tantomeno me. ─ Le sorrise, più mellifluo di lei. ─  Ora, se volete scusarci, io e la signorina Pearse, abbiano tanto di cui parlare.

Madre e figlia si inchinarono e si ritirarono di malavoglia, trasformandosi ben presto in puntini ingoiati dalla notte. Loro rimasero a osservarle sparire, immobili.
Elizabeth era convinta che le educate minacce di Wulfric avrebbero tenuto a freno la loro lingua almeno per un po’, però lei si sentiva sconfitta e demoralizzata comunque. Dove prima c’era stato calore e fuoco, ora c’era un buco nero gelato, un vuoto, un'assenza.
Wulfric aveva mantenuto il sangue freddo ed estratto dal cilindro la spiegazione più adeguata al loro attimo di debolezza, ma non era determinato a sposarla. Ne era conscia però temeva di domandarglielo, temeva l’ennesimo e supremo rifiuto, preferiva rimanere in quello strano stato semi esaltato i cui effetti non erano ancora spariti.
Lui non ruppe il silenzio. Lei attese, ancora e poi ancora.  Alla fine prese coraggio e si voltò per affrontarlo. La luce era fioca oramai, ma a lei pareva che il suo viso fosse illuminato dall’interno.
─ Ehm… Vostra Grazia, era tutta una menzogna, vero? Voi… insomma…
─ Mi conoscete così poco Elizabeth? Credete che vi abbandonerei al disprezzo della gente ed alla rovina sociale? Vi sposerò, mia cara, non c’è altra soluzione.
Questa volta, fu la mascella di Elizabeth a cadere e crollare al suolo.  

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