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ROMANCE PARK

Benvenute a Romance Park, il luogo dove ogni scrittrice ha la possibilità di presentare i propri lavori al pubblico!


L'estratto di questa settimana si intitola "IL CUORE DI UN UFFICIALE", e il nick della sua autrice è CLAIRE ANDRYANE. ATTENZIONE, si tratta di nomi di fantasia, che usiamo solo per distinguere i vari estratti tra di loro: il nome dell'autrice non è questo, ed il titolo finale del libro sarà diverso.

Vi ricordiamo le REGOLE DI ROMANCE PARK ( potrete trovare maggiori dettagli qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20213710  ) :
-- sia le lettrici che le bloggers potranno votare l'estratto con un punteggio da 1 a 10, e naturalmente commentarlo;
-- se la scrittrice lo desidera (non è obbligatorio), può rispondere ai commenti e alle domande – ma lo farà sempre usando il nick;
-- tra una settimana esatta, chiuderemo il sondaggio, e la scrittrice scoprirà che voto le è stato dato dal pubblico.
-- IMPORTANTE: la scrittrice non rivelerà la propria identità a nessuno, né prima, né durante, né dopo il sondaggio. Le bloggers che hanno collaborato con lei alla preparazione del post (cioè Naan e MarchRose) faranno altrettanto, sia nei confronti delle altre bloggers che delle lettrici, e per correttezza si asterranno dal commentare.

 

IL CUORE DI UN UFFICIALE
di Claire Andryane
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.

 

Farida è una ragazza libanese che si è da poco laureata all’università di Beirut e che spera di trovare lavoro come interprete presso un’organizzazione umanitaria. Alain Xavier è un giovane ufficiale che appartiene alle forze speciali della marina francese, impegnate di solito in azioni rapide e pericolose nelle zone di guerra. Le loro strade si incrociano a Beirut nell’agosto del 1991: entrambi vengono, infatti, feriti, dallo scoppio di una mina durante l’evacuazione dall’ambasciata francese del discusso generale Michel Aoun. Accanto a loro agiscono in questa storia un reporter di guerra che scrive per il quotidiano “Libération” e che aiuterà Xavier a far ricoverare Farida in un ospedale parigino e Clémentine, l’ex fidanzata di Xavier che è anche lei un’ufficiale della marina e che cercherà di riconquistare quello che considera il suo uomo.



Xavier, Alain Xavier come era scritto nei suoi documenti, era, all’epoca della fine della guerra in Libano, un giovane ufficiale della marina francese.
In Libano, infatti, la guerra durava ormai da quindici anni, una guerra contrassegnata da cambiamenti di fronte e di alleanze, ma anche da stragi di civili.
Nel 1990 il generale Michel Aoun che aveva nell’ultimo anno combattuto contro i siriani, comprendendo, dopo settimane di bombardamenti serrati sul suo quartier generale, che ormai non aveva nessuna possibilità di vincere, si era rifugiato nella sede dell’ambasciata francese a Beirut, contando sull’appoggio dell’ambasciatore René Ala ed era stato, quindi, necessario garantire a lui e ai suoi più stretti collaboratori di lasciare la capitale libanese e di rifugiarsi in Francia, ma, anche se alcune navi della marina francese incrociavano già da diversi mesi nelle acque antistanti le coste del Libano, per garantire, nel caso di un peggioramento della situazione, l’evacuazione dei cittadini francesi, presenti ancora nel paese, non sarebbe stata comunque un’impresa facile portare fuori da Beirut una persona che diverse fazioni volevano vedere morta.
Nel 1991, quando, dopo un permesso del governo libanese, il generale Aoun era stato evacuato, Xavier aveva pensato che per un militare non era possibile pensare che la guerra fosse del tutto inutile, per quanto avevano iniziato dall’inizio degli anni ’80 a diffondersi le cosiddette “missioni di pace”, autorizzate dall’Onu o da altri organismi internazionali e nel 1982 una missione internazionale, a cui aveva partecipato anche la Francia, era intervenuta proprio in Libano, eppure, anche in una missione di pace, poteva capitare, in caso di attacco da parte di qualche forza armata locale, che potessero esserci morti e feriti.
Xavier sapeva che la sua non era più l’epoca della seconda guerra mondiale, dove aveva combattuto suo padre e dove si sapeva chi era dalla parte giusta e chi era da quella sbagliata o forse (aveva pensato spesso Xavier) soltanto a metà della guerra le cose si erano delineate con più chiarezza, visto che, in fondo, in un paese democratico e civile come la Francia, c’era stato il “regime collaborazionista” di Vichy e non tutti, soprattutto nelle classi sociali elevate, avevano subito aderito alla resistenza. Anche suo padre, in fondo, aveva avuto dubbi e ripensamenti, di cui non parlava volentieri, prima di maturare questa scelta.


Beirut, agosto 1991

Qualche mese dopo la fine della guerra civile, Beirut era una città apparentemente pacificata, ma sembrava che l’accordo di pace, raggiunto due anni prima a Taef fosse ancora piuttosto fragile, anche se l’autorizzazione all’evacuazione del generale Aoun, che viveva da diversi mesi nell’ambasciata francese, dove si era rifugiato l’anno precedente, era un segnale chiaro di chiusura con il passato.
L’esilio in cambio della libertà era un compromesso più che accettabile per chi in quindici di guerra aveva commesso, come tutti gli altri protagonisti della recente storia libanese, diversi errori e violenze.
Quindici anni di guerra avevano, nel frattempo, disseminato il territorio libanese di mine e così quel giorno dell’agosto 1991 una mina era scoppiata al momento sbagliato e nel posto sbagliato, proprio durante l’evacuazione del generale Aoun dall’ambasciata francese, ferendo lievemente Xavier ed un altro ufficiale che erano stati raggiunti dalle schegge dell’ordigno, ma ferendo gravemente una ragazza libanese.
Xavier l’aveva saputo, però, soltanto alcune settimane dopo, quando un giornalista aveva rintracciato la ragazza ferita che aveva raccontato in un articolo pubblicato su un quotidiano francese la sua storia e così Xavier aveva deciso di rintracciare il giornalista, a cui aveva chiesto di informarsi se era possibile, attraverso qualche organizzazione umanitaria, far uscire la giovane dal Libano per farla ricoverare in un ospedale francese.
L’unica cosa che aveva chiesto al giornalista era di mantenere, almeno inizialmente, il segreto sulla sua identità.
“L’evacuazione del generale Aoun era un operazione delicata, affidata alle forze speciali della marina francese, in cui non erano permessi né imprevisti né fallimenti, ma, anche se apparentemente è andato tutto bene, in realtà lo scoppio di quella mina ha rovinato la vita ad una persona.”
“E adesso voi volete rimediare?”
“Sì, forse sono in ritardo per rimediare, ma quel giorno non era possibile fermarsi o tornare indietro per capire cosa era accaduto… quello scoppio poteva anche essere voluto e non casuale. Il generale Aoun ha in Libano parecchi nemici che avrebbero potuto avere la tentazione di eliminarlo proprio durante il trasporto dall’ambasciata francese ad una nave della marina militare. Per questo da mesi il generale non metteva il naso fuori dall’ambasciata francese a Beirut proprio per paura che gli potessero far la festa.”


Parigi, settembre 1991

La giovane era giunta in Francia un mese dopo ed era stata ricoverata in un ospedale parigino, dove le avrebbero applicato una protesi che avrebbe sostituito la gamba persa a causa dello scoppio della mina.
Xavier, nonostante fosse di solito una persona prudente, non aveva resistito al desiderio di vedere come stava e così si era recato in ospedale.
“In fondo dell’operazione di evacuazione da Beirut del generale Aoun ormai hanno parlato anche i giornali e non ci sono più rischi, se vado a farle visita.” Si era detto, anche se temeva le domande di una sconosciuta che si sarebbe comunque chiesta, perché si stava interessando alla sua sorte.
Ed, infatti, la giovane gli aveva chiesto: “Chi siete? E perché siete venuto a trovarmi?”
“Ho letto della vostra storia su un giornale e volevo vedere come stavate.”
“E perché vi interessa tanto la mia sorte?”
“Anche i militari hanno dei sentimenti, per quanto, a volte, debbono nasconderli per affrontare alcune situazioni.”
“Allora eravate a Beirut ad agosto e c’entrate qualcosa con quello che mi è accaduto?”
“No, non c’entro nulla, le mine sono ordigni piuttosto rudimentali e poco selettivi, magari servono per colpire i nemici e, poi, invece, restano inesplose e feriscono a scoppio ritardato qualche civile.”
“Questo lo so, non serve che me lo spieghiate voi… in quindici anni di guerra è una cosa che imparano pure i bambini.”
“D’accordo, ma voi ora potreste non essere qui in un ospedale moderno ed efficiente, dove vi stanno curando in modo adeguato.”
“Allora ditemelo chiaramente che io ho un debito con voi e che siete venuto a trovarmi per riscuoterlo.”
“No, no, non avete nessun debito… io sono venuto solo per assicurarmi che stavate meglio, ma me ne vado, visto che la mia presenza vi infastidisce.”
“Non è che mi infastidisce, è che vorrei capire perché con tante persone che in un paese in guerra come il Libano restano ferite a causa dello scoppio di una mina, vi siete interessato proprio a me…”
“Per me gli altri sono delle vittime anonime, voi, invece, grazie all’articolo del giornalista di “Libération” che ha raccontato la vostra storia, avete un nome… e poi meglio aiutare una persona soltanto, perché si è rimasti colpiti dalla sua storia che non aiutarne nessuna…”
Xavier sapeva che quella era solo una parte della verità, ma non aveva alcun desiderio di spiegare davvero a Farida perché si fosse preso tanto a cuore la sua vicenda.

Farida si era istintivamente messa sulla difensiva, perché quindici anni di guerra le avevano insegnato a non fidarsi dei militari che spesso si lasciavano andare a gesti di violenza o che, anche quando erano gentili, potevano nascondere un secondo fine e Farida era consapevole di essere una ragazza giovane, non bellissima, ma comunque graziosa, sola in un paese straniero.
Pensava, perciò, che, se avesse incoraggiato Xavier con le sue parole e i suoi atteggiamenti, sarebbe stato facile per lui vedere in quel comportamento un’autorizzazione a prendersi delle libertà nei suoi confronti, ma, nonostante tutta la sua strategia di difesa, non poteva negare di essere attratta da lui: “Sono una sciocca! Viene un ufficiale francese, giovane e pure carino a trovarmi ed io l’ho tratto a pesci in faccia… ma no, ho fatto bene, io, appena terminata la riabilitazione, tornerò in Libano e non ci vedremo più, perciò, è meglio che non lo guardo neppure… però, in un paese in guerra, le mine scoppiano ogni giorno ed un militare lo sa, allora, come mai si interessa tanto alla mia sorte?! E se, invece, non tornassi più in Libano e restassi in Francia… in fondo, ho finito da poco l’università ed un lavoro, forse, potrei trovarlo anche qui… ma no, la mia famiglia non mi farebbe mai restare da sola in una grande città come Parigi… e poi, se sapessero che ho una relazione con un militare francese, mi farebbero tornare subito a casa… però, però, non è niente male e un bacio come ringraziamento, per avermi fatta arrivare sin qui, potrei anche concederglielo…”

Xavier da parte sua si sentiva libero di pensare a Farida e di fantasticare su di lei, perché erano diversi mesi che aveva lasciato la sua ex fidanzata, ma nello stesso tempo era abbastanza realista da sapere che la loro storia non poteva avere un futuro: “Ho sbagliato ad andarla a trovare… cosa mi aspettavo? Che mi gettasse le braccia al collo per la gratitudine?! La guerra rende le persone più schiette, ma anche più dure e in fondo io non le ho neppure spiegato chi sono e perché mi importa di lei. Però, carina è carina e non si nota neppure troppo che ha una gamba finita… ma no, cosa mi metto a pensare… io faccio un lavoro rischioso e non posso permettermi pure di imbarcarmi in una relazione, complicata dalla distanza geografica e dalla nostra differente formazione culturale… e poi i suoi genitori pretenderanno certamente che torni a casa, appena si sarà rimessa… ed, infine, io ripartirò a breve per qualche missione all’estero e presto questa vicenda sarà solo un lontano ricordo.”

 

 

RATING FINALE :  5,9 /10

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