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ARTE E ROMANCE: La Passione di Raffaello...la Fornarina.

 
Una cosa che mi ha sempre affascinato nell’arte è il fatto che spesso tendiamo a vedere i grandi artisti come creature mitiche toccate da doni straordinari quali grazia e abilità, lontani anni luce dalla prosaicità di noi comuni mortali. Invece basta approfondire un po’ la loro esistenza per scoprire dietro al mito, persone molto comuni con i loro vizi, i loro difetti e le loro passioni. Apprendiamo, non senza tenerezza, ad esempio che il poliedrico Leonardo era così innamorato del suo ultimo amante, Salai, da inserirlo come protagonista in alcune fiabe da lui scritte, che Caravaggio era un attaccabrighe sempre con la spada al fianco nonostante un’ordinanza lo vietasse severamente e che Michelangelo visse per tutta la vita un conflitto straziante e non risolto con suo padre che lo portò a vivere come un medicante nonostante fosse assai ricco. Ma il caso forse più emblematico è sicuramente quello di Raffaello Sanzio che tutti conosciamo come l’artista della delicatezza, dei sentimenti più puri ed elevati. Il Pittore dei papi e delle Stanze Vaticane, della grazia e della dolcezza era in realtà un insaziabile amante del sesso. Così dice di lui il sempre misurato Vasari nelle sue Vite: “…Era Raffaello persona molto amorosa e affezzionata alle donne, e di continuo presto ai servigi loro…”. Il suo era un vero e proprio vizio insomma basti pensare che i più ritengono che furono le sue sfrenate e sregolate prodezze amatorie a porre fine alla sua giovane vita. L’inverno era stato molto rigido quell’anno, le attività artistiche erano state sospese nei grandi palazzi in attesa della primavera. Senza nulla da fare Raffaello si gettò anima e corpo nel suo hobby preferito assecondando quella passione che gli bruciava l’anima. Gli eccessi amorosi a cui lui non seppe e non volle porre un freno gli procurarono una febbre alta che inesorabilmente lo portò via con sé. I posteri, essendo la sua fama legata soprattutto all’iconografia sacra, ben si guardarono dal divulgare troppo questo particolare aspetto della sua personalità: sarebbe stato alquanto imbarazzante spiegare che chi dipingeva immagini sacre con tanta delicatezza non riusciva a stare nemmeno un giorno senza una donna fra le braccia. In realtà Raffaello era un uomo che amava la vita sotto ogni aspetto, era un uomo gioioso e felice che seppe circondarsi di amore, passione e amicizia. La sua forza vitale, la sua attrazione per le donne e i loro misteri sono splendidamente racchiusi nel dipinto che ritrae l’amante che ebbe nell’ultima parte della sua vita: La Fornarina (1520 ca.), conservato a Palazzo Barberini a Roma. Identificata con Margherita Luti, la giovane figlia di un fornaio romano (da qui il suo soprannome) la ragazza è ritratta seduta in un giardino, forse lo stesso dell’artista, davanti un’alta siepe ormai scuritasi nei secoli. I capelli sono trattenuti da una sorta di turbante che le dona un’aria semplice ed esotica insieme facendo risaltare i lineamenti del viso. L’addome è coperto solo da un velo trasparente mentre il petto rimane scoperto. La giovane trattiene la stoffa fra i seni quasi a volerli coprire con un gesto che in realtà fa esattamente l’opposto esaltandone forme e nudità. E lei ne è ben consapevole. Il suo è uno sguardo malizioso e femminile, le guance arrossate il sorriso appena accennato, la donna è conscia della sua bellezza e dell’effetto erotico che produce su chi la guarda. L’osservatore è il suo amante, Raffaello, che lascia la sua firma in quel bracciale stretto poco sotto la spalla: più un segno di possesso sulla persona che un atto di attribuzione dell’opera. Il dipinto fu ritrovato infatti fra gli effetti personali del pittore, nella sua camera da letto, a testimonianza del fatto che si trattava di un’opera dal carattere fortemente intimo e privato, dipinta per lui e lui solo. La magia e la bellezza di questo dipinto e tutta lì. In quello sguardo acceso e nero come la pece che sembra bucare la tela, in quelle guance arrossate di passione e malizia. Un’avvenenza che ricorda a chi guarda tutto l’ardore e l’ammirazione che Raffaello aveva per la vita, la passione i sentimenti e le donne, magici ricettacoli del mistero dell’esistenza e dell’amore. Come dargli torto.

 



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