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DOROTEA DE SPIRITO : L'AMORE è UN DEMONE



È con piacere che oggi ospitiamo nel nostro salottino Dorotea De Spirito giovanissima scrittrice italiana che con uno stile fresco e giovane, di facile lettura ma ben delineato, si è imposta in uno scenario letterario molto competitivo, guadagnandosi un posto di tutto rispetto nel cuore di migliaia di teenager italiane.
Dorotea ha scritto sino a ora due libri per ragazzi, il genere young adult sta spopolando nel mondo dell’editoria con un successo generalmente riservato a grandi nomi come quello della Lisa J. Smith ed altre.
Personalmente a me il genere piace moltissimo, anche se non sono certo una giovincella, ma chi dice che anche le più vecchiette come me non possano leggere i libri per ragazze?

Dorotea de Spirito risponderà a tutte le vostre domande e estrarrà a sorte una copia autografata di Angel l'amore è un demone, tra tutte coloro che parteciperanno con un commento. Perciò non dimenticate di firmarvi con un nome o un nick.


 PAGINA PERSONALE FACEBOOK:

 http://www.facebook.com/?sk=messages&tid=1088609832213#!/profile.php?id=1092048919

FORUM UFFICIALE DI ANGEL:
http://www.facebook.com/l/a04af;a.n.g.e.l.forumfree.it/
 



INTERVISTA

- Cara Dorotea benvenuta tra noi.
- La domanda è d’obbligo, e sicuramente te l’hanno già presentata:
Tu hai solo 17 anni, e hai già scritto due libri per la Mondadori, un esordio eccellente per chi come te, sogna di diventare scrittrice. Il tuo primo libro lo hai scritto a soli 16 anni, ci vuoi raccontare come è iniziata la tua avventura?


Ho sempre amato la scrittura e ho sempre scritto storie, piccoli racconti, fiabe e allo stesso modo ho amato la musica fin da piccolina, le due cose si sono semplicemente trovate a scontrare quando ho iniziato ad amare questa, all’epoca, emergente band: i Tokio Hotel; mi è venuto abbastanza naturale immaginarmi una possibile storia dedicata a loro e a tutte le fan come me, in cui potersi rivedere, rispecchiare e affrontare anche un tema complesso e bellissimo come la crescita, interiore ed esteriore e l’affermazione del proprio essere. Terminata la storia ho provato a farla arrivare all’attenzione di qualcuno, anche solo per non confinarla per sempre nella memoria del pc, sono sincera non mi aspettavo una risposta: dopo alcune settimane avevo già perso le speranze e invece è arrivata una telefonata e una lietissima notizia !

- Il primo libro, Destinazione Tokio Hotel lo hai scritto in merito alla tua passione per l’omonimo gruppo musicale, una band tedesca idolo delle adolescenti, mentre il secondo è di un genere completamente diverso, ossia un paranormale, come mai questo cambiamento?

Non è stato un cambiamento pensato o… progettato, anzi non avevo idea di dove mi avrebbe portato la seconda storia; quando l’ho iniziata, non sapevo se sarebbe stata una vera storia o un fuoco di paglia: non sapevo neanche se l’avrei terminata o no, l’ho scritta perché desideravo farlo, perché mi divertiva e prendeva: scrivere per me è soprattutto un diletto e una fonte di piacere, nel caso specifico l’idea, con tutto il suo elemento fantasioso, è giunta dai due versi di Wish You Were Here che sono riportati nella prima pagina, era quella la canzone che stavo ascoltando quando mi è venuta in mente.

- I personaggi nel libro Angel l’ amore è un demone, sono gli esponenti di due fazioni nemiche e contrapposte che s’innamorano, un po’ come una sorta di Romeo e Giulietta rivisti, oppure si tratta di altro? Quali sono le novità che hai inserito in questo contesto, rispetto alla storia d’amore più famosa di tutti tempi?

L’amore contrastato e difficile è una tematica bellissima proprio perché universale, credo, non ha connotazione di tempo, spazio o popolazione, c’è sempre stato e sempre ci sarà perché l’essere umano non può fare a meno dei propri sentimenti e quando si imbatte in essi è disposto a mettere in discussione davvero molto per perseguirli, per questo ci sarà sempre spazio per Romeo e Giulietta e non si potrà fare a meno di essere coinvolti dall’amore nel suo lato più arduo o malinconico. E’ soprattutto questo che volevo mettere in luce nella storia tra i due protagonisti: la difficoltà certo ma anche l’impossibilità in un certo senso di comportarsi altrimenti: nelle varie pagine Vittoria e Guglielmo si scontrano, si scansano, si avvicinano, si allontanano e si riuniscono, come tirati da tante forze ma non riuscendo comunque mai a evitarsi del tutto. Oltretutto sono pur sempre giovani, crescono e allora subentra un altro elemento, rispecchiato anche nella storia di Lorenzo e Ginevra, il dubbio su cosa sia più importante: la propria famiglia, le pressioni, il proprio essere, o ciò che si sente di desiderare e necessitare? E’ una storia molto reale in questo, almeno credo.

- La protagonista di Angel, Victoria, è un angelo senza ali, ma sempre un angelo, anche se diverso, e quindi un’ emarginata se vogliamo; ci incuriosisce sapere: come è nata l’idea di privarla delle ali?

Si esatto, è una sorta di diversa, è una parte di lei sorta naturalmente ad essere sincera: Vichi è stata subito così: fin dalla primissima riga, dalla prima parola scritta sapevo che lei non aveva ali, non sapevo ancora il suo nome, ma sapevo che era diversa: che non era come gli altri. Fa parte della complessità della sua storia: il sentirsi un po’ estranea nella sua stessa famiglia, tra i suoi amici, è un po’ un tema che ricorre anche Nadia di Destinazone Th: anche lei iniziava una crescita interiore interrogandosi sul suo essere, sulla sua vera essenza; forse inconsciamente pongo elementi di dubbio o crescita nella mie protagoniste perché anche io attraverso ancora ogni giorno queste fasi.


- L’Italia è un paese ricchissimo di storia, che ha tanto da dire. Angel, si svolge a Viterbo città in cui sei nata e ancora vivi, dove c’è il bellissimo quartiere medievale San pellegrino. Per questo hai scelto la tua città natale per ambientare il tuo romanzo?

Si è una scelta venuta un po’ dopo ma inevitabile, perché scomodare altri paesi di cui non conoscevo storia, tradizioni, realtà architettonica quando certi stessi luoghi della mia infanzia e quotidianità riuscivano a ispirare in modo splendido la storia? :)


- La cover del libro Angel è bellissima, l’hai scelta tu? Chi è l’illustratore?

No è stata scelta dalla casa editrice, ma la adoro, è davvero splendida e colpisce in modo straordinario, quando l’ho vista sono rimasta davvero incantata, credo sia un dettaglio di una foto una giovane fotografa Rumena, davvero molto brava, ho visto alcuni suoi scatti e sono veramente splendidi

- Ci sarà un sequel della storia?
Nell’immediato futuro ci sarà anche un libro su Lorenzo e Ginevra gli amici più cari di Victoria? Sarebbe interessante sapere cosa è successo…


Se ci sarà un seguito della storia, come non nego mi piacerebbe prima o poi fare, Lorenzo e Ginevra ci saranno e anche loro avranno modo di chiarire le loro vicende.

- Quali sono i tuoi progetti futuri? Continui con il genere paranormale urban fantasy o hai in programma altri generi?

In questo preciso momento sto scrivendo qualcosa: non riesco a non farlo, è più forte di me, ma non so ancora definire di cosa si tratta: è semplicemente troppo presto. Per quanto riguarda l’argomento generi…spero di poter sempre scrivere cose diverse, spaziare.

- Quali libri ti piace leggere, hai preferenze? Al momento quale libro stai leggendo?
Leggi i romanzi rosa?


Amo leggere qualsiasi cosa attiri la mia attenzione: classici, libri di autori moderni, italiani, stranieri, storie drammatiche, romantiche… veramente non potrei dare una definizione precisa!
Al momento sto terminando l’ultimo libro di G. Musso.


- Se dovessi regalare dei libri, quali regaleresti?

Sicuramente La Solitudine dei Numeri Primi di Giordano a chi ancora non lo avesse letto perché è davvero molto bello, se dovessi puntare ai classici invece di certo qualcosa di Goethe e Hugo, che adoro.

- Il libro più bello che hai letto? E per bilanciare ovviamente quello più brutto?

E’ difficile dirne uno, sono tanti i miei preferiti, ma uno mi è rimasto nel cuore, forse perché ero anche piccolina quando l’ho letto: Ricordi di Scuola di Giovanni Mosca, non si vede più in giro ed è un peccato perché è un libro semplice ma splendido che va dritto al cuore e rende molto difficile non commuoversi a ogni capitolo, senza essere mai pietoso o pesante.
Per quanto riguarda il più brutto…non posso definire un libro”brutto” alcuni semplicemente non mi prendono allo stesso modo, ma non mi viene in mente uno nello specifico.

- Scuramente ti avranno fatto questa domanda in tanti, ma noi te la facciamo ugualmente: che effetto fa vedere i propri libri esposti sullo scaffale di una libreria specialmente se il libro è una pubblicazione Mondadori? Il che non è poco!

E’ una sensazione bellissima, fa girare la testa, letteralmente! La prima volta che ho visto Destinazione Th sugli scaffali ho avuto le lacrime agli occhi e tutt’ora ogni volta che vedo una delle due copertine che mi fissa da qualche mensola ho un misto di rossore, emozione, imbarazzo che è davvero bellissimo provare.

- Attualmente stai lavorando ad un’altra storia?


Diciamo di si, ma vedremo, non so esattamente come e se si svilupperà. Vivo giorno per giorno e…pagine per pagina!

- Infine Dorotea nel ringraziarti della tua disponibilità, vorrei farti tanti auguri per la tua carriera di scrittrice !

Grazie mille a voi! 


Trama del libro "Angel l'amore è un demone"

Le antiche mura di Viterbo custodiscono un segreto: una comunità di angeli che da secoli convive pacificamente con gli abitanti della città.
Vittoria ha sedici anni, ma è diversa da tutti i suoi simili: è senza ali e per tutta la vita si è sentita un'esclusa, un'estranea persino nella propria famiglia.
Questa consapevolezza l'accompagna sempre, mentre la sua esistenza scorre tranquilla, giorno dopo giorno tra scuola, amici, litigi con la sorella maggiore.
Ma quando arriva in città Guglielmo, un ragazzo misterioso e da gli occhi magnetici, il mondo di Vittoria viene sconvolto e lei scopre che l'amore può rivelarsi il peggiore del demoni.


ESTRATTO DA: "Angel l'amore è un demone"

Un desiderio di fine estate

Insieme a Ginevra siamo venute nella piazza con la fontana per l’ultima sera di libertà. Si trova vicino a casa sua, è il luogo privilegiato per i nostri appuntamenti prima di cena. Lei fuma l’ultima sigaretta dell’estate.
Inspira il fumo, chiacchiera e crea ghirigori nella luce smorzata e morbida delle sette e cinquanta di sera.
― Vuoi un tiro? ― mi chiede lei anche se conosce già la mia risposta.
― Lo sai che preferisco il cioccolato.
Ginevra ridacchia. Una volta abbiamo litigato perché io le dicevo che fumare era una sciocchezza e lei diceva che era un vizio come un altro, come il cioccolato, per esempio… Da lì la mia risposta che è passata alla storia. Ogni volta che qualcuno mi offre una sigaretta, semplicemente dico “preferisco il cioccolato”.
La punta di cenere luccica nel buio. Ormai le giornate si sono accorciate e alle otto i lampioni per strada sono già accesi.
All’improvviso Ginni mi fissa negli occhi e scuote la testa, e io so che c’è dentro un pensiero che è pronto a saltar fuori.
― Dai, dimmi ― le dico pronta a tutto.
― Tu sei unica.
Sorrido, un po’ spiazzata da questo complimento, che purtroppo però mi suscita anche altri pensieri. Tu sei unica, l’unica senza ali.
― In che senso? ― le chiedo.
― Il pericolo te lo eviti in ogni sua forma, anche la più… innocente.
― Ah, parli del fumo.
― Sì, ma non è per questo, tu non corri mai un rischio.
― Forse ho dei geni particolari. E le cose pericolose non mi attirano proprio!
La sigaretta brilla ancora, piccola lucciola velenosa.
― Magari è così: ho uno spiccato istinto di auto conservazione, non mi piacerà mai qualcosa di dannoso.
Ridiamo ancora, serene, oggi il nostro più grande problema è l’inizio della scuola di domani mattina e soprattutto la sveglia che ritorna a suonare alle sette.
― Sì, deve essere proprio così.
Ginni finisce di fumare, la lucina tremante si spegne.
― Così domani ricomincia l’inferno eh? ― mi chiede prendendo una cicca dalla borsa.
― È una domanda retorica?
― A meno che tu non abbia altri programmi, sì ― dice Ginevra lasciandosi andare a un sospiro.
― Altri programmi tipo scappare di casa e andare a lavorare al circo?
― È una possibilità ― dice lei ridendo. Poi continua: ― Quest’anno voglio che sia diverso.
― Vuoi ridipingere le pareti delle aule? Non ti entusiasma più il verde manicomio?
Ridiamo insieme.
― Vorrei che fosse un bell’anno, non che quello passato sia stato brutto, magari sono solo discorsi del cavolo che si fanno la sera prima del primo giorno: un po’ come a capodanno, quando si fanno i propositi per l’anno nuovo…
Si guarda la punta delle ballerine nere pensosa.
― Questa è un’idea! ― esclamo io.
― Quale?
― L’hai appena detta, scema, è la vigilia di un nuovo anno scolastico, facciamo dei propositi.
― Stavo proprio dicendo che i propositi non servono a niente e che… va be’, tanto non abbiamo di meglio da fare.
― Vediamo, comincio io… ― continua la mia amica.
― Voglio dire alla Callisti cosa penso davvero di lei.
La Callisti è la prof più temuta dell’istituto.
― Giochi col fuoco, bene magari fallo tra molti mesi, prima dell’inizio delle prossime vacanze estive, così avrà tre mesi per dimenticarselo e forse non ti boccerà. E poi?
― Poi… non so… voglio attaccare al muro Lavinia! ― continua Ginevra.
― E no dai! E questi sarebbero i buoni propositi?
Ginni continua a elencare i suoi più o meno buoni propositi, e continuiamo a chiacchierare e a ridere. A un tratto però si ferma, lo sguardo fisso all’orizzonte, che prontamente le illumina il bel viso di luce tiepida e arancione, le addolcisce lo sguardo castano scuro, rendendolo tenue e mielato.
― L’ultimo raggio di sole ― sussurra, come presa da altri pensieri.
Guardo nella sua direzione e vedo che ha ragione.
Oh no. Non posso fare a meno di pensare.
No, no, no, no.
Tristezza.
Una nota di forte tristezza mi prende.
È proprio finita l’estate, l’ultimo raggio di sole si sta spegnendo, portandosi via la nostra libertà.
I nostri giri in motorino per il quartiere San Pellegrino alle due di notte, i nostri pomeriggi a camminare senza meta fino a sentire male ai piedi, i giorni al lago, le sigarette fumate sul tetto e sulla spiaggia e soprattutto le notti d’estate, quelle belle perché sono belle, illuminate di stelle che non si contano perché hai la sabbia negli occhi e l’umidità nei capelli. Le serate a ballare perché è divertente anche se non sai ballare e saltelli come un pollo di gomma in pista, tornare a casa poi a piedi, stanchissimi, con le scarpe con i tacchi in mano, cantando le canzoni delle suonerie del cellulare e se domani non ti reggi in piedi chi se ne frega.
L’estate, la stagione più bella di tutte.
Finisce.
― Esprimi un desiderio.
Mi sussurra la mia amica prima che l’ultimo raggio sparisca dietro la collina
― Come?
― Esprimi un desiderio, l’ultimo raggio di sole, addirittura dell’ultimo giorno di estate, esprimi un desiderio, si dice che si avvererà.
― È una leggenda? ― chiedo scettica.
― Se anche fosse…
Ok, penso, un desiderio lo posso trovare.
Fisso il mio sguardo su quell’ultima luce dorata che è sempre più fievole.
Lascio che invada anche le mie pupille, le lascio bruciare il mio sguardo.
Desidero innamorarmi.
Sole, ultimo raggio di estate, non ti chiedo una cotta, non ti chiedo un’infatuazione, ti chiedo l’amore, quello vero.
Quello con la A maiuscola, quello che devo ancora capire se davvero esiste e che temo di non trovare mai.
Quello che non ti fa dormire la notte, che non ti fa ragionare di giorno, che ti rende schiavo e felice.
Vedere i sogni distintamente, credere di poterli toccare.
Che ti fa contare le stelle una per una e perdere costantemente il conto.
Che ti fa odiare l’odio.
E tanto più ne hai, più ne desideri.
Guardo Ginni, intagliata nel’arancione del tramonto che ci sta cadendo addosso, e penso a lei e a Lorenzo: metà della stessa figura, anime che si completano a vicenda, questo desidero.
Esiste su questa terra la mia metà? Il riflesso di un angelo senza ali, qualcuno abbastanza forte da sopportarmi, abbastanza paziente da farcela, esiste? Se esiste lo voglio incontrare.
L’ultimo raggio, scompare, l’ultimo giorno d’estate muore.
― Oddio, è tardi… ― dico svogliata, tornando alla realtà.
Realizzo che sono le otto, devo scappare a casa, se no è la fine. I miei non ammettono ritardi e mia sorella è sempre puntuale.
Mi alzo come una molla.
― Domani andiamo a scuola insieme? ― mi chiede Ginni.
― Certo ― dico.
― Allora ti passo a prendere.
― Ok, vado ora, corro! ― esclama sorridendo, ― Vola!
Molto ironica.
Sorrido.
― A domani piccola.
― A domani angioletto.
E corro, corro, corro.
Corro, per le strade.
Corro e non vedo niente, solo la strada davanti a me, che si incrocia, si accavalla.
Corro e non sento niente, a mala pena i mattoni sotto le mie scarpe, l’aria sul mio viso.
Corro e non penso niente.
E di certo non penso a quello che ho appena desiderato.
Peccato, forse mi sarei ricordata di una bella frase che ho letto una volta, tanto tempo fa:

Stai attenta a quello che desideri. I desideri sono potenti e bisogna accettarne le conseguenze.

Sono quasi arrivata, la sgridata forse la evito. Rallento e mi appoggio a un lampione per riprendere fiato. Respiro a grandi boccate l’aria fresca della sera: profumata e umida.
Ed è attorno a quel lampione che accade qualcosa di strano.
Sento un rumore, alzo lo sguardo e per un attimo mi sembra di intravedere un’ombra nera. Rimango ferma in attesa solo qualche istante ma non sento e non vedo più nulla. Così decido di non indugiare oltre, visto il ritardo, e corro via.
E così non li sento, su di me quegli occhi. Non li sento passarmi da parte a parte, come una radiografia, non li sento, bruciare nei miei come la prima volta che li ho visti e forse è un bene. Perché mi avrebbero spaventato, da sotto quel cappuccio nero di felpa, troppo pesante e troppo calato sulla fronte, data la temperatura.
Non vedo il piercing d’argento che è incastonato su quel sopracciglio dorato.
Non sento quel respiro di cenere calda così vicino al mio viso.
E soprattutto non vedo quel volto.
Perché mi avrebbe spaventato per tanti motivi.
Codardia di non avergli chiesto scusa per averlo quasi ferito.
Stupore, perché credevo se ne fosse andato, o addirittura che non fosse mai arrivato, che me lo fossi immaginato.
Paura perché nonostante tutto sono facile da spaventare e le cose sconosciute mi spaventano anche se belle, le percepisco inquietanti.
Quindi è un bene: è un bene che questo lampione non rischiari abbastanza, è un bene che io sia già arrivata a casa.
Apro il pesante portone e me lo chiudo alle spalle, lasciandomi dietro la strada, la sera e quegli occhi indiscreti, bellissimi. Predatori.

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