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Home | Ornella Albanese: tra viaggi, castelli e curiosità

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Ornella Albanese: tra viaggi, castelli e curiosità

 

Di Ornella Albanese ormai sappiamo diverse cose, come che è nata in Abruzzo in una casa che lei stessa definisce "magica". Una casa dove l'infanzia è trascorsa tra i profumi della campagna, i tramonti silenziosi e i racconti del padre. Sappiamo che ha viaggiato molto e vissuto in diversi posti, da Lecce, a Milano, al Messico fino a stabilirsi definitivamente (almeno così pare!) a Bologna. Sappiamo anche che la scrittura è una passione che l'accompagna fin da bambina e di lei conosciamo ogni romanzo.

Vi chiederete dunque cos'altro c'è ancora da sapere. Ebbene... tutto! Queste domande nascono dall'ammirazione verso una scrittrice i cui libri regalano emozioni infinite. Diciamo che non si tratta di una vera e propria intervista ma più una chiacchierata fra amiche a cui vi invito a partecipare...

Ti conosciamo come una delle scrittrici italiane di romance, ma chi è Ornella Albanese nella vita di tutti i giorni?

Una che fa salti mortali per riuscire a fare tutto quello che le piace (Mi piace dedicare tempo alla mia famiglia, alle mie tante amiche, mi piace leggere, vedere bei film, e fare attività fisica.)
Una che combatte con le unghie e con i denti per ritagliarsi un’oretta al giorno da dedicare ai suoi romanzi. Una con la valigia in mano. L’anno appena passato siamo stati via dalla casa di Bologna 15 volte, e sono quasi sicura di aver dimenticato qualcosa. Immaginate? E immaginate i ritorni con tutto quello che c’è da recuperare? Quindi se qualche volta tardo a rispondere alle mie lettrici, se qualche volta sono assente dal web, vi prego di capirmi!!!

Sul tuo sito ho letto che la scrittura è una passione che porti con te fin dall’infanzia. Eppure hai svolto anche lavori “comuni”. Come è nata realmente la decisione di lasciare quel lavoro per la scrittura.

Io ho cominciato a pubblicare quando ero ancora al liceo perché ho sempre voluto un’indipendenza economica e con quei soldi mi sembrava di non pesare troppo sui miei. E’ una cosa che ho trasmesso anche ai miei figli, che studiano e lavorano, pur non avendone bisogno, per lo stesso motivo. A un certo punto, però, io ho smesso di scrivere per qualche anno, il periodo che chiamo di black-out: avevo due figli piccoli, vivevamo in una città lontana, dove non potevo contare sull’aiuto di nessuno, mio marito faceva un lavoro di grande responsabilità che lo portava spesso all’estero, e in più insegnavo in una scuola superiore. Ma poi, quando il mio lavoro che all’inizio mi piaceva tantissimo (adoro il rapporto con i giovani) è stato soffocato dalla burocrazia e da un’infinità di progetti spesso pretenziosi e inadeguati, ho preferito lasciare. E’ stato logico che tornassi alla mia passione di sempre. E sono passata dai racconti ai romanzi.

All’inizio della tua carriera hai collaborato con alcune riviste e scrivevi romanzi contemporanei sotto lo pseudonimo Alba O’Neal. Parlaci di quel periodo e di come è avvenuto il passaggio ad Ornella Albanese, autrice di romance storici.

E’ stato un periodo molto divertente. Ho pubblicato centinaia di racconti gialli e rosa e 8 romanzi contemporanei. Quando per caso ho letto un romance di Mary Balogh, ho desiderato fortissimamente cambiare genere: ho proposto un romance storico a Mondadori ed è stato accettato. A quel punto potevo scegliere tra usare uno pseudonimo o il mio vero nome. Non ho avuto dubbi, anche se sapevo che i tempi non erano ancora maturi per le penne italiane. E poi ero consapevole di rinunciare a tutte le lettrici che mi conoscevano già come Alba O’Neal. Invece quella che sembrava una scelta azzardata si è dimostrata vincente.

Sei una persona che viaggia moltissimo, malgrado ciò i tuoi romanzi sono ambientati in Italia. Non hai mai sentito l’esigenza di cambiare scenografia, magari sfruttando i luoghi che tu stessa hai visitato?

Ma io l’ho fatto. I miei romanzi contemporanei narrano storie molto particolari ambientate in luoghi esotici. Le ambientazioni erano la mia caratteristica, l’editor non mi chiedeva mai: “Come sarà il tuo prossimo romanzo?”, ma “Dove ci porterai questa volta?” E poi mi raccontava che durante i suoi viaggi seguiva i miei consigli: era andata al mare a Mazatlan, in Messico, invece che nella troppo turistica Acapulco, aveva mangiato la carne di kobe a Kioto, etc. Scherzando, mi piaceva dire che il mio step successivo sarebbero state le guide turistiche.

Come nasce un romanzo? E cosa puoi svelarci del tuo processo creativo?

Un romanzo di 250 pagine nasce dal semplice guizzo di un’idea. Un’idea particolare, una situazione insolita e intorno a questo nucleo comincia a formarsi il tessuto della storia: luoghi, periodo storico, personaggi secondari, storie minori. Ma questo accade pian piano, mentre sto scrivendo, la maggior parte dei miei romanzi hanno evoluzioni che all’inizio non avevo previsto. Quando ho cominciato L’anello di ferro (Leggereditore), per esempio, non avevo la minima idea di inserire la componente del mistero, e vi racconto una curiosità: nelle primissime pagine c’è una frase che io ho scritto in modo del tutto casuale e che poi, in un secondo momento, si è rivelata una frase chiave per la soluzione del mistero.

C’è qualche tuo libro che si basa su esperienze di vita reale? Oppure qualche tuo personaggio collegato a persone reali, inclusa te stessa?

Dal punto di vista dell’intreccio devo dire mai, ma sempre dal punto di vista delle emozioni e dell’esperienza. I miei personaggi hanno inevitabilmente qualcosa di me, del mio modo di rapportarmi alla vita, di amare, non so, l’arte o la musica, di emozionarmi davanti a un particolare paesaggio. Tanti frammenti di me si possono trovare nella descrizione di certi personaggi.

Cosa non deve assolutamente mancare in un romanzo?

Questa è una domanda difficile. Ci sono tante cose che servono a creare un buon romanzo, ma quella che non deve assolutamente mancare, secondo me, è l’abilità di spiazzare il lettore. Di sorprenderlo. Nella storia ci dovrebbe essere sempre qualcosa che il lettore non ha previsto.

Come vivi il periodo che precede l'uscita di un tuo libro? Ti fai condizionare dalle recensioni?

C’è sempre una forte dose di emozione prima dell’uscita di un libro. E’ una cosa a cui non si fa mai l’abitudine.
Quanto alle recensioni, mi piacciono quelle ben articolate, che, dal mio punto di vista, sono “utili”. Le divido in due categorie: quelle che mi piacciono moltissimo perché scritte da chi ha letto il romanzo proprio con la stessa sensibilità che ho avuto io nello scriverlo. Capita quando tra autrice e lettrice si instaura un feeling particolare, direi quasi una identità di aspettative.
Poi ci sono le recensioni che mi piacciono molto: quelle di lettrici che spiegano per quale motivo non hanno apprezzato pienamente il libro, che indicano qualcosa che avrebbero preferito diverso,  non so, un finale più articolato, un personaggio più approfondito. Le leggo con molta attenzione e prendo nota: spesso mi aiutano a riconsiderare qualcosa che davo per scontato.

Ti piacerebbe scrivere un romanzo a più mani? Se sì con quale autrice, italiana o straniera, ti piacerebbe collaborare?

Sai che non riesco neppure a immaginare di scrivere così? Prima di tutto perché un lavoro di coppia presuppone un minimo di coordinazione e io sono invece troppo imprevedibile nella stesura di un romanzo. Mi piace cambiare sempre le carte in tavola e quindi disorienterei continuamente la mia compagna di lavoro. E poi sono davvero troppo pignola su tutto, anche sulla scelta delle singole parole, sul loro suono. No, davvero, non credo che potrei.

Hai mai pensato di sperimentare altri generi letterari?

Anche questo l’ho già fatto e mi è piaciuto molto. I mie romanzi contemporanei erano drammatici, o molto divertenti, quasi surreali, oppure con una sfumatura thriller. Poi ho cominciato a mescolare questi generi e in ogni mio romanzo ci sono momenti drammatici che si alternano a situazioni divertenti o ironiche, con una certa dose di suspense che accompagna lo sciogliersi degli eventi.

Puoi dirci a cosa stai lavorando in questo momento e quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho finito da poco un racconto lungo che farà parte di un’antologia scritta insieme con le mie amiche scrittrici per Mondadori, le stesse che hanno firmato con me Amori sull’ali dorate.
E adesso, considerando i lusinghieri riscontri de L’anello di ferro, sto valutando la possibilità di un sequel. Ma un sequel a mio modo, un romanzo che scaturisca da L’anello ma che contenga una storia autonoma.  Mi piacerebbe prendere un personaggio e seguirlo nel suo percorso. Per esempio il ragazzino con la leggera zoppia, quel ragazzino ombroso e ribelle, troppo maturo per la sua età, con un passato già così pesante nonostante i suoi pochi anni. Penso che ne scaturirebbe un personaggio adulto molto coinvolgente. Oppure uno dei due amici di Manlius, il rigoroso e razionale Yusuf oppure l’istintivo Gauda, con la sua saggezza primitiva. Ecco, direi che sono in fase di riflessione. Avevo anche pensato a un prequel, protagonisti  il duca di Tarsia e sua moglie, la bellissima  Llyneth della casata di Drengot, ma ho accantonato questa idea perché nell’Anello c’è già la conclusione della loro storia. Mancherebbe la tensione per un finale che si conosce già.
 

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