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Indiani e cowboy ( 2 parte )

...continuiamo il nostro viaggio ....

Le società indiane erano culture di tipo orale, in cui si apprendeva dalla tradizione. La conoscenza si basava sulla relazione con il passato, sull’esperienza diretta e sul racconto narrato dagli altri membri della tribù o del clan. Nella cultura “bianca” la memoria era archiviata su carta e veniva consultata al bisogno, mentre nella cultura orale la memoria era patrimonio della collettività e tornava a rivivere a ogni nuovo racconto arricchendosi sempre di nuovi elementi a seconda dei cambiamenti che avvenivano in seno alla tribù.

Ecco perché la capacità oratoria era la qualità fondamentale di un capo indiano. Gli indiani non conoscevano la scrittura e non avevano quindi un alfabeto. Avevano un linguaggio figurativo e numerosi sono gli esempi di storie “scritte” su pelli di animali usate per fare tende o vestiti, sulla corteccia degli alberi o sulla pietra o a volte incisi su rame. Il metodo di scrittura prevedeva un ‘ampia serie di segni che indicavano ciascuno un’idea, un oggetto o un’azione precisa. Uno dei più famosi manoscritti che si sono salvati dalla distruzione dei civili colonizzatori europei è il “Computo invernale di Cane Solitario”: disegnato su pelle di bufalo, questo documento riporta i fatti salienti della tribù dei Sioux negli inverni tra il 1870 e il 1871. Tra i molti mezzi usati dai Nativi per comunicare non si può dimenticare il più famoso, in uso tra le tribù della grandi praterie soprattutto per le conversazioni a distanza in epoca di guerra o di caccia, per segnalare l’arrivo di un nemico o l’avvicinarsi di una mandria di bufali. Sto parlando delle segnalazioni fatte col fumo o con gli specchi che nelle belle giornate potevano far viaggiare messaggi semplici ma importanti attraverso distanze considerevoli in tempi molto rapidi.

 

L’avanzamento dei pionieri trasformò completamente il territorio del continente americano e soprattutto provocò il selvaggio sterminio dei bisonti, la più importante risorsa alimentare degli indiani che spesso i coloni uccidevano solo per il puro gusto di farlo. Lo stermino assunse proporzioni bibliche con la costruzione della ferrovia in pochi anni scomparvero milioni di capi. Il bisonte, che dagli indiani, era venerato come un dio, scomparve dalla faccia della terra e col suo sterminio furono annientati anche gli indiani delle Grandi Pianure.

Lo storico William McLoughlin nel suo libro “ Indiani d’America, l’integrazione impossibile” sintetizza in questa maniera : “ nulla fu più determinante come l’instancabile pressione di migliaia e migliaia di pionieri bianche decisi a prendersi la terra e le sue ricchezze, convinti che Dio le avesse destinate a loro. E più che dalla forza militare la sconfitta delle tribù fu provocata dalla distruzione deliberata e sfrenata dei bisonti. Tra il 1866 e il 1886 i bianchi ne sterminarono venti milioni di esemplari; questo provocò danni gravissimi alle tribù delle Pianure per le quali i bisonti erano non solo fonte di essenziale di sopravvivenza ma addirittura il vero centro della loro concezione di unità”. (Storia e dossier, maggio 1991).

Malgrado le evidenti differenze che esistono fra le varie popolazioni indiane sul piano religioso c'era una cosa che accomunava tutti i Pellerossa: una profonda spiritualità vissuta ogni giorno in tutte le cose. Il creato, ogni essere vivente e tutti gli oggetti possiedono uno spirito interiore e ogni realtà naturale è sacra. Per loro tutto l’universo non era che la forma materializzata dello spirito creatore che si manifesta ovunque: nel mondo degli esseri umani ma anche in quello animale, vegetale, minerale. Era quindi un principio fondamentale il dovere dell’indiano di vivere in armonia con tutto ciò che lo circondava. Mitakuye oyas’in (tutti i miei parenti) è l’invocazione tuttora in uso nei riti Lakota: l’uomo non sta un gradino più su rispetto alle altre creature, ma insieme con esse fa parte del creato. Per i Nativi, lo spirito creatore si chiama Wankan Tanka o Manitou, a seconda delle popolazioni. La comunicazione o i contatti col Grande Spirito poteva avvenire in occasione di cerimonie collettive o in solitudine, tramite sogni o visioni in cui appariva un “inviato” del Grande Mistero. Si poteva manifestare in particolare e dare loro un potere specifico in qualche animale come l'aquila, l'orso, il falco, il daino, il bisonte...

La mediazione fra il Grande Spirito e l'uomo veniva fatta dallo sciamano. Nella religione dei Pellerossa, la parola sciamano indicava l'uomo sacro (chiamato anche uomo medicina o peggio stregone dai bianchi) e ricopriva il ruolo di guida spirituale all'interno della tribù. Gli uomini e le donne sacre dirigevano le cerimonie della collettività, propiziavano il successo nelle battute di caccia e in guerra infondendo fede e coraggio nei guerrieri, potevano trovare persone e oggetti perduti, istruivano coloro che cercavano una visione. Come la maggior parte degli Indiani, gli sciamani erano esperti botanici e utilizzavano erbe medicinali durante i riti di guarigione.

 

Uno dei miti comanche sulla creazione del primo uomo racconta che il Grande Spirito utilizzò otto cose per realizzarlo: la carne fu fatta con la terra (così che al momento della morte questa non rifiutasse di accoglierlo), le ossa con le pietre, il sangue con la rugiada, gli occhi con l’acqua perché siano sempre puri e limpidi e la loro luce dal sole, la bellezza la prese dall’immagine di se stesso, i pensieri dalle cascate, il respiro dal vento, la forza dall’uragano.

 

 

L'atteggiamento delle popolazioni indiane nei confronti della morte era uguale a quello che avevano nei confronti della vita: la morte era considerata un fatto naturale, cioè sacro, da accettare come tutte le altre cose che avvenivano nell'esistenza. Non era "la fine", ma una tappa nel cerchio sacro, l'inizio di un'altra vita molto simile a quella già vissuta, ma senza affanni, dolori o bisogni. Anche la terra muore ciclicamente per poter rinascere e lo stesso succede all'uomo. La morte in battaglia era considerata molto onorevole e i riti prima di un combattimento avevano anche questa funzione: purificarsi, vestirsi con gli abiti più belli, intrecciarsi i capelli proprio per essere pronti all'eventuale "lungo viaggio". I rituali della sepoltura erano molto vari e diversi da una popolazione all'altra, ma in linea di massima si svolgevano con la preparazione del morto con grande cura: veniva vestito con gli abiti più belli e poi avvolto in pelli o coperte. Poi il corpo veniva esposto su un'alta piattaforma ricoperta di pelli, per evitare che venisse assalito da animali predatori. L'impalcatura veniva eretta a ovest rispetto al tepee del defunto ed era orientata in tale direzione per facilitare il viaggio verso il regno dei morti, che per gli Indiani era situato ad Occidente.

 

 

Nella tradizione dei Nativi Americani tutto comincia e finisce con la Ruota di medicina che è il simbolo dell'universo. Ha la forma di un cerchio, sacro, disegnato sulla terra perché è la terra che da il nutrimento a tutti gli esseri viventi ed è con la terra e nella terra che si rappresenta il nostro universo. Il cerchio rappresenta dunque l'universo, la ruota l'impercettibile ma infinito movimento che accompagna tutte le cose. La Ruota di medicina è quindi la ruota dell'esistenza universaleche amalgamava l'armonia tra spirito e uomo. Quando questa armonia veniva infranta avevano origine le malattie e tutti quei tipi di sofferenza che colpivano gli uomini. 

Il primo fra tutti gli insegnamenti dati ai bambini riguarda i Quattro Grandi Poteri della Ruota di medicina.

Il NORD della Ruota era la dimora dello spirito dell'inverno, signore della caccia e degli animali. E' la direzione della mente e il suo simbolo è l'aria. Rappresenta la saggezza e il suo colore è il bianco, la sua stagione l'inverno, il suo numero il 4. Corrisponde ai nati tra il 22 dicembre e il 20 marzo e il suo totem animale è il bisonte. E' suddiviso ulteriormente in tre periodi: periodo del Ringraziamento (22 dicembre-19 gennaio) il cui totem animale è l'Oca; periodo della Purificazione (20 gennaio- 18 febbraio) il cui totem animale è la Lontra; periodo dei Venti (19 febbraio-20 marzo) il cui totem animale è il Lupo.

Il SUD era la dimora dello spirito dell'estate, signore della fertilità e del raccolto. E' la sede delle emozioni e il suo simbolo è l'acqua. E' il luogo della gioventù, della forza e il suo colore è il rosso, la stagione l'estate, il numero il 3.  La direzione del Sud corrisponde ai nati tra il 21 giugno e il 21 settembre e il suo totem animale è il Topo. Si divide in :periodo delle Giornate Lunghe (21 giugno- 21 luglio) animale totem è il Picchio; periodo della Maturazione ((22 luglio-21 agosto) animale totem il Salmone; periodo del Raccolto (22 agosto-21 settembre) animale totem è l'Orso Bruno.

  L'OVEST era la sede della divinità dell'acqua e della pioggia. E' la direzione della potenza e il suo simbolo è la terra. Rappresenta la materia, le prove, la volontà. La sua stagione è l'autunno, il colore è il nero e il suo numero il 2.  Corrisponde ai nati tra il 22 settembre eil 21 dicembre. L'animale totem è il Grizzly. L'Ovest è ulteriormente suddiviso in: periodo della Caduta delle Foglie (22 settembre- 22 ottobre) animale totem è il Corvo; periodo delle Gelate (23 ottobre-22 novembre) totem animale è il Serpente; periodo delle Lunghe Notti (23 novembre-21 dicembre) totem animale è il Gufo.

E infine troviamo l'EST che era la sede dello spirito della luce e del sole. E' la direzione della nascita e del rinnovamento, il luogo di tutti gli inizi. Il suo simbolo è il fuoco, il suo colore è il giallo, la sua stagione è la primavera, il numero è l'1. Il suo animale totem è l'Aquila. E' suddiviso in periodo del Risveglio (21 marzo-19 aprile) totem animale è il Falco; periodo della Crescita (20 aprile-20 maggio) totem animale è il Castoro; periodo della Fioritura (21 maggio-20 giugno) totem animale è il Cervo.

Nella tradizione indiana gli uomini apparivano sulla terra sospinti da uno dei venti che dominava nel momento della nascita e di conseguenza il loro carattere sarebbe stato condizionato dalle stagioni.

I DONI DELLE QUATTRO DIREZIONI :

NORD = saggezza, comprensione,riflessione, predizione, critica,calcolo, immaginazione, interpretazione, compimento, adempimento, distacco, libertà, comprensione profonda, moderazione, giustizia, equilibrio, capacità di risolvere i problemi.

SUD = giovinezza, pienezza, estate, generosità, lealtà disciplina, passione, amore, controllo, determinazione, sviluppo, idealismo, collera, talento musivale, amore verso il prossimo, compassione, capacità di esprimere il dolore, aiuto agli altri, gentilezza.

OVEST = oscurità ignoto, sogno, pensiero, volontà, perseveranza, tenacia, spiritualità, meditazione, digiuno, riflessione, contemplazione, silenzio, rispetto, sacrificio, umiltà, visione, sacrificio,dedizione verso gli altri, morale.

EST = inizio, luce, innocenza, candore, spontaneità, gioia, purezza, calore di spirito, leadership, speranza, altruismo, disponibilità verso gli altri, nascita, rinascita, infanzia, vulnerabilità. 

Ogni Direzione possiede qualità predominati ma anche mancanze predominati.  Ogni individuo è quindi imperfetto proprio perchè manchevole di equilibrio e attraverso la Ruota di Medicina ogni individuo puòproseguire nell'indagine di se stesso e ricercare e trovare quell'equilibrio.

 

 

Il dreamcatcher è un oggetto che,secondo un'antica leggenda, quando viene posto sopra la culla di un bambino lo protegge dai sogni brutti e dagli incubi, lasciando che solo quelli belli , che passano comodamente fra le maglie della rete, gli allietino il sonno.

Narra una leggenda indiana che tanto tempo fa in un villaggio cheyenne, viveva una bimba chiamata Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse a sua madre Ultimo Sospiro Della Sera: - Quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero che mi becca e mi vuole mangiare finché non arrivi tu, leggera come il vento per cacciarlo via. Io ti sento, ma non capisco cosa sia tutto questo. Ultimo Sospiro Della Sera prese la sua bimba fra le braccia e rassicurò la sua piccola impaurita: -Le cose che vedi di notte si chiamano sogni e il volatile nero che vedi è soltanto un'ombra che viene a salvarti. -Ma io ho tanta paura e vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone. Cosa posso fare, mamma? Allora la saggia madre che in cuor suo sapeva che sarebbe stato ingiusto chiudere la porta all'orecchio interiore inventò una rete tonda per pescare nel lago della notte. Poi diede all'oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni da quelli cattivi o ingannevoli. Lo pose sopra la culla della sua bambina e ne costruì tanti altri per tutti i bambini del villaggio. Man mano che i piccoli crescevano arricchivano le loro reti con oggetti a loro cari e il potere magico del dreamcatcher cresceva, cresceva insieme a loro. Solo i sogni buoni passavano attraverso le maglie della rete, mentre quelli cattivi restavano senza speranza impigliati nella tela. Ogni indiano conserva il suo acchiappasogni per tutta la vita come amuleto portatore di forza e saggezza.

 

 Quando leggo un romance che spazia nel mondo del West e che introduce nella trama scorci di vita indiana, mi piace che l'autore racconti le cose come erano in realtà e non li descriva come selvaggi crudeli e violenti , perchè non era così. Mi irrita profondamente quando trovo narrazioni di usi, costumi e cerimonie inventate di sana pianta o " abbruttite" di proposito per far risaltare i buoni bianchi coloni di turno che si prodigano nel portare la civiltà in nome di un dio che non esiste. E' come quando dicono di noi italiani che siamo solo mafia, pizza e mandolino.  Due bei romance che ho letto e che nella loro trama parlano dei Nativi Americani sono : Padrone del suo cuore (La Signora del Leone) di Julie Garwood e Un amico per marito di Elisabeth Lowell.

Padrona del suo cuore ( La Signora del Leone) è la romantica storia d'amore tra un nobile misterioso e una giovane donna cresciuta con i pellerossa. Christina però non è una indiana. E' stata adottata da una tribù Dakota alla morte della madre che per sfuggire ad un marito violento che la voleva uccidere fugge con lei in America. Christina non è nemmeno una giovane nobildonna qualunque, ma una principessa legittima erede di un principato che deve ritornare in patria per entrare in possesso dei suoi beni e che vuole vendicare la morte della madre. Per entrare in possesso della sua eredità però deve sposarsi, altrimenti i suoi beni andranno al padre, il violento e crudele lord Edward.  E' una giovane donna cresciuta fra gli indiani, è forte, determinata, sospettosa e diffidente verso gli "uomini bianchi". La madre desiderava che lei crescesse forte e coraggiosa come un guerriero per poter essere capace di difendersi dalla malvagità del padre.   Nella tribù indiana questo desiderio viene esaudito, e la ragazza cresce distinguendosi, non solo per bravura ma anche per aspetto, avendo capelli biondi e occhi azzurri, così diversi dalle caratteristiche dei nativi d'America. Cresce impadronendosi di tutte le abilità e modi di vivere dei Dakota, preparandosi per il giorno in cui tornerà in Inghilterra e vendicherà la morte della madre. E il destino la fa incontrare  il marchese Lyonwood e lui le cambierà per sempre la vita: le donerà il suo cuore e il suo amore, la sua protezione e il suo rispetto e lei farà altrettanto ...dopo qualche difficoltà e diffidenza.

Un amico per marito di Elisabeth Lowell racconta la storia di lady Jessica Charteris che per sfuggire al matrimonio con un  vecchio e debosciato lord, chiede aiuto al suo amico d'infanzia Wolfe Lonetree. L'aitante mezzosangue, malvisto dai nobili britannici per i suoi natali bastardi, è stato l'amico più caro della sua infanzia, l'impavido protettore, il rifugio sicuro da ogni tempesta. Per affetto e compassione il giovane, sia pur riluttante, accetta di sposarla  ma solo a condizione che la ragazza abbandoni definitivamente gli aristocratici salotti londinesi per seguirlo nel lontano West, alle falde delle Montagne Rocciose. Da qui inizierà il loro percorso come coppia che sarà difficile e tormentato perchè Wolfe, malgrado sia innamorato di Jessi non la considera adatta a lui e alla vita di sacrifici e di duro lavoro che li aspetta. Non la vuole e cerca in tutti i modi di stancarla e deprimerla in modo che lei faccia ritorno in Inghilterra. Non è il tipo di donna che può sopravvivere nel West e ancor meno allevarci dei figli. Per lui è una creatura di merletto e chiaro di luna, un'aristocratica che non avrebbe mai dovuto faticare in vita sua.  E non consuma il matrimonio. Ma alla fine....

"Insieme seguirono ruscelli che non avevano nome lungo i fianchi delle montagne, salendo così in alto che gli angeli cantavano in silenzio appena prima che la luna salisse in cielo.
Insieme bevvero l'acqua dei laghi blu come gli occhi di Wolfe e si addormentarono l'uno nelle braccia dell'altra, svegliandosi per trovare i pioppi in fiamme con il primo bacio dell'inverno.
Infine seguirono il sorgere del sole fino alla catena del San Juan. Wolfe e Jessica costruirono la loro dimora lungo le acque chiare del Columbine .
Là Wolfe  parlava ai mustang e Jessica dava la caccia agli arcobaleni viventi nelle pozze profonde del fiume.
Là , sotto un cielo profondo e selvaggio come il loro amore,crearono la nuova vita laddove non ce n'era mai stata prima di allora, ragazzi con la forza fluida di Wolfe e ragazze con il fuoco e la risata argentina di Jessica.
Nella pace e nelle burrasche della loro vita, Jessica fu il sole nel cielo di Wolfe, che portò luce e vita ad Albero solitario.

(da " Un amico per marito " di Elizabeth Lowell)

Sono libri che si trovano ancora in giro nel mercato dell'usato, anche se quello della Lowell ha prezzi proibitivi. Io li ho trovati bellissimi e ogni tanto me li vado a rileggere. La storia, i paesaggi, i costumi e le usanze dei Nativi  Americani fanno da sottofondo ai due romanzi in maniera delicata e leggera. Non ci sono descrizioni edulcorate di isole felici dove tutto è armonia e bellezza , ma situazioni che sanno di "reale" dove si riesce a respirare le emozioni e le sensazioni di quei momenti, di quei luoghi  e di quei sentimenti.

Vi lascio col saluto degli Indiani Dakota, l'augurio di camminare in pace con la natura, col mondo, con gli uominii, con noi stessi.

Aisv Nv wa do hi ya do

(Cammina in pace)

 

 

 

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