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Home | Lo spirito del Natale

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Lo spirito del Natale

Maet

La neve, il camino acceso, la tavola imbandita a festa, il presepe ogni anno più grande. E poi tanti sorrisi, abbracci e risate. Tre giorni in cui il tempo normale veniva sospeso e si entrava in una specie di dimensione parrallela fatta di pomeriggi trascorsi a tirare la sfoglia dei cappelletti, a preparare il ripieno e cucinare per ore e ore la salama da sugo tra chiacchiere, baci, grandi bevute e ricordi di tutti quelli che non c'erano più a condividere la festa. Immancabilmente, dopo le grandi abbufatte, si guardava tutti insieme film mitici e immortali, innumerevoli le volte infatti in cui ci siamo beati della visione di Ben Hur, Quo Vadis o Via col vento, quasi che la carica epica di quei titoli sottolineasse l'intensità di una festa in cui si cerca di concentrare sentimenti positivi assoluti. Quasi che solo il coraggio fuori del comune di Ben Hur o la caparbietà inarrestabile di Rossella O'Hara potessero in qualche modo competere con la ricorrenza del mistero dell'incarnazione divina, altrimenti inarrivabile. Il senso religioso del Natale si è purtroppo perso, lasciando il posto ad una festa consumistica con l'obbligo di una bontà coatta per ventiquattro ore.

Io vorrei augurare a tutte di avere il cuore leggero e pieno di gioia nonostante tutto, colmo di affetto da distribuire a piene mani, perché l'amore dato e ricevuto è l'unica vera ricchezza che abbiamo.

Bluefly

Se venisse a farmi visita lo Spirito del Natale Passato, so cosa mi farebbe vedere. Quando ero piccola, e anche non più tanto piccola, eravamo soliti passare questa ricorrenza in famiglia, che per noi significava figlia (io), mamma, papà e nonna materna, la mia adorata e bellissima nonna. Ed era tradizione dopo pranzo, quando mio padre andava a fare la quotidiana pennichella, che noi donne ci si sedesse sul divano a guardare quelli che chiamavamo “i film di una volta”. Il giorno di Natale davano sempre almeno un film ispirato alle Mille e una Notte, e le avventure di Sinbad il Marinaio non mancavano mai. Non so quanti film di questo genere abbiano prodotto, credo tanti, ma sicuramente li ho visti tutti, e tutti dimenticati. Tutti tranne uno.
Adoravo quei pomeriggi trascorsi con le due donne più importanti della mia vita. Col senno di poi credo che se ho mai conosciuto la felicità assoluta, questa ha coinciso sicuramente con quei Natali da mille e una notte, in cui ho ricevuto tutto l’amore che un essere umano possa sperare di ricevere. La magia di quei film fantasiosi contribuiva a dare al tutto un’atmosfera surreale, accentuata dalla già suggestiva atmosfera natalizia, alla quale si è così più soggetti durante l’infanzia. Ricordo che appoggiavo la testa sulle ginocchia della nonna, con mia mamma che borbottava perché occupavo tutto lo spazio, e poi in silenzio guardavamo quei film di avventure orientali, con attori rigorosamente occidentali (erano pur sempre “i film di una volta”...), pieni di avventure in terre leggendarie. Prima ho scritto di averli dimenticati tutti tranne uno. Fra i tanti Sinbad che il cinema ha portato in vita, quasi sempre di interpretazione molto libera, uno mi colpì per il suo fascino da eroe tipicamente romance, quando nemmeno sapevo cosa fosse il romance. Si intitolava banalmente Sinbad il Marinaio (Sinbad the Sailor), era diretto da Richard Wallace e interpretato da Maureen O’Hara, Anthony Quinn e il (all’epoca pensai) magnetico Douglas Fairbanks nei panni di un Sinbad col pizzetto e i capelli biondi. Mi affascinò questo marinaio dai modi un po’ libertini, che perdeva la testa per la bella di turno, tutt’altro che una scialba controparte femminile, che gli tiene testa e lo fa penare fino alla fine del film. Fu un Sinbad insolito, più brillante e passionale (direi addirittura sensuale) di quelli a cui ero abituata e sono stata felice di andare a cercarlo su Internet, in occasione di questo post.
Ancora oggi, per me il Natale è una festa da Mille e una Notte e ogni anno, immancabilmente, ripenso a quei pomeriggi, a quel film in particolare e a mia nonna, che credo quella volta si addormentò, evidentemente non altrettanto entusiasta del Sinbad innamorato...

Auguro un  Buon Natale incantato a tutti.

 

Lilith

Per molti anni il Natale è stato sinonimo di noiosi e lunghissimi pranzi e cene con parenti vari a cui cercavo inevitabilmente e inutilmente di sfuggire. Ancora mi tormentano i ricordi di timballi indigeribili e tacchini ripieni più pesanti di un macigno!Per la legge del contrappasso oggi sono io a preparare le stesse ricette di mia madre (con il grande aiuto di mia suocera, lo confesso) e a desiderare di vedere riunita sotto lo stesso tetto la nostra famiglia sparsa tra Italia e Svizzera; capisco finalmente il significato profondo di questa festa e cerco di godermela. Vorrei che uno tsunami di bontà colpisse il mondo intero, almeno per un giorno, ma visto che è un sogno irrealizzabile mi consolo guardando e riguardando un film forse non indimenticabile però delizioso, almeno per me: Love actually. Lo vidi anni fa e da subito divenne sinonimo di feste natalizie, grazie allo sfoggio di buoni sentimenti un po' banali ma sempre efficaci, e poi  Colin Firth che impacciato cerca di imparare il portoghese per amore vale da solo la visione!

Vi auguro di trascorrere queste feste tra tante risate e allegria, con il vostro Colin personale.

Marin

Natale ... non è una festa che io ami tantissimo, ma puntualmente i ricordi ritornano a scaldare il cuore : immagini lontane, suoni e odori che non si dimenticano mai mi fanno tornare bambina perchè i bei ricordi procurano una ricchezza di cui non saremo mai derubati.  Ogni anno quando si avvicina questa festa mi riprendo in mano un  vecchio libro di Romano Battaglia, " Ho incontrato la vita in filo d'erba" e per qualche sera mi immergo nella poesia e nella serenità di quelle pagine.
" Nella vita ci sono giorni pieni di vento e pieni di rabbia, ci sono giorni pieni di pioggia e pieni di dolore, ci sono giorni pieni di lacrime; ma poi ci sono giorni pieni d'amore che ci danno il coraggio di andare avanti per tutti gli altri giorni."
 

Auguro a tutte voi care amiche tantissimi giorni pieni d'amore e un Natale Sereno accanto alle persone che amate.

 

 

Milly

Lessi "Noi credevamo" di Anna Banti alla vigilia di Natale del 1968 e ne fui profondamente colpita. Sentii venir meno la tranquilizzante convinzione che il Risorgimento era stato un forza rivoluzionaria condivisa dai popoli dell'Italia e avversata solo da forze retrograde e da monarchie opprimenti. Feci allora un cosa che giudicai intimamente infantile: pregai Gesu' Bambino di donare agli italiani delusi o indifferenti il senso di appartenenza al nostro Paese e l'orgoglio di essere gli eredi dell'impero romano e dei tanti geni che hanno dato lustro all'Italia.
E' un libro che mi e' rimato "dentro" e non devo essere stata la sola visto che nel 2010 il regista Mario Martone ne ha ricavato un film altrettanto memorabile interpretato da uno splendido Luigi Lo Cascio. Chi non l'avesse visto, lo cerchi in DVD, ne vale la pena.
 

Siamo a Natale e il libro di Anna Banti mi ricorda che l'italianita' non e' ancora un valore condiviso. Oltre alle preghiere, serve qualcuno o qualcosa che smuova le coscienze e dichiari una guerra educativa ai tanti egoismi che ci avvolgono. E' un augurio e una speranza.

 

 

Panthy

Faccio molta fatica a parlare del Natale perché è un periodo dell’anno che non amo particolarmente e che evito in tutte le sue manifestazioni soprattutto libri e films a esso dedicati, ma ieri sera mentre lavoravo al pc non mi sono neanche accorta che in tv davano l’ennesimo stucchevole film dall’originale titolo “ Santa Claus”   fino a quando una piccola folletta non ha detto qualcosa che ha attirato la mia attenzione e in qualche modo mi ha toccato profondamente: “Non è necessario vedere per credere ma basta credere per vedere”.
 

Questo è l’augurio che faccio a tutti noi. Buon Natale

 

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