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In the Spotlight/Sotto i Riflettori: Paola Gianinetto

L'AUTRICE

Paola Gianinetto, vive a Torino e lavora da molti anni come adattatrice dialoghista per la televisione. Quando da bambina le chiedevano “Che cosa vuoi fare da grande?”, rispondeva “La scrittrice”, ma per lei era come dire “l’astronauta” o “la rockstar”. Anche da grande. Poi, un giorno per caso, ci ha provato, e non ha più staccato gli occhi dal computer finché non ha finito il suo primo romanzo.
La prima persona a cui l’ha fatto leggere le ha detto: provochi in me quella famosa sensazione di “vorrei abitare in quella storia”, un mix di sogno e nostalgia, non saprei esattamente, sprigiona calore. Allora ha capito che, comunque andasse, ce l’aveva fatta.
Per Emma Books (http://www.emmabooks.com/) a ottobre 2012 ha pubblicato “Kyler”, il primo libro della saga paranormal romance “Principi Azzurro Sangue”. “Negli occhi del drago”, un racconto contenuto nell’antologia “Amore, orgoglio e pregiudizio”, in onore del bicentenario del romanzo di Jane Austen, il 28 gennaio 2013. E il 14 febbraio, proprio nel giorno di San Valentino, è uscito  il romance “Qui per te”.
 

IL ROMANZO

È sabato e vi siete fermate al lavoro fino a tardi. Quando decidete di lasciare l’ufficio, prendete l’ascensore e vi ritrovate faccia a faccia con un uomo affascinante. L’attrazione tra di voi sale sempre di più e sta per prendere il sopravvento quando, tutto d’un tratto, l’ascensore si blocca. Che fare? È esattamente ciò che accade a Sara Morgan, che rimane intrappolata con uno sconosciuto supersexy e anche un po’ arrogante. Si farà prendere dal panico o dall’eccitazione? E soprattutto: quell’uomo è un elettricista, come ha pensato in un primo momento, o…?
Ok, non vi dico altro, niente spoiler! Quello che posso dirvi è che “Qui per te” è il primo romanzo che ho scritto, nel 2010. Quando Maria Paola Romeo di Emma Books, la casa editrice con cui già avevo pubblicato il mio “Kyler-Principi Azzurro Sangue”, mi ha chiesto di leggerlo e poi mi ha detto che aveva intenzione di pubblicarlo subito, sono stata ovviamente molto felice. Ma ero anche un po’ preoccupata, perché quello era il mio primo lavoro e avevo come l’idea che dovesse essere in qualche modo “immaturo” (capirai, manco fossero passati cinquant’anni!)
Quando l’ho preso in mano per rivederlo, in realtà, non ho cambiato quasi niente. Un po’ perché mi piaceva così com’era, ma anche perché ci sentivo dentro tutto l’entusiasmo che avevo provato nel raccontare una storia per la prima volta: LA storia d’amore, quella che avevo vissuto e rivissuto nei miei sogni a occhi aperti da quando avevo 12 anni, in un numero infinito di varianti (anche se a 12 anni, ci tengo a dirlo, le scene di sesso erano molto meno… esplicite).
Per me, non c’è niente di più bello che raccontare le mie storie: mi innamoro ogni volta dei miei protagonisti che ora, finalmente, non esistono più solamente nella mia testa.
Spero tanto che Alex e Sara riescano a far breccia anche nel vostro cuore.

LA RECENSIONE BY PANTHY

Ecco un libro che vi consiglio di leggere: “Qui per te” di Paola Gianinetto della Emma Books.
Sara è la ragazza della porta accanto, devo dire però anche abbastanza “sfigatella” ma con un grande tesoro, l’affetto inestimabile e inesauribile di Emma, la sua più cara amica fin dalle scuole superiori. Sara ha perso i genitori quando era ancora piccola e la sua tutrice, la zia Frida, da due anni. Così si è ritrovata da sola ma si è rimboccata le maniche e ha cercato di continuare la propria vita tra università, piccoli lavoretti ed Emma nella città di San Francisco.
Un giorno la sfortuna bussa alla sua porta (come se già non le avesse fatto visita abbastanza) e scopre che non solo la zia Frida ha prosciugato tutta l’eredità che le hanno lasciato i suoi genitori ma che aveva anche un debito di 20 mila dollari di cui lei si deve accollare.
Questo dà un notevole cambiamento di rotta alla sua vita.
E’ costretta a lasciare l’università e anche la sua stanzetta al campus. Per fortuna c’è Emma che la ospita nel suo minuscolo appartamento. Dico “ospita” perché i suoi lavoretti saltuari le permettono a malapena di pagare la rata da strozzinaggio dell’ufficio crediti e quindi non può permettersi alcunché tantomeno contribuire all’affitto.
Fino a quando la solita fatina buona, Emma, non riesce a farle avere un lavoro presso la ditta dove lei lavora: la Santini Enterprises.
A volte il destino ci mette lo zampino in modo strano, e quali vie tortuose ci fa percorrere per far sì che si avveri ciò che è già deciso. E per Sara è proprio un bel destino ma in fondo se l’è meritato visto tutto quello che ha vissuto finora.
Già quel sabato aveva passato l’intera giornata a fare lo straordinario, in più quando si decide ad andare via l’ascensore si blocca creandole un piccolo attacco di panico.
Ma questo “attacco” non è dovuto proprio all’ascensore ma all’uomo da urlo che è entrato con lei prima che si bloccasse.
Nonostante debba essere un semplice manovale, un elettricista magari, ha un atteggiamento decisamente arrogante confermato dal fatto che approfitta della situazione e bacia Sara (per onor di cronaca  dobbiamo dire che lei inizialmente non si ribella affatto).
Voi cosa avreste fatto? Io di sicuro quello che ha fatto lei se non peggio: un sonoro schiaffone seguito da qualche insulto sprezzante!
Mie care questa volta avremmo fatto male perché sapete chi era l’arrogante baciatore? Il signor Santini. Si, avete capito bene: il proprietario dell’azienda dove lavora Sara.
L’uomo da urlo con i capelli castani, gli occhi verdi e quei muscoli scultorei che si intravedono dalla camicia aperta non è un manovale ma solo lo scapolo più ricco e ambito di San Francisco e non solo.
Due mondi in un piccolo spazio. “Galeotto fu l’ascensore” perché ha rappresentato la fine della vita fino a quel momento di entrambi e l’inizio di una nuova non solo di coppia ma anche individuale.
Cominciano a frequentarsi e anche se con enorme fatica Sara butterà giù come un domino tutti i tasselli di paure, fragilità, delusioni, abbandoni che ha accumulato nella sua vita. Anche se molto giovane ha perso l’illusione che il futuro le possa riservare qualcosa di straordinario, non crede nelle favole tanto meno che possano capitare a lei. Inoltre è molto insicura e pessimista, capace più di piangersi addosso e dubitare di ogni cosa le capiti soprattutto se positiva perché … “chissà cosa c’è dietro”.
Per fortuna la sua amica Emma è romantica e sognatrice per tutte e due e l’aiuta a lasciarsi andare e a credere un po’ più in se stessa e in questa relazione.
Non che sia molto difficile lasciarsi andare con uno così!
Bastano poche settimane per conoscersi come se fossero destinati a stare insieme già in una vita precedente.
Ma c’è un’ombra sulla loro storia: Sara ha paura, non riesce a lasciarsi andare del tutto perché crede di essere solo un passatempo per Alex (ah, mi sono dimenticata di dirvi come si chiama Mr Perfezione), l’ultima delle sue conquiste che lascerà nel momento in cui ne sarà venuto a noia.
Inoltre la sua dignità e soprattutto il suo orgoglio non le permettono di godersi, diciamo così, “l’aspetto economico” della personalità del suo fidanzato. Ciò le fa onore ma la ingabbia in fissazioni e stereotipi che in questo caso non valgono perché Alex è davvero innamorato di lei.
Una stronza (e quando ci vuole, ci vuole!) darà il colpo di grazia alle fragilità di Sara che troncherà la storia scappando da lui e da se stessa addirittura in un’altra città.
Ma come nella favola di cenerentola non poteva mancare il lieto fine.
Questa volta ho fatto fatica a leggere il libro tutto d’un fiato, non perché non sia  godibile, anzi. E’ scritto in maniera semplice, pulita ma efficace. E forse è proprio questa efficacia che mi ha spiazzato perché mi sono commossa in diversi punti e ho pianto come non mi capitava da tantissimo tempo sia per un libro sia per un film.
Sarà che mi sono identificata molto con la  protagonista o magari che il libro è capitato in un momento particolare della mia vita ma sta di fatto che ha toccato delle corde che non fosse stato ben scritto non sarebbe successo.
Io e Sara siamo molto simili per la fragilità, le paure, la disillusione per il futuro ma ora  lei ha qualcosa che io non ho e non avrò mai: l’uomo più bello, più ricco, più romantico di tutti gli Stati Uniti e non solo. Beata lei!
A parte tutto è un libro breve ma che ti coinvolge fin dalle prime pagine e che ti accompagna in quella che è la favola di Cenerentola ambientata nel XXI secolo.   

Panthy   
   


L'ESTRATTO

Sara sentì un nuovo brivido scenderle giù per la colonna vertebrale e stava ancora cercando di stabilire il grado di minaccia contenuto nelle parole dell’uomo, quando un violento scossone la fece quasi cadere e la luce nell’abitacolo si spense di colpo. Non ci posso credere, pensò, non può succedere veramente, non a me, non adesso…
Quasi istantaneamente, si accese la luce di emergenza, che era talmente fioca da permetterle a  malapena di distinguere il profilo dell’uomo, che le si era avvicinato pericolosamente.
«Tutto bene?» Le chiese, così vicino da sfiorarla.
«Sì, grazie.» Rispose lei allontanandosi di scatto. Anche con quella poca luce, Sara era piuttosto sicura che le labbra dell’uomo si fossero piegate in un sorriso sardonico.
«In realtà, è piuttosto pallida» riprese lui dopo un momento di pausa. «Non starà per venirle un attacco di panico, spero.»
Nonostante sapesse che quella non era un’eventualità poi così improbabile e dovesse già fare il conto con un mucchio di emozioni diverse che andavano dalla paura a un crescente senso di claustrofobia, Sara non poté fare a meno di provare di nuovo una profonda irritazione. Quel tizio aveva il potere di farle perdere le staffe come nessun altro al mondo, su questo non c’era alcun dubbio.
Non sapeva quale delle sue tante emozioni si sarebbe riflessa nella sua voce, e nemmeno gliene importava un granché, quando disse «Invece di preoccuparsi dei miei possibili attacchi di panico, farebbe meglio a pensare a come farci uscire di qui. In fondo è il suo lavoro, o sbaglio?»
Questa volta lo stupore negli occhi dell’uomo fu del tutto sincero e sembrò capire quello a cui si stava riferendo solo quando seguì lo sguardo di lei, che stava fissando speranzosa la sua valigetta da elettricista.
«Oh, certo» disse a quel punto «se volessi, potrei far ripartire l’ascensore semplicemente schioccando le dita. In effetti, sono molto bravo anche a tirare fuori conigli dal cappello, se per caso la cosa le interessa.»
Riusciva mai, quell’insopportabile individuo, a esprimersi normalmente, senza per forza far ricorso all’ironia o, peggio ancora, al sarcasmo? Probabilmente no, concluse Sara fra sé.
In ogni caso, avevano un serio problema. Mentre rifletteva su questa poco tranquillizzante verità, vide l’uomo tirare fuori un cellulare e premere brevemente un tasto. Quasi subito, all’altro capo qualcuno rispose e lo sconosciuto spiegò brevemente la situazione, poi fece una breve pausa per ascoltare la risposta, dopodiché aggiunse solamente «Sbrigati» e interruppe la comunicazione. A quanto pareva, pensò Sara, la scortesia non era riservata solo a lei. Evidentemente, Mister Simpatia si riteneva un gradino più in alto di tutti i suoi simili e pensava di poter trattare gli altri come un re con i suoi umili sudditi. Be’, con lei avrebbe trovato pane per i suoi denti, decise. Non voleva dargli la soddisfazione di informarsi su quella breve telefonata, ma visto che con ogni probabilità riguardava strettamente la loro attuale, incresciosa situazione, cercò di dare alla sua voce un tono casuale e per niente preoccupato, mentre chiedeva «Verrà qualcuno a tirarci fuori?»
Con sua somma irritazione, il tentativo fallì miseramente e si accorse di aver pronunciato quelle parole con voce spezzata e carica di speranzosa aspettativa.
Ovviamente, anche lui lo notò e le sue labbra si tesero in un breve sorriso ironico.
«Forse sì e forse no.» Le rispose. «Non ti piacerebbe passare la notte chiusa qui dentro con me…?  A proposito, non mi hai ancora detto come ti chiami.»
Una nuova ondata di rabbia impedì a Sara di fare troppo caso al fatto che era passato improvvisamente al tu, altra cosa che denotava un’estrema carenza in materia di educazione.
«Mi chiamo Sara Morgan. E preferirei passare la notte in una fossa piena di serpenti.» Rispose piccata. Accidenti, doveva smetterla. La sua irritazione non avrebbe fatto altro che divertirlo ancora di più, ne era certa. Doveva assolutamente sforzarsi di apparire fredda e distaccata, anche se qualcosa le diceva che sarebbe stato molto, molto difficile riuscirci.
Riapparve il solito sorriso e poi lui la fissò dritto negli occhi e disse con voce rilassata, quasi annoiata «Sai, non ho ancora deciso se le tue reazioni sono dovute alla paura, o al fatto che sei irresistibilmente attratta da me. O forse a tutte e due le cose?»
Questo era troppo, adesso stava davvero esagerando. Sara perse il poco controllo che le restava.
«Sei l’essere più arrogante, irritante e maleducato che abbia mai avuto la sfortuna di incontrare.» Sibilò infuriata.
Lui fece una breve risata e poi la guardò nuovamente negli occhi.
«Non hai risposto alla mia domanda. Credo che dovrò scoprirlo da solo.»
A  quel punto, molto lentamente, iniziò ad avvicinarsi a lei. Il suo modo di muoversi ricordava quello di una pantera, o peggio, di un pericoloso serpente a sonagli, pensò Sara, ormai in preda al panico.
Istintivamente, si guardò intorno nel piccolo abitacolo dell’ascensore, come per cercare un’impossibile via di fuga. Questo sembrò divertire ancora di più l’uomo, che fissandola negli occhi, le disse «La fuga è fuori discussione, temo. Ma potresti sempre provare a chiedermi gentilmente di fermarmi, se davvero vuoi che lo faccia.»
Un cobra, ecco quello che era. Un bellissimo, sinuoso e letale serpente che stava ipnotizzando la sua preda. E a giudicare dalla reazione del corpo di Sara, non c’erano molti dubbi sul suo successo. La ragazza sentiva le gambe molli, simili a un inutile ammasso di gelatina, e dovette appoggiarsi alla parete dell’ascensore per evitare di cadere. Per quanto si sforzasse di respirare normalmente, l’aria non voleva saperne di raggiungere i suoi polmoni, obbligandola a inspirare sempre più velocemente, boccheggiando. Presto, la sensazione di estrema debolezza si diffuse dalle gambe al resto del corpo, concentrandosi in un punto imprecisato al centro del suo essere e in mezzo al turbinio di pensieri che le affollavano la mente, lei si rese conto che quell’uomo diabolico aveva assolutamente ragione, su tutto quanto.
Oltre alla sana, naturale sensazione di paura di fronte all’imminente intimità fisica con un perfetto sconosciuto – un enorme, perfetto sconosciuto, per di più – c’era anche qualcos’altro. Era attratta da lui. Voleva toccarlo, con ogni fibra del suo essere. Voleva che la baciasse, che la stringesse a sé e che quell’ascensore rimanesse lì, bloccato per ore, magari per giorni…
La sua mente ebbe appena il tempo di registrare questi pensieri assurdi e decisamente inopportuni, quando la parte di lei che era ancora relativamente cosciente registrò il fatto che lui, ormai, le era talmente vicino da sfiorarla.
L’uomo appoggiò entrambe le mani alla parete, ai lati della testa di lei e si chinò lentamente, per sussurrarle all’orecchio «Il tempo sta per scadere. Se vuoi chiedermi di fermarmi, devi farlo ora.» Fece una breve pausa, durante la quale si mosse impercettibilmente, riducendo ancora la quasi inesistente distanza tra i loro corpi.
«Vuoi che mi fermi, Sara?»
 

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