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Home | In the Spotlight/Sotto i Riflettori: Francesca Baldacci

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In the Spotlight/Sotto i Riflettori: Francesca Baldacci

L'AUTRICE

Sono Francesca Baldacci, classe 1957. Scrivo da sempre, e ho i cassetti pieni di poesie, raccontini, giornaletti, romanzi che erano il mio “pane” da bambina e da ragazza. Ho incominciato a pubblicare racconti nel 1979, a ventun anni. Da allora non ho mai smesso. Ho collezionato varie esperienze: un libro Rosa Mondadori nel 1981, dal titolo “Una casa per Sissi”, fotoromanzi, collaborazioni per varie riviste, via via sino alle sceneggiature per la Walt Disney, una collaborazione lunga quattordici anni con una rivista di calcio a livello nazionale, e poi il ritorno ai racconti e ai romanzi per riviste a tiratura nazionale, con cui collaboro tuttora attivamente.
Tra i miei ultimi lavori, la biografia del musicista livornese Gabriele Lorenzi, tastierista della Formula 3 dei tempi d’oro, “La macchina del tempo”, edito da Miremi, che sto presentando in tutta Italia con il mio co-autor; due ebook per una casa editrice tedesca; e le mie ultime “creature”, tre ebook autopubblicati: “Il Principe della Notte”, dove si intrecciano i brividi del mistero con una storia d’amore romantica e divertente, “Vacanza da Tiffany”, l’ebook più gettonato, un romanzo frizzante e pieno di brio, e infine “L’amica americana”, romanzo rosa, giovane e drammatico, pieno di sentimento, tutto da scoprire. Ma a breve seguiranno altri lavori.

La mia pagina facebook: http://www.facebook.com/pages/Francesca-Baldacci-ieri-e-oggi/28881642789...

 

IL LIBRO

La vita di Leonardo, giovane tormentato a causa di un amore finito tragicamente, viene travolta dall’arrivo di Sharon, l’amica americana della sorella minore Lucia, che giunge a Milano, nella loro casa, decisa a dimenticare la sua lunga e triste storia con Richard. Lucia intuisce che Sharon e Leonardo potrebbero essere fatti l’uno per l’altra, ma il carattere ombroso del fratello, che non vuole dimenticare, porrà molti ostacoli al suo proposito. La stessa Lucia vedrà vacillare la sua sicurezza a causa di Sharon. Ma…
Una storia giovane, ma drammatica, scritta in terza persona, dedicata alle lettrici dai tredici anni… in su!

“L’amica americana” è stato scritto da me molti anni fa, quando avevo ventiquattro anni. Ha avuto un suo percorso tutto particolare: approvato per la sua pubblicazione nella collana "I Rosa Mondadori", non ha poi mai visto la luce, perché “I Rosa” conclusero la loro esistenza dall'oggi al domani, a causa dell'arrivo degli "Harmony”. Meglio tardi che mai, dunque, giunge oggi finalmente alle lettrici che amano i rosa, rivisitato e attualizzato, solo in brevi dettagli. Perché l’amore e i sentimenti non passano mai di moda, per fortuna!

Sulla copertina de “L’amica americana” troverete anche scritto “Le storie giovani”, a indicare che potrebbe essere una specie di “collana”. Se il romanzo dovesse avere successo, infatti, ne scriverò altri sullo stesso genere. Trovo che sia giusto offrire alle ragazze di oggi narrativa di buona qualità. Modestia a parte mi ritengo in grado di farlo…
 


L'ESTRATTO

Quel grido sembrò dilatarsi all’infinito, e finalmente Leonardo si svegliò.
Si ritrovò seduto nel proprio letto, madido di sudore, ansante.
Pian piano riconobbe le pareti della sua stanza avvolte nell’oscurità, l’armadio, il comodino, il proprio letto. La sua realtà.
Era stato un incubo. Lo stesso incubo, da diciotto mesi ormai.
“Fosse soltanto un incubo… Ilaria, Francesco e Rosy sono morti davvero”, rifletté Leonardo, scosso, “e io sono stato l’unico a salvarmi. Ma perché? Perché mi sono salvato proprio io? Perché non sono morto insieme a lei, alla mia Ilaria?”.
Il suo era un rimorso assurdo, glielo avevano detto in tanti. Eppure non poteva fare a meno di sentirsi colpevole. Colpevole di vivere, di mangiare, dormire, studiare, quando la sua ragazza e i suoi migliori amici non c’erano più. A volte gli sembrava di avvertire ancora il profumo della pelle di lei su di sé. Rivedeva gli occhi splendenti di Ilaria, i suoi capelli biondi e luminosi, e il ricordo in lui si faceva così pregnante da sembrare vivo.
Quei diciotto mesi erano trascorsi in un lampo e un’eternità.

Leonardo se l’era cavata con un braccio ingessato, tante escoriazioni ovunque. Non aveva avuto il coraggio di guardare in faccia i genitori dei suoi amici ai funerali. Sapeva che cos’avrebbe letto nei loro occhi: “Perché? Perché tu sei vivo e i nostri figli no? Perché ti sei salvato? Perché non sei morto anche tu?”.
E se lo chiedeva anche lui, se lo sarebbe chiesto per tutta la vita. Provò a singhiozzare: ma non aveva nemmeno più lacrime.
Dopo i primi mesi di stordimento per il dolore, aveva trascorso tutto quel tempo a studiare, cercando di riprendere passione a quegli studi che lo avevano sempre interessato, ma era riuscito a dare soltanto un paio d’esami, e riportando una votazione molto bassa rispetto al suo solito.
Per Leonardo la vita si era fermata là, a quell’orribile nove settembre.
Un lieve bussare alla porta della sua stanza lo scosse dai ricordi.

 

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