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Home | Dietro la lavagna (luglio/agosto)

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Dietro la lavagna (luglio/agosto)

 

 

Avete passato delle buone ferie trovando quell'angolo di pace e di sole che vi ha fatto rilassare e leggere tanti tanti libri?
Oppure la pioggia e i temporali vi hanno costretto a rimanere in casa accocolate sul divano sempre però con una buona dose di letture sognando maliardi vampiri e affascinanti seducenti milionari?
Io ho iniziato con la speranza del sole, sono passata alla pioggia e al temporale quotidiano per finire poi con un biglietto 3x2 di entrate al pronto soccorso... ma non vi voglio annoiare con i miei guai.
Però...però... però... le interminabili ore di attesa mi hanno fatto leggere ancora di più e complice il dente avvelenato della stanchezza e dell'irritazione per questo periodo di (angry ) ho la lavagna pienotta.
Da dove inizio a farmi odiare?

Comincio su alcuni titoli della collana You feel della Rizzoli.
Ma come, penserete... ci hai recensito positivamente la Renelli e la Drake e adesso ti lamenti?
Assolutamente no, non cambio una virgola sulle opinioni espresse  e su quei libri perchè proprio leggendone altri posso dire  tranquillamente che assieme a quello che ho inserito nelle pillole,  sono letture che meritano.
Invogliata quindi dalle buonissime impressioni, ho preso altri titoli della collana ma è stato un crescendo in negativo: erotici che non sono erotici, romantici, ironici ed emozionanti che annoiano o hanno poco senso.
E' un parere strettattemente personale per carità, ma le situazioni raccontate in alcuni titoli sono così astruse e impossibili che non danno punti in più alla storia rendendola pesante e a volte ridicola.
Non voglio essere polemica o demonizzare le autrici italiane, ma qualcosa nel modo in cui alcune scrivono non va. Sembra abbiano il freno a mano tirato o che esagerino all'eccesso: vie di mezzo non ce ne sono.
E quelle che invece hanno trovato la giusta combinazione non riescono a farsi conoscere e apprezzare come meritano.
I gusti sono sempre e giustamente soggettivi e quindi non ho intenzione nè di fare nomi, nè di dare titoli.
Quelli che colpiranno favorevolmente li inserirò nelle pillole e penso di affidarmi sempre al mio istinto. L'autore emergente non sarà mai escluso a priori da parte mia, anzi,ma le sensazioni che deve darmi devono essere immediate, devo sentire ogni piccolo particolare del libro, respirare e gustare ogni parola. Non sempre le ciambelle riescono col buco, lo so bene. Ma il talento si sente lo stesso e se mi censurano anche questo, non sono letture che fanno per me.

Lo stesso discorso lo faccio anche per la collana I romanzi Mondadori ( quelli che escono in edicola per capirci).
Sembra quasi che si punti più sulla quantità che sulla qualità. Tra i titoli del mese di luglio salvo pochissimo...quasi niente e non va molto meglio nemmeno questo mese di agosto. Ho capito che sono regency, vittoriani o come cavolo volete chiamarli, ma a me hanno fatto venire tanto sonno e tra un parroco in piena crisi ormonale, un ladro gentiluomo che si fa beccare come l'ultimo dei pivelli, uno scrivano nordamericano e una maschera di ferro d'oltralpe ho preferito l'ennesimo capitolo letto e riletto dei Cynster e della Kleypas.
Mi è venuto anche il dubbio di essere una strega e di non essere mai contenta lo ammetto. Ma facendo un rapido giro su AAR ho scoperto che la maggioranza di questi titoli viene giudicata dalla critica americana con un D o un C. Bassino come giudizio vero?
Stendo un velo pietoso sulle " Perle". Se proprio tutti sono romanzi da riproporre, perchè non farlo in un'unica soluzione tipo "Oro" per intenderci? Saranno anche titoli inediti e integrali, ma mi sembra troppo pagare più di tre euro a libro.
Sono storie che possono piacere per carità, ma  da qui a definirle perle (per me) ce ne corre. Almeno fino ad ora.

Sempre per quanto riguarda la Mondadori da edicola, ho trovato abbastanza deludente e noiosetto Fortunata in amore di Jill Shalvis, quarto capitolo della serie Lucky Harbor.
I primi tre libri letti in precedenza non erano male, ma questo ho fatto tanta di quella fatica a leggerlo che non vi dico.
Mallory, la protagonista, è una infermiera che lavora nell'ospedale di Lucky Harbor. E' dolce, buona, affidabile, altruista e non dice mai di no a nessuna richiesta di aiuto, sia che parte dalla sua famiglia egoista e antipatica che da estranei altrettanto egoisti e antipatici. Insomma, uno zerbino umano.
Ty Garrison, il protagonista maschile, è un medico ex SEAL che dopo un brutto incidente in cui rimane gravemente ferito e vede morire i suoi compagni, sta cercando di rimettersi in sesto nel corpo e nello spirito.
Queste due anime si incontrano logicamente perchè hanno ognuno ciò che manca all'altro e di cui hanno bisogno: un bad boy per lei e per lui una ragazza tranquilla con cui fare sesso e che non gli creerà problemi quando ritornerà alla sua vita normale. Cos'è dunque che non ha funzionato in questo libro?
La troppa carne al fuoco che l'autrice inserisce nella trama e che la appesantisce invece di arricchirla: l'abuso di farmaci, l'assistenza sanitaria, la PTSD, il suicidio, l'integrazione dei veterani di guerra.
Troppo, veramente troppo. In più, il tutto viene integrato in un contesto di pettegolezzi  e vecchie signore tipo Miss Marple che usano facebook per postare anche quante volte va al gabinetto una persona del paese.
Non è il massimo come lettura ecco. E poi...mi piacerebbe capire la logica meteorologica della signora Shalvis. Vabbè che il tempo è pazzo, ma se mi si descrive l'abbigliamento di una persona facendomi intendere che quando questa è uscita di casa era abbastanza caldo, non riesco a capire perchè poi scoppi una bufera di neve da andare sotto zero nel giro di mezz'ora. Ma siamo in America e forse può succedere.

Altro libro che non mi ha preso per nulla è stato Se torno ti sposo di Kristan Higgins.
Lo stile ironico e leggero dell'autrice che avevo apprezzato in altri suoi libri, qui praticamente non esiste e quello che avrebbe dovuto essere divertente si trasforma molto spesso in situazioni irritanti e fiacche. Non ho sentito una grande storia d'amore tra Levi e Faith, i due protagonisti principali.
Faith scappa dall'azienda vinicola della sua famiglia dopo essere stata piantata sull'altare da Jeremy, suo fidanzato da una vita che al momento del si confessa di essere gay, o meglio viene spinto alla confessione dal suo migliore amico Levi.
Dirlo prima che si arrivi ad un passo delle nozze no eh?!
E come fa la tapina, costretta a rientrare a casa dopo qualche anno per esigenze famigliari, a perdonare e addirittura ad innamorarsi di uno così? Mah...per me l'unico personaggio simpatico della storia è stato Blue, il golden retrieve che dà un po' di brio a diverse situazioni.
Libro debole, lento e tiepido come una minestrina di ospedale.
Si salva il cane.

Ci ho provato, ci ho provato davvero a cambiare opinione sulla duologia di Irene Cao, ma non riesce a prendermi del tutto.
Il primo libro "Per tutti gli sbagli" mi aveva fatto conoscere dei personaggi che non mi erano piaciuti per nulla, partendo dalla protagonista principale Linda.
Linda è una donna eccessiva in ogni cosa, non è simpatica e mi ha sempre irritato profondamente così come la descrizione dei luoghi e delle persone che fanno da contorno alla storia. Sembra il copione di quei film degli anni 70 in cui viene descritto il Veneto e la sua gente come protagonisti di una vita godereccia, pettegola e sporcacciona. Solo lei si salva da questa mediocrità, con il suo lavoro da artista, il suo footing, l'amico fotografo famoso. Tutto il resto sembra una macchietta da avanspettacolo.
Poi l'incontro con l'uomo di mondo, il raffinato ricco e conturbante Tommaso che però non dà emozioni, non buca le pagine come forse avrebbe voluto l'autrice, non fa venire palpitazioni o colpi al cuore. Un uomo freddo e controllato in ogni emozione che non mi è entrato sotto pelle, mai, nemmeno nelle scene più calde perchè anche in quelle l'ho sentito distante.
Comunque i due si innamorano e lui lascia la compagna storica per Linda.
Li avevamo lasciati pronti per partire per Lisbona a seguito del nuovo incarico diplomatico di Tommaso. Ecco quindi il secondo capitolo della duologia: Per tutto l'amore.
E qui mi casca l'asino visto che c'è un cambiamento troppo esagerato e serio nel comportamento di una donna descritta fino a quel momento come una virago,  una donna così cazzuta che di colpo e senza pensarci poi troppo molla lavoro, casa, famiglia e carriera per seguire un uomo che non è proprio sicurissima sicurissima che sia quello giusto.
E dopo i fuochi d'artificio dei primi momenti, ecco che arriva la noia e la quotidiana abitudine di un rapporto che non fa più scintille.
E come se ne esce? Come si fa a riaccendere la passione che sembra essersi spenta così troppo presto?
Con le serate speciali di un club privè, con gli scambi di coppia, con il cukhold e tutto l'ambaradan che ne segue...
Mi dispiace che il libro sia entrato in questa strada per proseguire il racconto.
Mi dispiace che questa donna così dura e tenace da rendersi antipatica, si sia trasformata per compiacere un compagno ardente come un pesce lesso, che pur non essendo convinta di quanto le chiede Tommaso accetti di essere usata, condivisa, scambiata.
Perchè ha fatto cambiare così Linda, signora Cao? Perchè ha voluto annullare la sua libertà e la sua indipendenza in maniera così totale?
L'epilogo della storia è praticamente scontato, così come l'identità del misterioso amante che dà la botta finale al traballante matrimonio di Linda e Tommaso,antipaticissimo e ancora una volta fiacco e deludente come uomo.
Ma sa che alla fine questo romanzo non mi è dispiaciuto proprio del tutto? Perchè penso che se ti rimane impresso anche in maniera non sempre positiva, significa che il suo lavoro è riuscita a farlo signora Cao ed è per questo che continuerò a leggere i suoi libri.

La mia dose di Acidin multifiale è terminata per il momento. Vi aspetto per la prossima somministrazione tra qualche settimana.
Si sente tanto che sto frequentando il pronto soccorso???sad
 

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