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THERESA MELVILLE :  DAL ROMANCE AL NOIR

 

Abbiamo già avuto il piacere di avere tra noi una delle esponenti più brillanti e significative del romance italiano: Theresa Melville, una donna veramente speciale, capace di imbastire trame articolate e avvincenti miscelandole sapientemente con un sentimentalismo mai scontato, una donna che sa scrivere con il cuore e che ha dimostrato innumerevoli volte il suo talento narrativo.

In occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, abbiamo pensato di intervistarla e di chiederle qualche notizia in anteprima relativa al suo libro … ma lasciamolo dire a lei:

Theresa, incomincio dicendoti che è veramente un grande piacere averti nuovamente tra noi. Raccontaci un po’, come stai?

Sto molto bene, grazie Cris, e grazie per l’opportunità di essere nuovamente con voi. Come sai, ritengo fondamentale coltivare il rapporto con le lettrici. In proposito, ricordo che sono disponibile per coloro che volessero contattarmi all’indirizzo melville.t@gmail.com. Tornando al mio lavoro, sto vivendo un periodo di rinnovamento. Da oltre un anno mi dedico al genere noir, che mi affascina e mi impegna moltissimo. Questo non significa però che abbandonerò il romance.

Perché questa decisione di scrivere due racconti, e quali sono i tratti che li accomunano?

Più che racconti, li definirei romanzi brevi, ognuno di circa 120 cartelle. Usciranno in un solo libro nella collana I Romanzi: Amanti Perduti è il titolo. Il mistero accomuna i due testi, un dilemma intricato e doloroso che verrà svelato nel finale. Le protagoniste delle storie sono donne molto diverse: Jennifer è una nobildonna tormentata da un matrimonio infelice e da un uomo che ama nell’ombra; sul punto di compiere la scelta decisiva, verrà colpita da un evento che sconvolgerà il suo futuro. Frances è una giovane donna piena di coraggio, le cui origini si perdono in racconti nebulosi e menzogneri; per far luce sul passato metterà in gioco se stessa, affrontando pericolosi imprevisti.

Ci piacerebbe sapere un po’ sui personaggi, hai instaurato un diverso rapporto con loro dal momento che avevi meno “spazio” a disposizione?

A dirti la verità, non mi ha mai condizionato la lunghezza di un testo. Si tratta solo di gestire meglio i tempi narrativi. L’intensità di un personaggio non ne soffre, anzi, forse si verifica il contrario: i giochi di ruolo sono più agili, i dialoghi più incisivi.

Ho come l’impressione che si tratti di un cambiamento, ti senti forse ad una svolta?

Preferisco definirla evoluzione. Dopo sedici anni di lavoro, sento di aver acquisito la sicurezza necessaria a sperimentare sia nel linguaggio che nel genere letterario. Tengo a sottolineare che la mia immensa fortuna è stata quella di conoscere in Mondadori un direttore di collana come Sergio Altieri, scrittore di grande spessore e professionista serio come pochi, che ha creduto nel mio lavoro e mi ha dato fiducia.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Scrivere senza sosta, alternandomi tra il noir e il romance. Ho appena iniziato un romance ambientato in Francia sullo sfondo della Rivoluzione Francese. In programma ci sono un racconto vampiresco per un’antologia e il soggetto per il prossimo noir. Nel 2010 usciranno un romanzo nella collana Gialli Mondadori e un racconto noir per un’antologia al femminile, sempre edita da Mondadori. Per questi testi non userò lo pseudonimo. Manterrò Theresa Melville nel suo mondo di eroine senza tempo, che tanto mi ha dato e spero mi darà nel futuro.

Un racconto paranormale dunque, con un vampiro come protagonista … è la prima volta che affronti una stesura di questo tipo? Ci puoi dare qualche anticipazione?

Sul racconto vampiresco non azzardo anticipazioni, perché il soggetto è in via di definizione. Scrivere sul paranormale mi attira moltissimo; non l’ho mai fatto fino ad ora, ma ho letto molto a riguardo, in particolare tutti i romanzi della bravissima Anne Rice. Riguardo il racconto dell’antologia noir, che è ultimato, posso invece anticipare che tratta la terribile scelta affrontata da una donna dei nostri tempi, una donna provata da esperienze molto dure, che vede materializzarsi in una sola notte le paure di un’intera vita.

Come hai scoperto la vena per il genere noir?

In realtà ho sempre avuto una propensione al noir, che credo emerga in parecchi miei romance. Quello che mi mancava, era il coraggio di cimentarmi con un nuovo genere letterario, caratterizzato da una struttura e un linguaggio narrativo assai diversi da quelli che ero abituata a usare. Sono felicissima di essermi lanciata in questa nuova avventura.

Potresti prendere in considerazione un'ambientazione gotico/noir per un tuo futuro romance e dunque unire i due generi?

Perché no? Di certo però sarebbe più noir che gotico. Il noir mette in luce gli aspetti più nascosti e oscuri dell’animo umano in un contesto realistico. Quando penso a una trama, la vedo proiettata nella realtà; questo è un tratto tipico della mia produzione, a prescindere dal genere.

Continuerai a scrivere per la Mondadori dunque, ci sono altri tuoi romanzi in programma nella categoria romance?

Continuerò a scrivere per la Mondadori, che in questo momento offre un panorama di collane da edicola davvero importante e variegato. Il romance cui sto lavorando è appena agli inizi. Una volta ultimato, vorrei scrivere un secondo noir, ma non faccio previsioni fino all’uscita del primo, che dovrebbe avvenire nella prima parte del 2010. Non ti nascondo che aspetto con trepidazione quel momento: tutto considerato si tratta di un nuovo esordio, con tutte le implicazioni emotive del caso. Confesso che l’esperienza non ha intaccato l’emozione che mi coglie quando scrivo o quando vedo pubblicato un mio libro. I personaggi delle mie storie sono pezzetti di me; mentre scrivo mi commuovo, rido e mi arrabbio con loro. E non mi sento ridicola per questo, anzi. Quando non succederà più smetterò di scrivere, ma l’ipotesi non mi pare verosimile.
 


ESTRATTO  da "Charlene"

Rivide Amandine alla festa in casa di Eugéne e ripensò alla sua eleganza, alla sicurezza che ostentava negli abiti maschili così seducenti sul corpo aggraziato. L’aveva invidiata per quelle movenze leggiadre da conquistatrice. Ora non la invidiava più. Vent’anni e un matrimonio naufragato. Si firmava George Sand e forse la scelta di uno pseudonimo maschile nascondeva il rifiuto della propria femminilità, di una realtà percepita come ostile.
Quando uno scrittore decide di non firmare col proprio nome, c’è sempre sotto qualcosa.
Per Charlene era stato così: niente cognome, niente famiglia. Charlene e basta. La persona, non le sue origini. Non più i ricordi, solo il presente. Niente padre, né madre, né Dimitri. Solo...
Solo cosa? Cosa le restava?
Chiuse la rivista. Bevve un sorso d’acqua e inghiottì le lacrime. Si sentì affondare nelle sabbie mobili di una solitudine melmosa, mentre l’ottimismo svaniva in nube nera di disperazione. No, non adesso, per favore Gesù pregò. Non posso crollare ora. Charlene è abbastanza. Io sono abbastanza. Sono arrivata fin qui: su questo presente fonderò il mio futuro.

 

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