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Mercoledì, 14 gennaio, 2009 - 02:05
Maet

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RECENSIONE PROMESSE (Uncommon Vows) di Mary Jo Putney

 

 

Prima pubblicazione anno: 1991 by Onyx

Pubblicato in Italia da: Mondadori, I Romanzi Big  no.839, dicembre 2008

 Livello di sensualità: Warm (caldo)

 Ambientazione: Medievale

 Voto: 7-/10

 

Può uno sguardo penetrare nel cuore? Può uno sguardo rapire l’anima? Adrian de Lancey se lo domanda dopo aver incontrato quello della giovane novizia Meriel de Vere e preferisce non aver risposta. Lui è un cavaliere che passa da una battaglia all’altra e lei una fanciulla votata a Dio. Meglio dimenticare. Trascorrono sei anni e di nuovo il destino fa incrociare i loro cammini, Meriel alla fine non ha preso i voti e si trova accidentalmente nei possedimenti di Adrian, dove viene scambiata per una cacciatrice di frodo. Meriel, temendo rappresaglie, preferisce non dichiarare la propria identità di nobile Normanna ed essere scambiata per una serva, visto che suo fratello appoggia la fazione avversa ad Adrian,ora conte di Shropshire. Ma Adrian, benché non la riconosca immediatamente, è di nuovo in balia del suo sguardo e non riesce a liberarsi di quello che gli  appare come un sortilegio. Comincia così la storia di un desiderio intenso e contrastato che si trasformerà in ossessione, quando la ragazza rifiuterà tutte le sue avances e dichiarerà di preferire la morte alla sottomissione della sua volontà. Sarà un lotta feroce ed estenuante quasi come sul campo di battaglia per Adrian, che porrà in secondo piano i suoi doveri e la guerra civile che sta infuriando in Inghilterra, per gli occhi di Meriel , quegli occhi che rifiutano di ricambiarlo ma da cui lui non riesce a distaccarsi.

 

Il Medioevo inglese è spesso usato come ambientazione di romances storici, ma con risultati alquanto scarsi, visto che abbondano gli anacronismi e l’incapacità a ritrarre verosimilmente ambienti, situazioni e personaggi. La Putney invece ci presenta uno splendido affresco dell’anno mille, facendoci credere di stare effettivamente vivendo in quel periodo e non di stare guardando dei contemporanei travestiti da antichi. Il suo è quasi un romanzo intimista, perché benché non manchino i riferimenti esteriori, il racconto si concentra sui conflitti interiori dei due protagonisti, sui loro desideri confessati e su quelli inconfessabili, sul primato o meno del dovere sulla volontà individuale, sugli scrupoli della coscienza. Ecco, la coscienza: è la terza protagonista di questo libro, una protagonista forse ingombrate per il sentire contemporaneo, che si fa beffe di essa come di qualsivoglia scrupolo, relegandolo all’archeologia. Adrian e Meriel invece debbono rispondere alla loro coscienza, formatasi su una severa educazione religiosa, come era naturale e consueto all’epoca, ma che per loro è anche più forte in quanto entrambi sono stati vicinissimi a prendere i voti.

 Adrian vorrebbe essere più forte dei suoi appetiti  per il sangue e per la carne, ma come non  può liberarsi del tutto dal piacere della battaglia, così non riesce a rifiutare il piacere del corpo della donna. Meriel invece teme profondamente di poter anche solo immaginare di abbandonarsi a quelli che per lei non sono che impulsi del demonio per allontanarla dal Cristo. Ma la paura non può fermare il fluire della passione: entra nei pori della pelle, scorre nel sangue, si respira con l’aria nei polmoni, batte con le pulsazioni del nostro cuore. Arrendervisi non sarà facile per nessuno dei due.

Il sentimento Cristiano di entrambi è vivissimo e profondo, l’amore per Gesù è così vero che è assolutamente toccante; è da molto tempo che non leggevo in un romanzo una tale sincera e forte atmosfera religiosa e mai mi era capitato in  un romance, dove purtroppo, a discapito di qualunque realtà storica oggettiva, l’elemento della Fede non compare quasi mai e tutti sembrano allegramente o pigramente agnostici. Invece il Cristianesimo e la vita religiosa in generale, sono stati per millenni il centro della vita sociale e privata del mondo, solo negli ultimi trent’anni si è passati nel mondo occidentale, ad una secolarizzazione diffusa, quindi tanto di cappello alla Putney per aver saputo ricreare un tal universo, con perizia ed onestà. Non è necessario essere credenti per apprezzare un racconto del genere, anzi. La scena in cui Adrian risolve la propria lotta interiore e può finalmente pregare col cuore leggero, è una delle più intense che abbia letto, sentire quasi, come lui, la Grazia attraversarci sarebbe un bel regalo.  Inoltre, il senso del peccato è la base della contrapposizione, quindi del cardine di ogni tipo di letteratura e qui è espresso molto chiaramente, divenendo un punto di forza del romanzo.

Altro punto forte è il meraviglioso protagonista Adrian: freddo e bollente, saggio ed imprudente, sicuro ma tormentato, umile ma anche volitivo, ci si innamora di lui quasi istantaneamente e si vorrebbe non lasciarlo, nonché vederlo accoppiato ad un’eroina di pari livello. Purtroppo invece Meriel risulta semplicemente essere una ragazzina, testarda, limitata ed oltremodo incapace di ammettere di essere in torto. Non comprendiamo perché Adrian debba essere così follemente innamorato di lei, visto che non porta alcun segno di eccezionalità. Peggio ancora, l’espediente utilizzato dall’autrice per giustificare il cambiamento della donzella, non solo risulta troppo macchinoso e poco credibile, ma non fa che aumentare la limpida percezione del divario tra i due. Un eroe di tale levatura è destinato ad essere perdente quando la sua amata è troppo mediocre, così come tutta la storia sfortunatamente si sfalda dopo una prima parte talmente ben riuscita e palpitante che non si riesce ad interrompere la lettura. Un inizio folgorante  che non mantiene le promesse del titolo, un romanzo dalla doppia personalità come la sua protagonista: eccellente e passabile. Peccato, un’occasione sprecata, fermo restando che la Putney scrive come suo solito, con grande stile, eleganza e padronanza dei vari elementi della narrazione, ma quello che poteva essere un nove diviene un sette non pieno.

 

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Commenti

Mi ripeto, ma grazie di nuovo

Mi ripeto, ma grazie di nuovo ragazze. E' la Putney comunque ad essere una grande scrittrice, anche in quelle che non sono le sue prove migliori.

La Putney, a mio parere, è

La Putney, a mio parere, è una vera maestra nello studio dell'animo umano e delle emozioni.

I suoi romanzi possono essere a volte insoliti, a volte disturbanti, o magari addirittura sconvolgenti, per i temi "difficili" che tratta ( qualche esempio: la pedofilia, l'alcolismo, l'impotenza, le paure della gravidanza... ), ma lasciano davvero il segno. Credo che potrei raccontare le trame di TUTTI, anche se ho letto i primi una decina di anni fa, tanto mi sono rimaste scolpite dentro...

Provatela assolutamente, questo o un altro libro, a vostra scelta ( se riuscite, cercate "Il fiore del deserto" cioè Silk and secrets ). E bravissima a Maet per questa recensione così intensa e piena di poesia.

Grazie Maet, hai dato voce

Grazie Maet, hai dato voce alle sensazioni e impressioni che abbiamo avuto con il romanzo. Bellissimo da leggere assolutamente.

Complimenti ancora per la stupenda recensione

PATTY

Mai letto nulla della Putney,

Mai letto nulla della Putney, ma ne ho un discreto numero nella mia lista di libri da leggere.

Come sempre, le tue recensioni Maet sono molto accurate, tanto che si ha l'impressione di aver letto il libro :-)

Grazie Lener per le belle

Grazie Lener per le belle parole!

Si, si, cercalo e poi mi saprai dire.

Ciao.

Ciao Maet! Complimenti per

Ciao Maet!

Complimenti per questa magnifica recensione!

Non ho mai letto nulla della Putney, anche se ne ho sempre sentito parlare benissimo. Devo confessarti che, sebbene io in genere non impazzisca per i medievali, questa tua recensione mi ha molto intrigata, proprio per come hai sottolineato l'attenzione al contesto religioso e morale del tempo. Se mi capita tra le mani su qualche bancarella mi sa tanto che l'acquisto ci scappa!

ciao ciao!

Lener

Grazie a tutte ragazze, siete

Grazie a tutte ragazze, siete davvero molto gentili.

Diciamo che il libro delle Putney, nonostante i suoi difetti, è comunque da provare, non ce ne sono molti in giro così originali e sentiti, per questo mi è dispiaciuto non potergli dare quel nove che secondo me la prima metà meritava.

Mannaggia!

Da leggere assolutamente. Io

Da leggere assolutamente. Io l'ho già fatto. ^_^

Complimenti per la recensione!

Complimenti per la recensione

Complimenti per la recensione maet!

Io non amo i medievali, ma questo mi è piaciuto tantissimo, è diventato uno dei miei keepers.

Baci!

Susa

Splendida recensione Maet, la

Splendida recensione Maet, la terza che leggo su questo romanzo, ma l'unica che condivida pienamente.

Grazie

Cris

Che bella recensione, grazie

Che bella recensione, grazie Maet per aver tradotto con parole così belle i sentimenti che questo romanzo mi ha inspirato. Ho appena finito di leggerlo e mi è piaciuto tantissimo, dalla prima riga all'ultima, tanto che, alla fine, ho assolto anche Meriel. Il mio voto è nove!

Lucia

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