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Venerdì, 14 settembre, 2012 - 02:51
Milly

Lasciami in pace

Lettera alla moglie defunta di un vedovo egiziano della XIX Dinastia – Nuovo Regno 1567-1080 A.C.

La lettera è scritta sulle due facce di un papiro sito nel Museo di Leida no.371, Collezione Anastasy.  E’ un vedovo che scrive alla moglie morta tre anni prima e proviene con tutta probabilità dalla tomba della donna nella necropoli menfita. Per il tono, vivace e parlato, e per il contenuto che illumina singolarmente gli usi coniugali della famiglia della buona società egiziana, questa “Lettera alla moglie defunta” è la più nota e citata fra i documenti di questo genere giuntici dall’Egitto antico.
Siamo certe che le Amiche del Blog la riterranno curiosa, interessante e…anche attuale. Possiamo constatare che in fondo gli esseri umani non sono poi molti cambiati quando si tratta di sentimenti e che ci si è sempre rivolti ai defunti, ben prima dell'avvento di vampiri e zombie.

Allo spirito eccellente, Anekhiri,
Di che colpa mi sono macchiato verso di te, che debba trovarmi in questo cattivo stato in cui mi trovo? Che cosa ho fatto contro di te, che tu mi abbia messo la mano addosso, benché non abbia colpe verso di te, da quando ero con te come marito fino ad oggi?
Che cosa ho fatto contro di te, che debba nascondere? Che cosa ho fatto?
Ho diritto di portar lagnanza contro di te. Che cosa ho fatto contro di te?
Ti accuso apertamente con parole della mia propria bocca al cospetto dell’Enneade divina dell’Occidente**, e sarà giudicato tra te e me con questo scritto sul quale si trovano le parole di questo messaggio.
Che cosa ho fatto contro di te?
Ti ho sposato quando  ero ancora giovane; son rimasto con te qualunque carica esercitassi; sono rimasto con te e non ti lasciai e non ti detti dispiaceri. Lo facevo, ancor giovane, qualunque importante carica esercitassi per il Faraone, e non ti lasciai, ma dicevo “ è stata sempre con me”, dicevo.
Chiunque venisse da me quando ero con te, io non li ricevevo, per riguardo a te, dicendo “faccio quel che vuoi”.
Ora, invece, guarda, non lasci tranquillo il mio cuore.
Si giudicherà tra te e me, si distinguerà tra torto e dritto.
Vedi, quando istruivo gli ufficiali  dell’esercito del Faraone con la sua cavalleria, li facevo venire a sdraiarsi sul ventre davanti a te, portando ogni buona cosa da metterti davanti, e non ti nascosi niente finché vivesti, e non ti detti dispiaceri o dolori con nessuna mia azione, comportandomi da gentiluomo.
Non mi hai trovato a mancarti di rispetto, comportandomi come un contadino che entra in casa altrui.
Non lasciai che un maschio mi prendesse qualcosa fatta con te.
Quando ti si collocò nel luogo dove sei, non sapevo più neppure uscire come ero solito fare, e facevo quello che fa chi è vedovo come me, e resta a casa.
I tuoi unguenti, così come le tue provviste, così come i tuoi vestiti che tu indossavi, non li feci mettere in altro posto, ma dicevo “la mia donna è sempre qui” e non ti ho mancato di rispetto. Ma vedi, tu non riconosci come mi sono portato bene con te. Ti scrivo perché ti renda consapevole di quel che fai.
Quando ti ammalasti di questa malattia, feci venire un medico primario, che ti curò e che faceva tutto quello che tu gli dicevi di fare.
Quando accompagnai il Faraone, andando verso sud, e tu cadesti in questo stato, io passai otto mesi senza magiare e bere in maniera umana e quando giunsi a Menfi domandai licenza al Faraone e venni dove tu eri e piansi moltissimo insieme con la gente del mio quartiere.
Detti stoffa di lino del Sud per bendarti e feci fare molte stoffe e non permisi che qualcosa non ti fosse fatto.
E ora, vedi, ho passato fin qui tre anni, e sono seduto e non entro in una casa di un’altra donna, benché non sia giusto farlo fare ad uno della mia condizione.
Ora vedi, io l’ho fatto per riguardo a te, ma ora vedi, tu non conosci il bene dal male.
Ora vedi, le sorelle della mia famiglia, io non sono entrato da nessuna di loro.

** dottrina dei sacerdoti di Eliopoli basata su un gruppo di nove dei

 

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Commenti

Ritratto di Milly

Sono contenta che questa

Sono contenta che questa lettera vi sia piaciuta, io mi sono commossa e sono rimasta sorpresa a mia volta nel constatare che l'animo umano è rimasto pressoché immutato. Inoltre quest'uomo sembra essere molto devoto alla moglie defunta, come lo era stato quando lei era in vita, se ce ne fossero di più di uomini così anche al giorno d'oggi non sarebbe male.

Ritratto di loredana1

Lasciami in pace

I millenni passano, adesso non si scrivono più lettere sui papiri ma si inviano con ogni sorta di tecnologie,e sorprendentemente, i sentimenti che legano gli uomini alle donne rimangono immutati nel tempo....

Ritratto di Lilith

Non abbiamo inventato nulla

Per la serie: non abbiamo inventato nulla! Fa effetto leggere questa lettera di millenni fa, a parte il linguaggio, sembra scritta ora. Hai fatto bene a proporla Milly, come dice Marin è toccante, però a questo punto mi domando: non è che gli egizi, o qualche altro popolo antico avevano scritto un romance ante-litteram?

 

Ritratto di Marin

Molto attuale si, Milly e a

Molto attuale si, Milly e a me sembra una bellissima lettera d'amore, malgrado lo spirito della donna sembri tormentare l'uomo.

Credo che ci sia un legame molto profondo che ci lega ai defunti che abbiamo amato e che in un certo qual modo loro ci siano sempre accanto. Paese, religione, cultura possono essere diversi, ma l'amore  e l'incognita del "dopo la morte" rimane sempre uguale.

 

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