Eccolo qui, l'atteso seguito di "Il bacio del libertino". L'ho aspettato con ansia, l'ho letto con emozione. "La cortigiana del re" ha suscitato pareri contrastanti oltreoceano, anche perché dopo il primo le aspettative erano alte e la scelta dei personaggi ancora una volta ambiziosa. Il periodo è quello della Restaurazione inglese (1660-1689), quando al rigore Cromwelliano si sostituisce la monarchia di Carlo II Stuart, sovrano indulgente e capace, che riapre i teatri, fa rifiorire le arti e permette finalmente alle donne di calcare le scene, prima riservate solo agli uomini, che interpretavano anche i ruoli femminili. La protagonista è Hope Matthews, amante non ufficiale del re, per la quale la James si è dichiaratamente ispirata alla figura di Nell Gwyn, che dopo aver lavorato da bambina in un bordello vendendo acquavite era passata a vendere arance davanti ai teatri, dove la sua incantevole bellezza aveva attirato l'attenzione delle persone giuste, aprendole la strada della recitazione. Dotata di un autentico talento comico, Nell era diventata una delle attrici più popolari dell'epoca e poi la favorita di Carlo II, conquistando con il suo spirito brillante e la sua battuta pronta poeti e drammaturghi, tra cui John Dryden, Aphra Behn e l'imprescindibile John Wilmot conte di Rochester, al quale Judith James ha dedicato "Il bacio del libertino". Nell e Rochester sono diventati negli anni il simbolo del loro tempo, in cui una semplice popolana salì la scala sociale guadagnandosi il favore del re e un nobile affascinante e talentuoso poeta scandalizzò, divertì, infiammò coi suoi versi la corte reale, conducendo una vita così sfrenata da morire giovane, ma non prima di aver incarnato il modello per eccellenza dell'eroe libertino, a cui il teatro inglese attinse a piene mani.
Insomma, Judith James per i suoi due libri ha scelto personaggi non facili da gestire, nonostante si tratti ovviamente di romance e non di romanzi biografici. Se nel "Bacio del libertino" l'autrice ci ritrae un Rochester brillante e disilluso - William de Verres -, ma più romantico e meno autodistruttivo che nella realtà, in questo libro il "tradimento" di Nell Gwyn è più marcato e per ovvi motivi. Nella realtà, Nell resterà legata al sovrano per tutta la vita, dandogli anche due figli. Hope Matthews, invece, dovrà prendere un'altra strada. I capelli rosso fiamma di Nell si fanno ebano per Hope e il carattere esplosivo e irriverente della prima diventa più dolce e sognatore nella fiction, in cui re Carlo sta per prendere moglie e la presenza a corte di un'amante di origine popolare diventa scomoda. Così Hope viene data in moglie al capitano Robert Nichols, che accetta a malincuore l'unione per non perdere la sua proprietà, che sta per essergli confiscata a causa del suo passato sostegno a Cromwell. Robert, visto attraverso gli occhi di Hope la prima volta, «si muoveva come uno spadaccino, con agilità e leggerezza, e aveva qualcosa che rammentava un lupo». Ma è anche un uomo tormentato da ricordi pesanti e un bruciante desiderio di vendetta. Fin qui nulla di nuovo per un romance, eppure la James non cade nel cliché. Nichols è sì un soldato nei fatti e nell'animo, un uomo d'onore che accetta una proposta disonorevole - fungere da marito fantoccio dell'amante del re, in attesa di un suo richiamo a corte -, ma la sua forza di carattere non si trasforma nei tipici atteggiamenti da maschio alpha prepotente. Robert resta incantato dalla bellezza delicata e soprattutto dalla voglia di vivere di Hope e il suo senso dell'onore gli impone di trattarla con i dovuti modi. Se non fosse che è l'amante del re. Se non fosse che la situazione si presta a diversi malintesi sin dall'inizio e lui accetta di fare il marito, ma non tollera l'idea di fare il cornuto. Insieme dovranno imparare a conoscersi e, neanche a dirlo, sarà un percorso tutto in salita.
La prosa dell'autrice è di raffinata accuratezza. L'ambiente e i personaggi secondari non sono delle veloci pennellate superficiali, ma il tocco capace di un'artista di cui si avverte l'amore per l'epoca che sta ritraendo e le sue infinite possibilità. Alla James piace scavare nell'animo umano, valorizzare le azioni con un'abile introspezione psicologica, che ci permette di conoscere i personaggi e di entrare nelle loro dimore come nel loro cuore. Di conseguenza, i contrasti inevitabili fra una ex cortigiana e un soldato orgoglioso non sono mai capricci irritanti, ma il doloroso tentativo di comprendersi in una situazione impossibile. La James si diverte a farci aspettare i momenti d'incontro e di confronto fra i due novelli sposi, che, pur abitando nella stessa casa, sono abilissimi a evitarsi, desiderandosi. In questo modo, una volta che li ritroviamo insieme, la nostra tensione è cresciuta assieme alla loro e uno sguardo, una parola risultano più carichi di erotismo di quanto non sarebbero scene ben più spinte.
Ho trovato questo romanzo inferiore al primo, ma per il semplice fato che, a mio parere, "Il bacio del libertino" è insuperabile. Difficile competere con il fascino oscuro e un po' perverso di William de Verres, il Lord Rochester della James, e con la sensualità ammaliante che l'autrice è riuscita a conferirgli. Ancor più difficile è competere con il piacere che la sua disinibita arguzia regala nel primo romanzo. "Il bacio del libertino" resta, secondo me, un romance perfetto, di stile alto e brillante. Un romanzo che dovrebbe uscire in libreria e per la sua capacità di intessere la trama e delineare i personaggi fungere da esempio. Tuttavia, Robert Nichols non è tipo da passare inosservato e farsi dimenticare a fine lettura. È un uomo vivo, non un personaggio di carta, che non confonde la forza con la prepotenza, e che sa essere di una dolcezza disarmante, quando vince una durezza di atteggiamento che non gli è innata. Hope, dal canto suo, non è la figura brillante che avrebbe potuto essere ed è forse questo il punto debole del libro.
Hope avrebbe dovuto fungere da contraltare a Robert, alimentando il contrasto fra purezza e peccato, come nel Bacio del Libertino hanno fatto William de Verres e la puritana Elizabeth Walters. Due libertini "contro" due puritani, nello spirito dell'epoca. Altrimenti perché scomodare una figura come Nell Gwyn, e fare della protagonista una cortigiana, se poi non si ha il coraggio di affondare la lama? In questo romanzo, in realtà, è Robert a incarnare entrambi i contrasti: è lui che ha servito la causa di Cromwell, ma è ancora lui a dimostrarsi il più disilluso e ambiguo dei due. Hope resta l'incarnazione della purezza in un mondo corrotto, nonostante i suoi trascorsi, secondo i canoni più tradizionali del romance. A parte questo, che io sento come un difetto ma che altri meno cinici di me potrebbero considerare un pregio, "La cortigiana del re" è un romanzo bellissimo e toccante, scritto in modo impeccabile e coinvolgente dalla prima all'ultima pagina, oltre che un delizioso ritratto di un'epoca sicuramente difficile ma anche incredibilmente suggestiva. Chi non avesse letto "Il bacio del libertino" non deve preoccuparsi di non capire la vicenda, che è autonoma, malgrado inevitabili rimandi. Al massimo può dispiacersi di aver perso un gioiello, ma è un dispiacere che dura poco, essendo il libro ancora di facile reperimento.
(Nella foto in alto a sinistra, Nell Gwyn ritratta da Sir Peter Lely)
Secondo romanzo della miniserie ambientata durante la Restaurazione inglese, iniziata con IL BACIO DEL LIBERTINO (The Libertine's Kiss).
complimenti una recensione
complimenti una recensione impeccabile! Fa venir voglia di leggerlo anche a chi non è particolarmente appassionato al genere.
Per la serie: non risparmierò
Per la serie: non risparmierò mai!
Ho dovuto comprarlo, anche se mi ero ripromessa di apettare però non l'ho ancora letto. Adesso dopo questa bellissima recensione devo iniziarlo subitissimo!! Grande Bluefly
Complimenti per la recensione
Splendida recensione. Il bacio del libertino mi è piaciuto, ma solo a tratti (la parte dedicata al racconto dei protagonisti adolescenti e le ultime 100-150 pagine). Questo mi ispira tantissimo, ed è il prossimo in attesa di lettura dopo Virtuosa tentazione della Milan (con un'altra protagonista cortigiana). Certo che ultimamente la Harlequin sta sfoderando autrici di livello altissimo! Susa
Hai ragione Susa, nei GRSS e
Hai ragione Susa, nei GRSS e Passion ci sono alcune delle mia autrici preferite come la Cornick, la Stuart, la Featherstone e altre