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Domenica, 27 gennaio, 2008 - 21:03
Chiaromattino

Untitled

Romance all'Italiana
Intervista con  Roberta Ciuffi

 

Ed ecco a voi un'altra scrittrice Italiana simbolo del suo paese, nel quale ambienta ogni suo romanzo, una donna che conosco da diversi anni e che mi ha aperto le porte al romance italiano: Roberta Ciuffi.
Ero molto curiosa riguardo le scrittrici italiane, i loro romanzi, le ambientazioni, e durante la mia ricerca trovai “Il colore della felicità”, un romanzo vivace, con dei personaggi che sembrava saltassero fuori dalle pagine tanta era la loro vitalità. Non ho mai dimenticato Lolotte dei Cammellopardi, la protagonista, né la sua forza interiore nata dal bisogno e dalla volontà di cambiare le cose. In seguito ho acquistato ogni romanzo di Roberta, trovandomi di volta in volta a ridere o a piangere…e non è forse questo il dono di un grande scrittore?
Tra tutti il mio preferito è “Pagine d’amore”, inconsueto, terribile, affascinate e dolcissimo.
Ma Roberta scrive anche per Intimità, e "la Rosa delle Maleterre" è il quattordicesimo romanzo che pubblica per la collana I Romanzi Mondadori.

Roberta sorteggerà tra tutte le lettrici che interverranno una copia autografata di "La Rosa delle Maleterre". Non dimenticate di firmare i vostri commenti con un nome o un nick, e di tornare a vedere il nome del vincitore. Buona Fortuna!
 

L'autrice si racconta

La prima cosa che dovete sapere di me, e forse la più importante, è che sono una precaria della vita. Ho sempre vissuto momento per momento, senza una progettualità, navigando a vista. Mi sono laureata in psicologia, ma non ho praticato. Non ho mai programmato i miei diversi impieghi, mi sono capitati per caso. Ma la scrittura l’ho sognata da quando ho imparato a leggere. Da quando avevo sei anni, all’immancabile domanda –cosa vuoi fare da grande- la mia risposta era: voglio scrivere. Poi, però, mi sono un po’ persa per strada.
Sono romana, è quasi inutile dirlo. Molti miei romanzi sono ambientati a Roma, e la mia voglia di raccontare storie è stata alimentata dal desiderio di raccontare la mia città, alcuni suoi aspetti particolari e particolari momenti storici, in maniera non didascalica.
Non sono una viaggiatrice, ma piuttosto una stanziale. Andrei in tutto il mondo, se potessi restare almeno sei mesi in ogni posto. Così, quando sono andata a Londra, e già piuttosto in età, ci sono rimasta due anni, durante i quali ho scritto centinaia di pagine... prive di qualunque merito, se non di fungere da allenamento.
Tornata a Roma, lavoravo in un negozio e scrivevo, in ogni momento libero, ma le mie spedizioni alle case editrici non riscuotevano successo. Ero piuttosto demoralizzata. Decisi di scrivere un’ultima cosa, l’ultima davvero, e quasi per me: ‘Un matrimonio perfetto’, che veramente si chiamava ‘Un ragionevole accomodamento’. È così che è cominciata.
Circa sette anni fa, la mia navigazione ha di nuovo mutato direzione. Ho fatto un corso di patchwork, e da un momento all’altro mi sono ritrovata drogata di un hobby che mi ha cambiato la vita. Adesso lavoro nel negozio in cui sono andata ad imparare, e sono diventata io stessa insegnante. Purtroppo, macchina da cucire e computer sono due competitori naturali… del mio tempo. E non riesco ad occuparmi di uno senza sentire la nostalgia dell’altra.
Sono single, ma da anni vivo con un fratello ed un nipotino, Gabriele, che dirige la mia vita, se non altro perché ogni mia scelta deve prima passare al vaglio delle sue necessità. E a questo punto, devo nominare la mia nipotina Emma, giovane bellezza di undici anni: non vive con me, ma non me lo permetterebbe mai se non lo facessi.
Sono appassionata di piante, anche se non una grande conoscitrice, e non posso passare accanto ad una piantina ingiallita senza provare il desiderio di portarmela a casa e salvarla. Ho due gatti, Carry la Nevrotica e Biff il Criminale, che riempiono di gioia i miei ritorni a casa, e nella mia borsa non manca mai un sacchetto di croccantini… per gli eventuali gatti bisognosi che dovessi incontrare.
 

L'intervista di Chiaromattino

1. Quando e come è nata la passione per la scrittura?

Dai libri degli altri. Sono sempre stata circondata dai libri. Nella mia famiglia, nessuno ha mai messo in dubbio che leggere fosse necessario tanto quanto mangiare o vestirsi. Anche nei momenti più difficili, i miei genitori non hanno mai rinunciato ai libri, magari quelli comprati alle bancarelle, di seconda mano, ma andava bene lo stesso. Inoltre, sono stata una bambina e poi una ragazza solitaria, con scarse attitudini sociali, e il mondo dei romanzi, le storie, erano il mio rifugio, e la mia passione. Sono ancora appassionata di buone storie, più che di buona letteratura. Sarà un difetto, ma è così.

3. I personaggi dei tuoi romanzi sono insoliti ed affascinanti, perchè hai scelto di preferirli ai piu consueti conti duchi e marchesi?

Guarda, non è stata una scelta ideologica. Talvolta ho utilizzato anche io protagonisti del genere, era necessario alla storia. Però mi tenta la diversità, il fossato ideale che divide le persone e che deve essere superato per raggiungere… il vero amore. Non è questa l’essenza del romanticismo, il motivo per cui affondiamo il nostro cuore in queste storie? Di solito, la diversità consiste in Lui ricco, Lei povera. Lui potente, Lei derelitta (meglio se è la sua cameriera, non guasta). È il sogno di Cenerentola, e va bene, forse fa parte del nostro immaginario di donne, anche se moderne, anche se emancipate. Ma… mi chiedo… e se la ricca fosse lei? Lei quella educata, di buona famiglia, abituata a pensare a se stessa come a una principessa? Cosa succederebbe se incappasse in un affascinante maschio… di tutt’altro genere? Se scoprisse di amare al di fuori dei canoni imposti dalla sua società? Sarebbe capace di saltarlo, quel fossato?
Io stessa non rifuggo dal fascino di un duca, ricco, bello, potente… Quanti libri abbiamo letto, con un personaggio così? Ed ogni volta mi capita di chiedermi: bè, e allora dov’è il problema? Come mai questa sciocca ragazza non cade subito stecchita ai suoi piedi? Le hanno sfornato davanti la meraviglia del millennio e lei continua a protestare che non sarà mai sua, piuttosto la morte? Quante volte vi è capitato di sbuffare davanti ad una situazione così? Ma se la rovesciate assume tutt’altro aspetto. (E va bene, lo ammetto: mi piacciono le parole crociate senza schema, le situazioni stuzzicose, i giochi. Credo di soffrire un po’ di amore della difficoltà.)

4.Come scegli le ambientazioni nelle quali loro vivono?

E’ la storia a richiederlo. La storia è la padrona, attorno a lei gira tutto. Talvolta, per una storia particolare che mi ronza nella testa, mi metto nei guai, incappo in un’ambientazione che non mi è familiare, che mi costringe ad un mare di ricerche. Altre sono più facili, più rilassanti.

5. Sei una scrittrice molto versatile, capace di un humor tipicamente italiano in alcuni romanzi come "Il ritorno del marinaio", mentre in altri la tradizione sempre italiana per l'intensa drammaticità trova nei tuoi lavori un esempio straordinario. Quali preferisci scrivere, e perchè?

Non ho una preferenza, ma, se dovessi nominare due romanzi che mi hanno veramente coinvolto emotivamente, direi ‘Fino in fondo al cuore’ e ‘Pagine d’amore’. Quindi, è l’intensità che mi appassiona. Però l’umorismo mi tenta. ‘Il ritorno del marinaio’ è stato uno spasso, scritto sotto Natale proprio come storia natalizia, pensando ai personaggi di Dickens. Il mondo dei Bracci mi affascina ancora. Avrei voglia di scriverne di più.

6.Qual'è il libro che tieni sul comodino?

Allora, vado a vedere. Due libri sui giardini (In giardino non si è mai soli, e Il vero giardiniere non si arrende), ‘Mondo senza fine’ di Follet (in effetti è senza fine), uno sul Patchwork, il Vangelo, e il mio diario… per modo di dire. Sessanta pagine in dieci anni. Se poi intendi il libro che tiro giù dalla libreria quando ho bisogno di un po’ di conforto prima di addormentarmi, allora sicuramente uno di Barbara Pym. Sono così rilassanti, non succede mai niente a quelle sensate ragazze inglesi di mezza età. Dopo un dramma –capitato ad altri- al massimo, decidono di farsi una tazza di Ovomaltina. Come vedi, proprio il contrario dell’intensità di cui parlavo.

7.Quali sono le letture che hai trovato illuminanti per te come donna e come scrittrice.

A costo di apparire banale, devo nominare Jane Austen. Orgoglio e pregiudizio, naturalmente, ma anche Persuasione. Credo che, bene o male, sia la maestra di noi tutte. La narrativa inglese dell’800 è, in generale, una grande maestra. Io devo molto a Shirley, di Charlotte Bronte, che mi ha dato l’idea per il mio primo romanzo pubblicato (Un matrimonio perfetto). Poi, voglio parlare di un libretto che è stato, questo si, per anni sul mio comodino: ‘Vite immaginarie’ di Marcel Schowb. Non è un romance, ma un insieme di vite, alcune di personaggi reali, re-immaginate. Le ho lette talmente tante volte che il libro è più che logoro, ma in nemmeno 150 pagine si aprono una ventina di mondi diversi. È stata una grande scuola di fantasia. Inoltre, voglio approfittare dell’occasione per nominare un romanzo che mi è piaciuto moltissimo, ma che credo non abbia avuto uno splendido successo: Sussurri in un giardino all’italiana, di Judith Lennox. Quella è la storia e quelli sono i personaggi che vorrei aver scritto io. Dovevo scriverli io! Come ho fatto a perdermeli?
Come donna, ho difficoltà a dirti i titoli, ma si tratta in genere di libri che, se avessi saputo di cosa trattavano, non avrei scelto. Libri a dispetto di me stessa, delle mie preferenze, che ero tentata di rifiutare, e che invece una volta letti hanno modificato in qualche modo il mio pensiero, la mia visione del mondo. Ultimamente, non so perché, ma leggo quasi esclusivamente questi tipi di libri: storie-verità, o comunque verosimili, come ‘Leggere Lolita a Teheran’ e ‘Il cacciatore di aquiloni’. Sarà l’età che avanza. Però voglio darvi un bel titolo, non nuovo, su un mondo affascinante e sconosciuto: La terrazza proibita, di Fatma Mernissi. E perché no ‘La lettera d’amore?’ Oddio, non riesco a smettere! E ‘Saga dei signori di Saint Malò’? Fermatemi!

8. Che ne pensi del romance paranormale che ha tanto successo ultimamente?

In linea generale, direi che mi piace. Sono una devota lettrice della serie Outlander, credo di essere stata una delle prime ad innamorarmi di Jamie Frazier e dei suoi guai, ho letto i romanzi quando ancora non erano stati tradotti. Mi piacque tanto un romanzo di Jasmine Creswell pubblicato da Mondadori, ma non mi ricordo il titolo. Poi, quando ho scoperto che era divenuta una tendenza, mi sono fatta mandare qualche libro da Amazon, delle autrici più quotate. Non me ne è piaciuto nessuno. Per i miei gusti, manca l’elemento di meraviglia, di stupore. Forse devo tentare ancora. Però l’argomento in genere mi attrae molto. Io stessa ne ho scritti un paio, e il libro in uscita a febbraio sfiora questo tema. Mondadori ne ha in lettura un altro che invece è apertamente paranormale, e ne ho in perenne scrittura un terzo, che chissà perché (leggi: lavoro, gatti, nipote, patchwork, vita…) non riesce a trovare una fine.

9. Cosa puoi consigliare a chi desidera scrivere un romance ?

Io, sempre, con forza: leggerezza! Tocco lieve. Il lettore non ha bisogno di essere costantemente richiamato al fatto che sta assistendo ad una tragedia. Il dramma va ricoperto da drappi leggeri, e poi svelato al momento giusto. Io detesto che l’autore mi dica cosa devo provare, in quel preciso istante. Detesto le didascalie. E poi avere le idee chiare sui personaggi. Troppe volte mi è capitato di leggere libri i cui personaggi, anche quelli minori, sembravano usciti da una clinica psichiatrica per personalità multiple. Un po’ come certi protagonisti di soap televisive, che a scadenza di 50 puntate diventano buoni, cattivi, buoni, malvagi, di nuovo buoni… Si, la storia è padrona e va servita, ma con coerenza. E ancora, per chi scrive romance storici: curare l’ambientazione, fare le ricerche necessarie per la verosimiglianza, ma senza darlo a vedere. Intendo, un romance non è una lezione di storia. Talvolta, per collocare i fatti, può essere indispensabile dare più informazioni, ma sempre trattenendo la mano. Io trovo utile una descrizione all’inizio, al di fuori della narrazione vera e propria.

 

Estratto da "La Rosa delle Maleterre"

Regno Italico, Marca di Fermo. Anno 1001

Era una di quelle tenebrose, tormentate notti che i vecchi soldati e le vedette sulle torri ormai da tempi immemorabili definivano ‘da Maleterre’.
Il vento frustava gli alberi e confondeva le cose. Il suo sibilo faceva pensare al gemito di anime perdute, alla ricerca di una salvezza negata. Talvolta, passando tra tronchi cavi o fessure nella pietra, simulava l’ululare dei lupi.
Una dannata notte da Maleterre.
Nel palazzo della Rocca un bambino si riscosse con violenza dal sonno. L’oscurità che ricopriva ogni cosa non bastò a dissipare le immagini che lo avevano destato. Esse erano ancora lì con lui, dentro di lui, nella sua mente che non conosceva il sollievo del riposo.
Strinse le dita al coltrone e si irrigidì, in preda al panico. Era l’erede della Rocca, il futuro signore del castello. Non poteva piagnucolare come un bambino. Si strinse la testa tra le mani, come per respingere le immagini che invece continuavano a fluire, spaventose, incontrollabili.
Infine, quando non riuscì più a trattenersi, lanciò un grido di terrore.
Qualche stanza più in là, un vecchio si rigirò infastidito nel letto. "Maledizione," borbottò. "Eccolo che ricomincia."
Allungò un braccio, cercando nel corpo morbido accanto a sé il conforto per tornare a dormire. Invece trovò il posto vuoto, ed il bordo del coltrone rovesciato. Di colpo del tutto sveglio, sbarrò gli occhi e sollevò la testa dal cuscino.
"Perché ti sei alzata?"
Impegnata ad infilarsi la veste sopra la camicia che indossava per la notte, la donna non rispose.
"Cosa stai facendo?" insisté il conte.
"Vado a controllare che stia bene."
"Ti ho già detto che non voglio che mio nipote venga trattato come una ragazzina!"

Columba non aveva bisogno di luce per immaginare il volto contrariato dell'uomo che era il suo amante da più di quarant'anni.
"Continuerà a gridare," argomentò, calma, passandosi la cintura attorno alla vita. "Sveglierà tutti e spaventerà le domestiche. Devo andare da lui."
"Maledizione!" Il conte ruotò le gambe fino a posare i piedi sul pavimento gelido. "Stavolta lo riempio di nerbate, lo giuro davanti a Dio."
Quando raggiunsero la piccola camera in cui Valentino, in obbedienza agli ordini del nonno, dormiva solo, si accorsero che l'uscio era aperto, e una voce, proveniente dall'interno, stava mormorando qualcosa in un basso sussurro rassicurante.
"Beata!" sbraitò il conte, spalancando l'anta.
La ragazza accanto al letto sussultò. La lucerna posata in terra mandava una luce troppo fioca per mostrarne il volto, ma il modo in cui si alzò in piedi rivelò un atteggiamento colpevole. "Ero venuta solo per calmarlo," si affrettò a giustificarsi. "Non intendevo restare."

"Ti avevo ordinato di stargli alla larga!"
"Ma gridava! L'avete sentito anche voi…"
"La cosa non ti riguardava. I miei ordini erano…"
Alle loro spalle, Valentino emise un singulto, come se stesse per soffocare. Il suono di petto, roco, lancinante, disperse la rabbia del nonno. "Che cos'ha?" gridò, spaventato.
Columba si avvicinò al letto. Il ragazzo si dimenava come se qualcosa gli ostruisse la gola. Lo osservò preoccupata.
"Insomma, cos'ha?"
"Stanno arrivando!" Valentino spalancò gli occhi. Agli altri parve che brillassero come quelli di un animale acquattato nel buio. Il suo corpo si tese, immobile per un istante. "Eccoli, eccoli!" gridò terrorizzato.
"Chi, Valentino? Chi arriva?" chiese Beata, prima che il nonno le imponesse di tacere.
"Loro. Sono loro…"
"Beata, ti ho detto che non voglio che il ragazzo…"
"Volete sentire cos'ha da dire?" l'interruppe, furiosa al punto da dimenticare la prudenza. "O siete oramai tanto vecchio da non avere più memoria della Voce?"
Il conte fu troppo sbalordito per replicare.
Columba emise un sibilo tra i denti: "Ora l'hai fatta grossa".
"Caro, vuoi dirmi cosa ti sta dicendo?" chiese Beata, cercando di non pensare alla punizione che di certo l'attendeva il giorno dopo. "Chi sta venendo, dimmi?"
"I Maleterre," rispose il ragazzo, quasi stupito che qualcuno potesse rivolgergli una simile domanda. "Sono i Maleterre, che arrivano…"
Beata s'irrigidì, mentre Columba si faceva un rapido segno di croce. "La Vergine Maria ci liberi…"
"Dove?" tuonò il nonno, abbandonando ogni remora. "Dove sono?"
"Vicini. Sotto la Rocca. Stanno per attaccare."
Un suono strozzato uscì dalla gola del conte. Strinse una mano a pugno e poi si guardò attorno, d'improvviso sperduto.
"Nonno, bisogna dare l'allarme," lo richiamò la nipote, spaventata. "Subito."
"Si. Subito, si…" farfugliò, arretrando fino al corridoio.
Si portò una mano alla fronte, sentendola imperlata dal sudore. Erano passati molti anni dall'ultima volta che aveva udito la Voce, talmente tanti che a volte poteva perfino convincere se stesso che non fosse mai accaduto, o che si trattasse solo di una favola da bambini. Cosa doveva fare? si chiese, confuso. Un lupo ululò, lontano, oltre le mura. Quel suono lo riscosse. L'allarme!
Con passo rapido raggiunse la scalinata che portava alla sala grande. Gli uomini dormivano. I cani si aggiravano tra i bracieri spenti, cercando l'illusione di un po’ di calore.
"Alle armi!" gridò, dall'alto delle scale.
Bastò il suono della sua voce perché dai fagotti stesi a terra iniziassero a sollevarsi delle teste, scuotendosi nella penombra.
"In piedi, uomini! In piedi! All'armi! Siamo attaccati!"
La sala si riempì del brusio di un paio di dozzine di soldati, subito desti. "Chi ci attacca, signore?" chiese qualcuno, risalendo i gradini.
"Maleterre."
Un boato colmo d'odio fece eco alla sua esclamazione. I barbari avevano fatto male i loro conti. Quella sera la Rocca dei Rovi avrebbe bevuto il miglior sangue delle Maleterre.
Anche se Dio sapeva se il conte non si sentiva troppo vecchio, per tutto questo!

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Commenti

Gentile Roberta, purtroppo

Gentile Roberta,

purtroppo non ho ancora avuto modo di leggere nessun libro scritto da lei, anche se ho Damigella nella pila di libri da leggere. Aspetto La rosa di Maleterre, perchè si tratta di un importante esordio di una scrittrice italiana nel genere paranormale.

Alcune domande ( e mi scuso se sono banali ).

1) Conosce altre sue colleghe italiane (Ornella Albanese, Mariangela Camocardi, Maria Masella....)?

2 ) C'è un romanzo, sempre scritto da lei, al quale è particolarmente legata?

3 ) Le piacciono le copertine dei suoi romanzi?

4 ) Ha mai pensato di scrivere delle serie?

La ringrazio.

Susa

Scusate faccio un po' di

Scusate faccio un po' di campanilismo ma uahu!!! la sig.ra Ciuffi è di Roma...Sono contenta.Non posso fare nessuna domanda xchè purtroppo non ho letto nulla ma è sottinteso che a partire dal mese di febbraio colmerò questa orribile lacuna.

Bacioni a tutte.

Lia

Più che domande volevo fare i

Più che domande volevo fare i miei complimenti a Roberta Ciuffi, ho letto, tra i suoi romanzi, "La preda magnifica" e l'ho apprezzato moltissimo! Ora mi accingo ad acquistare "La Rosa delle Maleterre", sia perchè mi piacciono le storie con un tocco di paranormale, sia perchè, credo cosa unica ed irripetibile, è ambientato nei loghi dove sono nata e vivo. Se riuscirò a guardarli con un occhio diverso...sarà merito suo!

Claudia

Da sempre sono una

Da sempre sono una appassionata di storie con ambientazione medievale , quindi sono grata a Cristina per l'interessante intervista e non vedo l'ora di immergermi nella lettura delle belle storie di cui , insieme con la gentilissima Roberta Ciuffi, ci avete parlato. A prestissimo dunque, e complimenti!

emanuela

E' stata Cristina a farmi

E' stata Cristina a farmi conoscere Roberta Ciuffi, in verità non ho ancora letto i suoi libri perchè non ne possiedo nemmeno uno purtoppo ma Cris mi ha decantato molto spesso il suo stile, e il sentimento che traspare mentre mi racconta le storie dei suoi libri ha fatto si che la Ciuffi sarà una delle autrici che leggerò.

Quindi Cris apri gli scatoloni!!!!!

Mi sono avvicinata da un paio d'anni alle scrittrici italiane e non mi sono pentita!

Cara Roberta (mi permetto di darti del tu) credo che Jane Austen sia un'icona per molte!!! io l'doro e amo tutti i suoi capolavori!

Mi fa molto piacere che anche tu abbia letto "Sussurri in un giardino all’italiana", di Judith Lennox, romanzo che ho trovato bellissimo, molto accurato nelle descrizioni , ma penso ti sia piaciuto anche per le descrizioni meravigliose dei fiori e la creazione dei giardini! confermi?

Non posso chiederti nulla per quanto riguarda i tuoi libri perchè ancora non conosco il tuo stile ( ma presto lo conoscerò!).

Mi piacerebbe sapere se quando devi scrivere ti isoli completamente da tutto e da tutti, e se quando hai l'ispirazione , magari mentre curi il giardino, ti fermi e abbozzi qualcosa!

Il libro di Jasmine Cresswell che non ricordi è Timeless edito in Italia con il titolo " Amore senza tempo".

Grazie per la tua disponibilità

Complimenti per l'intervista

Complimenti per l'intervista e grazie all'autrice così disponibile a rispondere alle nostre domande. Ho letto alcuni romanzi e anche se non amo molto l'ambientazione italiana continuo a leggerli. Ma passiamo alle domande:

1) Legge romanzi rosa di sue colleghe italiane? Se si, he ne pensa? Se no, perchè?

2) Ha mai pensato di avere un sito a lei dedicato come molte sue colleghe straniere?

Grazie ancora. ^_^

Ciao a tutte ^_____^ Roberta

Ciao a tutte ^_____^

Roberta risponderà alle vostre domande.

Desidero ringraziare Naan per la preziosa assistenza, grazie mille!

Baci

Cris

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