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Romance all'italiana
Due chiacchere con  Mariangela Camocardi

Mariangela Camocardi è considerata una delle scrittrici nostrane più prolifiche, ha infatti al suo attivo circa una ventina di romanzi storici ambientati tutti in Italia, e per i primi di dicembre è prevista l’uscita del suo nuovo libro “Dimmi di sì”. Il suo modo particolare  di scrivere dal sapore antico, richiama vecchie tradizioni con una dialettica d’altri tempi che non disturba il lettore, anzi lo affascina in quanto la sua narrativa è assai piacevole.
Abbiamo chiesto a Mariangela Camocardi di parlarci un po' di sè, e di questa sua nuova fatica e lei gentilmente ci ha concesso un suo estratto. Personalmente vorrei dire che parlare con Mariangela Camocardi è stato un piacere, non solo perché molto disponibile, ma anche perché è una persona molto umile, con cui ho chiacchierato piacevolmente come se parlassi con un'amica di vecchia data.

L'autrice si racconta

Sono nata a Verbania nel dopoguerra e fin da piccola i libri di fiabe e i giornalini con i fumetti sono stati miei compagni inseparabili. Il Corriere dei piccoli, L’intrepido,Topolino e altre pubblicazioni non sono mai mancati in casa mia, anche se dovevo rinunciare ad altri giocattoli per avere da leggere. E tra le materie scolastiche ho amato la Storia e i suoi protagonisti più di qualsiasi altra. La vita mi ha condotto lungo strade lontane dalla scrittura e tuttavia la scrittura era nel mio destino ed è comunque venuta a me spontaneamente. Sono doni che abbiamo in noi e che alla fine emergono.
Un giorno, in balia di circostanze avverse, ho trovato il coraggio di buttare su un foglio le mie idee e da allora la macchina da scrivere è diventata un’amica inseparabile. Mi ha aiutato a superare traversie che apparivano insormontabili e la mia Olivetti è un cimelio a cui sono enormemente affezionata e che lascerò ai miei nipoti perché rappresenta il simbolo di ciò che la volontà può produrre.                 
Sono sposata con l’uomo che è il mio primo amore e insieme ne abbiamo passate di ogni sorta, nel bene e nel male. Ma le avversità temprano le persone e quando ci si vuole bene rafforzano i legami affettivi. Mi divido tra la scrittura e la famiglia senza trascurare né l’una né gli altri, mi piace cucinare e sono bravissima nel preparare i dolci in genere. I progetti futuri contemplano esordire finalmente in libreria e scrivere per i bambini. Supposto che la vena creativa non mi abbandoni. In questi mesi ho letto i tre romanzi di Wilbur Smith sull’Egitto, quelli di Diana Gabaldon imperniati sui viaggi nel tempo, e al momento sto leggendo la biografia di Vespasiano Gonzaga e l’invenzione di Sabbioneta di Edgarda Ferri. Adoro le biografie ben scritte e ho apprezzato parecchio, tra le ultime, quella di Maria Antonietta e di Sissi d’Austria. Ovviamente ho letto anche romance de I Romanzi e altre cose che al momento non ricordo. Ho il desiderio di incontrare personalmente le mie lettrici e trascorrere insieme a loro ore piacevoli in un reciproco scambio di domande e risposte, e chissà che non si avveri questo sogno, prima o poi. Nel frattempo approfitto di questo provvidenziale spazio messo a mia e a loro disposizione per abbracciarle tutte quante. Grazie, grazie a tutte voi per l’affetto con cui mi seguire. Vi voglio bene e vi porto sempre nel mio cuore!    

sito ufficiale di Mariangela Camocardi :
http://www.mariangelacamocardi.net/

"Dimmi di  si"
collana i romanzi n.791,
dicembre 2007

La storia di “Dimmi di sì” si snoda nella suggestiva cornice di Mantova. Una Mantova occupata dagli austriaci e nella quale i patrioti italiani cospirano per abbattere il loro dominio. Sullo sfondo storico ottocentesco legato ai Martiri di Belfiore, si snoda la vicenda di Gemma e Nardo, il cui amore dovrà superare parecchi ostacoli prima di sfociare nel lieto fine.

Estratto 

Nardo aborriva allarmare Gemma e centellinava quasi con parsimonia quella irripetibile fase della loro vita di coppia quale è la luna di miele. Nell'impermanenza che contraddistingue il presente, il loro rapporto acquisì un più intenso significato e il sentimento che li legava si saldò ulteriormente. Si resero altresì conto di poter affrontare qualsiasi ostacolo, affiatati com'erano. Una consapevolezza che apportò  a entrambi una serenità incomparabile. Purtroppo si approssimò la partenza da Verona e l'ultima notte si amarono in modo struggente. Il congiungimento dei corpi non fu soltanto desiderio fisico: fu il sigillo di un giuramento che non aveva necessità di venire espresso, quello cioè di non disattendere mai la fiducia e il rispetto che nutrivano vicendevolmente.
Nardo si augurò che Gemma avesse abbastanza forza d'animo per capire l'impegno che la Patria chiedeva ai patrioti come lui per risorgere dalle ceneri di quei tempi infausti. Un tempo nuovo sarebbe venuto per l'Italia, se ne avvertivano i sentori nell'aria stessa che respiravano. Un tempo nel quale non ci sarebbero stati tiranni sul suolo natio e i suoi figli migliori, invece di morire davanti al plotone di esecuzione o appesi al capestro per un ideale, sarebbero stati tutti liberi e tutti fratelli sotto lo sventolio di un'unica bandiera.
Scacciando quei pensieri, offrì alla sua donna tutto se stesso e il proprio disperato bisogno di lei. Gemma, pur ignorando quali angosce si agitassero in lui, lo percepì e gli diede il conforto di cui era capace e l'atto fisico divenne una straordinaria catarsi che da due singole unità ne ricreò una indissolubile.

Intervista all'Autrice di Andreina65

1 Signora Camocardi, riesce con facilità a conciliare il suo lavoro di scrittrice con la sua vita privata?
Sì, anche se con un po’ di fatica. Ho sempre dato la priorità alle esigenze familiari, e quale moglie, madre e nonna non è che mi resti tempo per rigirarmi i pollici. Ma i miei spazi per scrivere li trovo comunque, magari lavorando sul computer fino a sera  tardi, oppure alzandomi presto al mattino.
E quasi tutte le domeniche. Rinuncio senza rimpianti a uscire per i classici due passi se sono assorbita dalla stesura di un romanzo, perché scrivere comporta un costante impegno intellettuale e fisico, considerate le ore e ore trascorse davanti al pc. Ne è sempre valsa la pena.
    

2  Com’è stato il suo esordio nel mondo del romance? Ha avuto qualche difficoltà a far pubblicare il suo primo romanzo? Perché?
Ho avuto un tipo di esistenza diametralmente opposto a quello che vivo adesso fino ai primi anni ’80. La voglia di scrivere c’è sempre stata. Penso che si nasca con certe inclinazioni e con il talento per realizzarle. Ho iniziato a lavorare a 14 anni per esigenze familiari e frequentavo una scuola serale per diplomarmi. La possibilità di cimentarmi nella narrativa sì è presentata nel 1983 quando con tanti altri compagni di lavoro ci siamo trovati a spasso per la chiusura dell’azienda in cui eravamo occupati. Un periodo emotivamente durissimo: la precarietà economica ti impedisce perfino di dormire la notte. Però non tutto il male viene per nuocere e in mezzo a simili  difficoltà ho scritto Nina del tricolore. Inizialmente ho ricevuto solo rifiuti ma non mi sono lasciata condizionare dai “no” dei vari editori, e alla fine Laura Grimaldi, che aveva creato la collana I Romanzi, lo ha accettato e pubblicato “nonostante” il nome italiano. È penalizzante in Italia chiamarsi Bianchi o Rossi anziché Smith o qualsivoglia altro cognome anglosassone.  
    
3 Trovo il suo modo di scrivere, in cui utilizza un linguaggio d’altri tempi, prezioso e ricercato. Come mai ambienta i suoi romanzi esclusivamente in Italia?
Il mio personale modo di esprimermi,  fluente e di immediatezza voluta, scaturisce principalmente dall’aver costantemente cercato di arrivare al pubblico con un linguaggio il più semplice possibile. Questo perché anche la persona che non ha potuto ampliare la sua cultura possa godersi la lettura senza dover ricorrere al dizionario per decifrare il significato di un termine o di una frase. Mi dà fastidio quando gli scrittori ostentano i paroloni ad effetto per dar mostra di possedere un bagaglio intellettuale elevato. Io evito gli arzigogoli e sgobbo il doppio per dare il meglio di me a chi legge, sforzandomi di rendere scorrevole ogni pagina.
Ho avuto inoltre dei nonni che si davano del voi e ho assorbito come una spugna le maniere ancora ottocentesche che durante la mia infanzia, ossia nel dopoguerra, si usavano. Ambiento i miei romanzi in Italia perché da campanilista D.O.C. quale sono credo che la nostra Storia non abbia nulla da invidiare a quella altrui. Riesco facilmente a immergermi nei vari periodi che scelgo quale sfondo, inserendovi i personaggi. Possiedo un’immaginazione visiva, nel senso che vedo la scena con la mente e la descrivo esattamente come se stessi girando un film di cui sono la regista. Le mie eroine saranno pure in crinolina, preso atto delle limitazioni imposte da secoli e secoli alle nostre antenate, ma sono assolutamente moderne nell’audacia, nel coraggio e nella forza provatamente insita nella natura femminile. Non so se emerge ma sono sempre e comunque dalla parte delle donne visto che la parità è ben lungi dall’essere stata raggiunta.  
        

4  Il suo ultimo libro “Dimmi di sì”, in uscita a dicembre, è collegato ad altri suoi romanzi?
No, perché non amo eccessivamente i seguiti. Trovo che non siano mai all’altezza del primo che li ha preceduti, salvo rare eccezioni. Però mai dire mai. L’ispirazione artistica a volte porta un autore a creare situazioni e personaggi che giocoforza non possono esaurirsi in un unico romanzo. Mi piacerebbe inventarmi un protagonista che vive attraverso le pagine che scrivo cento avventure diverse e tutte appassionanti. Se arriverà, sarà ben accetto.
  
5 Qual è il primo libro che ha letto, se lo ricorda?
Credo che fosse Scarpette rosse, o qualche favola dei Grimm o di Andersen. Sono un’avida lettrice e da quando ho imparato a leggere non ho più smesso. È uno dei massimi piaceri che prediligo, con l’enigmistica e lo studio serio di una materia complessa qual è l’Astrologia. Non posso concepire di chiudere una giornata senza aver sfogliato e letto qualcosa. Da piccola il regalo preferito erano i libri, poi, siccome la mia famiglia era povera, mio padre mi portava i libri che prendeva nella biblioteca della Nestlè, la fabbrica in cui lavorava. Che felicità era per me potervi accedere!  

6 Cosa pensa del fatto che il genere rosa storico è bistrattato in Italia, visto che è considerato un genere di bassa categoria e addirittura paragonato quasi al genere porno?
Oddio, ci vorrebbero pagine e pagine per disquisire l’argomento! Mi limiterò a dire che è un fenomeno tipicamente italiano perché all’estero non esiste distinzione tra giallo, nero e rosa. Mi chiedo sovente perché scrivere di sentimenti anziché di assassini sminuisca il valore individuale di un autore. Non ha senso! La narrativa sentimentale deve poter avere l’identica dignità riservata ad altri generi altrimenti questo significa discriminare coloro che prediligono e acquistano tali romanzi. Mi auguro che questi snobismi alla fine cessino essendo ingiusto nei confronti di chi se ne occupa.
    
7 Mi può dire che cosa la disturba maggiormente nel mondo editoriale italiano?
Anche qui ci vorrebbero fiumi di parole per affrontare l’argomento. Mi limiterò a dire che un autore italiano è molto penalizzato perché a parità di valore gli viene preferito il collega straniero. Vorrei che in Italia si desse maggior spazio al talento nostrano ma purtroppo non è così e capita, come nel mio caso, che la gavetta si protragga per anni e anni senza offrire sbocchi più prestigiosi. È stancante dover ogni volta dimostrare che vali quanto il tizio o il tal’altro caio di provenienza anglosassone. Questi ultimi pubblicano comunque e dovunque nelle nostra case editrici, a prescindere dalla qualità di ciò che propongono ai lettori. È risaputo che noi non siamo altrettanto favoriti oltre confine, tranne sporadiche eccezioni, ma non voglio alimentare polemiche che lasciano il tempo che trovano.    
   
8 Cosa pensa del genere letterario che comprende il paranormale, vampiri, mutanti e altro?
Escludendo vampiri e mutanti (non ho il gusto del macabro) leggo più che volentieri il paranormale. So che negli Stati Uniti va alla grande. Personalmente ho elaborato un romanzo che si snoda tra due epoche storiche, con giusto una spennellata di paranormale che giudicavo molto intrigante. Dubito che ci sia un editore in Italia che accetterà di pubblicarlo anche se in libreria ci sono quelli di Diana Gabaldon. Mi chiedo perché si accetti tutto ciò che è straniero e si rifiuti la stessa cosa a un autore italiano. Non si dovrebbero fare differenze se la qualità degli scritti si equivalgono. 
     
9 Qual è il periodo storico che predilige in un romance? Ha mai pensato di scrivere un contemporaneo?
Non ho un periodo storico preferito. Quando mi accingo a creare un nuovo romanzo incomincio a leggere testi storici di varie epoche e, se qualcosa colpisce la mia attenzione, approfondisco le ricerche finché non mi calo io stessa nel contesto seicentesco, settecentesco o ottocentesco che ho scelto. Curo lo sfondo con meticolosità forse eccessiva, dato che vado alla ricerca persino dei nomi appropriati per i protagonisti della vicenda. Sono fatta così e al fine di ottenere un risultato che soddisfi Mariangela Camocardi e le sue lettrici non mi risparmio. Ho scritto un contemporaneo di recente, ma temo che il panorama editoriale italiano offra scarsi spiragli a una scrittrice italiana di romance. Parlare d’amore implica che professionalmente nessuno ti prende in considerazione, neppure se fai cose nuove e più impegnate di un romanzo sentimentale.
          
10 Il suo penultimo libro La signora del lago è, rispetto agli altri, un po’ sottotono, come mai? 
Grazie per avermelo chiesto. Nel 2006 ho scoperto di avere una gravissima malattia, alla quale è seguito un intervento chirurgico pesante e debilitante. La Signora del lago era in fase di stesura e  ne ha umanamente risentito pur avendocela messa tutta per scriverlo al meglio. In un romanzo do tutta me stessa cercando di trasmettere a chi legge le mie emozioni. È tuttavia comprensibile che la malattia influisca sulla lucidità mentale più di quanto si possa presumere. Quando si esce da un’esperienza come quella vissuta di recente da me e da molte persone serve parecchia forza d’animo per superarne i postumi e sollevare lo sguardo al futuro senza paura. Tornare a scrivere dopo tante sofferenze non è stato affatto facile. Mi auguro di riuscire a offrire alle mie lettrici ancora romanzi che suscitino il loro gradimento.    

11 Quali libri delle sue colleghe di oltremare legge? E infine mi può dire qual è il suo libro preferito in assoluto? 
Leggo di tutte un po’. Apprezzo Elisabeth Gorge, la Deveraux e in particolar modo la Woodiwiss perché è una scrittrice capace di suscitare emozioni. Credo che “Come cenere nel vento” sia uno dei romanzi più appassionanti che ho letto, ma anche Shanna e Rosa d’inverno sono altrettanto avvincenti. Quanto al mio libro preferito in assoluto, naturalmente è Via col vento, a cui devo aggiungere Orgoglio e Pregiudizio e Cime Tempestose. Colgo l’occasione per rendere omaggio a una grande scrittrice quale è stata Liala. Ci ha regalato romanzi indimenticabili e con la sua penna magistrale ha avvinto e incantato legioni di lettrici e lettori di ogni ceto e cultura. Ancora oggi credo sia una delle più prestigiose firme italiane della narrativa d’evasione, oltre che la più venduta. 

 

 

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