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RECENSIONE: TWILIGHT (2008)


Regia di Catherine Hardwicke con Kristen Stewart (Bella Swan) Robert Pattinson (Edward Cullen) Billy Burke (Charlie Swan) Peter Facinelli (Carlisle Cullen)

Portare sullo schermo un libro è di per sé un'operazione difficile, poiché si tratta di due linguaggi differenti che obbediscono a regole a volte opposte; il tutto diviene ancor più difficile se il libro in questione non solo è un successo planetario, ma un fenomeno di costume cresciuto col passaparola. Come non deludere le aspettative, in questo caso enormi, anche a giudicare dalla difficoltà di reperire i biglietti per il cinema? Dall'America ci giunge la notizia dell'eccezionale incasso di venerdì scorso, la prima giornata, ben trentatrè milioni di dollari, il che significa che con la prima giornata di programmazione è già stato ripagato il costo del film. Sicuramente anche l'Italia si avvia a seguire l'esempio statunitense da quanto ho potuto vedere; ma a ragione?

 

Il film si apre con una panoramica su una splendida foresta nordica, la vegetazione così fitta che i raggi del sole riescono a malapena a filtrare, una leggera nebbia che copre a tratti il terreno e le mosse di una cerva che si avvia ad un ruscello per bere. Seguiamo il suo breve tragitto e la osserviamo prima abbeverarsi poi improvvisamente irrigidirsi, le narici frementi, gli occhi in cerca di quello che l'ha speventata. Poi, fulminea, inizia la fuga che la condurrà alla morte: il suo silenzioso e virtualmente invisibile inseguitore è il predatore più letale che esista. Dissolvenza e siamo a Phoenix, per ossevare la partenza della giovane Bella Swan, un brava ed ispirata Kristen Stewart, per la piovosa e brumosa Forks, dove si trasferirà a casa del padre. Fedelmente al libro, (con qualche piccola libertà: cast multietnico in luogo dell' all-wasp della Meyer, robusta dose di ironia e cameo dell'autrice stessa) accompagniamo la ragazza nel suo cercare di abituarsi alla nuova e per lei profondamente estranea realtà di provincia, fino a quando non entrano in scena i fratelli Cullen, in particolare Edward Cullen e qui la pellicola prende vita. L'ingresso al ralenty di Robert Pattinson con tanto di scambio di sguardi assassini tra lui e la Stewart è una delle scene migliori del film, i due insieme fanno letteralmente scintille, l'alchimia è reale, l'attrazione palpabile. Il corteggiamento contrastato e difficoltoso, vista la loro differente natura, fa crescere anche se lentamente la tensione della storia, che sembrerebbe poter o dover esplodere, ma non lo fa mai e si inceppa irrimediabilmente, anche a causa di effetti speciali palesementi scadenti per l'eseguità del budget a disposizione, quando con l'arrivo dei vampiri cattivi, inizia la parte più d'azione della trama. A questo punto ci si affretta in maniera poco convincente verso il finale, tra scene che dovrebbero essere se non paurose perlomeno inquietanti, e non lo sono, e combattimenti che non mostrano alcuna originalità, ma paiono pessime copie di quelli televisivi stile Buffy L'Ammazzavampiri. Quella che era una carta vincente del libro, ovvero la fusione quasi spontanea del reale col soprannaturale, qui non riesce affatto, come manca la carica di sofferenza di entrambi i protagonisti, qui appena accennata. In luogo della complessità troviamo una semplificazione di situazioni e stati d'animo che non giova alla partecipazione emotiva, quasi assenti il livello simbolico e metaforico della figura del vampiro... Eppure la regista Catherine Hardwicke è brava ed avvezza a raccontare gli adolescenti, nel suo esordio con Thirteen, co-sceneggiato ed interpretato dalla figliastra Nikki Reed, presente anche in Twiligt nel ruolo di Rosalie Cullen, ci aveva coinvolti con una storia forte ed emozionante. In Twilight la macchina da presa sta letteralmente addosso agli attori, con l'uso quasi esclusivo di primi o primissimi piani, alternati a campi lunghi nelle scene all'aperto, come a voler scavare nei visi perché dicano ciò che la sceneggiatura non è chiaramente in grado di dire. Gli attori si prestano con generosità, in particolare i due protagonisti, veri ed intensi, anche quando pronunciano battute non all'altezza. Se Kristen Stewart sembra letteralmente uscita dalle pagine del romanzo, per Robert Pattinson, almeno fisicamente, non sarebbe stato così, invece fin dalla prima inquadratura lui è uno strepitoso Edward Cullen. Tormentato, sensuale e dark, (o “goth” come dicono gli inglesi), talmente in parte da sovrapporsi e sostituirsi completamente all'Edward del libro. Non si riesce a staccargli gli occhi di dosso, col suo colorito pallido e le labbra rosse, a metà tra Robert Smith ed un altro Edward, quello con le mani di forbice dell'omonimo capolavoro di Tim Burton che, per inciso, forse sarebbe stato il più adatto a narrare un racconto di “mostri” e “diversi”, come è in parte Twilight.

 

Si perchè qui ci sono due filoni che si intersecano per un attimo ma poi continuano a scorrere parallelamente, la commedia giovanilistica e romantica ed il film di vampiri, alla fine il film non è nessuno dei due, manca di un' identità precisa, come se la Hardwicke ad un dato momento non fosse stata più in grado di padroneggaire tutti i fili della trama o non fosse molto convinta di ciò che stava facendo. Credo che per paura di scontentare il pubblico siano state fatte scelte poche coraggiose ed è un peccato, perchè se ci si fosse concentrati sulla parte sentimentale-adolescenziale ne sarebbe risultata un'ottima pellicola. Fare film incentrati sui vampiri è un'opera ardua riuscita a pochi, tanto il vampiro è seducente sulla carta, tanto è al limite del grottesco sul grande schermo. Negli anni più recenti a parte l'ottimo, ma non per tutti, Dracula di Coppola, anche Neil Jordan con Intervista col vampiro si è incagliato su un altro capolavoro, quello di Anne Rice.

Ma qua e là affiorano sprazzi dell'altro film che avrebbe potuto essere: una natura quasi incontaminata meravigliosamente fotografata da Elliot Davis, immagini virate sui toni del grigio-azzurro e del verde desaturando gli altri colori per meglio rendere l'atmosfera plumbea di Forks, una scalata ad un albero gigantesco da cui si guarda la baia, il primo bacio tra Edward e Bella, una scena fortemente erotica in un film castissimo, e la mia preferita, il sogno in cui Bella si vede come una damigella dei primi del novecento, abbandonata su un chaise longue, gli occhi chiusi, le chiome sparse, in fremente attesa di Edward che affonda i canini nel suo collo, per la gioia di entrambi, e che infine si volge verso di noi con la bocca da cui cola un rivolo di sangue. Nonostante l'evidente mancanza della profondità del romanzo, i fans saranno probabilmente contenti, gli altri invece non capiranno il motivo di tanto clamore. Nel complesso un film di medio livello, piacevole senza la capacità di conquistare davvero, con l'eccezione di Robert Pattinson, lui rimane dentro, come il suo personaggio e rimarrà, è il nuovo Di Caprio, ma in versione più virile e meno angelicata.


 


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