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MARY JO PUTNEY : THE MAGIC OF A GREAT WRITER

MARY JO PUTNEY : LA MAGIA DI UNA GRANDE SCRITTRICE

 

Born in Upstate New York with a reading addiction, Mary Jo Putney began as a writer in 1987 after a carrer as a free lance graphic designer that led her to live also in California and England. Since then she has published twenty-nine books and counting, mostly historical but contemporary and fantasy too, always achieving great success with the critics and the public and gaining countless awards, national and international such as two RITA Awards, two Romantic Times Career Achievement Awards, four NJRW Golden Leaf Awards.
The fame and the millions of copies sold around the world are for Mary Jo a simple corollary of her devotion to writing, which has not dented her modesty.
Much loved by the public for the psychological depth of her characters, the particularity of her plots and the originality of her settings, Mary Jo is currently living in Baltimore with her family which includes also four beautiful cats, that she only leaves to follow another of her great passions: to travel around the world.
 

Nata nello Stato di New York e da sempre lettrice compulsiva, Mary Jo Putney ha esordito come scrittrice nel 1987, dopo una carriera come disegnatrice grafica che l’ha portata a vivere anche in California e Inghilterra. Da allora ha pubblicato più di ventinove tra romanzi e racconti, perlopiù storici ma anche di genere fantasy e contemporaneo, riscuotendo sempre grandissimo successo di critica e di pubblico e ottenendo innumerevoli riconoscimenti, nazionali e internazionali, tra cui due premi RITA, due premi Romantic Times alla carriera e quattro Golden Leaf Awards.
La fama e i milioni di copie venduti in tutto il mondo rappresentano per Mary Jo un semplice corollario della sua dedizione alla scrittura, che non ha intaccato la sua modestia.
Amatissima dal pubblico per l’approfondimento psicologico dei suoi personaggi, la particolarità delle sue trame e l’originalità delle sue ambientazioni, Mary Jo vive attualmente a Baltimora con la famiglia, di cui fanno parte anche quattro splendidi felini, abbandonandola solo per seguire un’altra delle sue grandi passioni: viaggiare per il mondo.

Her site / il suo sito: www.maryjoputney.com
Her blog / il suo blog : www.wordwenches.com


Mary Jo Putney will answer to all of your questions and will give away an autographed copy of one of her books to a reader among all those who will partecipate and leave a comment. So don't forget to sign your comment with your name or a nickname.
Mary Jo Putney risponderà a tutte le vostre domande e estrarrà a sorte una copia autografata di un suo libro tra tutte coloro che parteciperanno con un commento. Perciò non dimenticate di firmarvi con un nome o un nick
.

 


INTERVIEW / INTERVISTA


Dear Mary Jo we are delighted you accepted to be interview on the occasion of the Italian release of Stolen Magic, hoping it will be a pleasurable experience for you to get in touch with the Italian audience. How do you feel, as a writer, to confront with foreign, non English speaking readers?

I love connecting with non-English speaking readers! And I hope that the translations are good ones.

Cara Mary Jo, siamo felici che tu abbia accettato di essere intervistata in occasione della pubblicazione di Magia rubata, con la speranza che per te sia un’esperienza piacevole venire in contatto con il pubblico italiano. Come ti senti, da scrittrice, a confrontarti con lettori stranieri non di lingua inglese?

Amo essere in contatto con i lettori non di lingua inglese! E spero sempre che le traduzioni siano buone.


Talking about being in touch with readers, we know that, beside your site, you also blog with several other very famous authors as a Word Wench and recently your group lost one of its member: the talented and lamented Edith Layton. Would like to tell us a bit about this blogging experience?

We all liked the idea of talking directly to readers, but doing a blog alone would take a lot of time and have a smaller audience. The idea coalesced when Susan King and I had lunch with our web mistress. We asked several historical writer friends if they’d be interested in blogging together, and to my surprise, everyone said yes. Since we wrote books of the same general type, fans of one author may well like books by other Word Wenches. So we have a larger audience, and we get to write about different topics for fun.


A proposito di contatto con i lettori, sappiamo che sei presente in internet, oltre che col tuo sito personale, anche con il blog collettivo Word Wenches, di cui fanno parte altre famose scrittrici. Recentemente il vostro gruppo ha perso la brava e compianta Edith Layton, cosa ci puoi dire di questa esperienza come blogger?

A tutte noi piaceva l’idea di parlare direttamente ai lettori, ma tenere un blog per ciascuna ci avrebbe preso molto tempo e avremmo raggiunto meno pubblico. L’idea si concretizzò quando Susan King e io pranzammo con la nostra web mistress. Chiedemmo poi a diverse amiche scrittrici di romance storico se fossero interessate a un blog collettivo e, con mia sorpresa, tutte dissero di sì. Visto che scriviamo libri dello stesso genere, pensavamo che agli ammiratori di una potevano benissimo piacere anche i romanzi di un’altra delle Word Wenches. Così abbiamo un pubblico più vasto e scriviamo di diversi argomenti.


Before becoming a full time writer you were a freelance graphic designer, so definitely something quite different from a romance author, how hard was the transition from one world to another? What part of yourself were you forced to give up, if there were one? And what did you earn in return?

I like to say that being a freelance graphic designer was great preparation for becoming a writer because I was used to irregular income and no benefits. Since the US still doesn’t have universal health care, that’s a big issue! But while I liked being a designer, I’d always felt I wouldn’t be doing it forever. When I started writing and sold my first book three months later, I felt as if I’d finally discovered what I wanted to do when I grew up. My design background shapes the person I am, so I don’t feel as if I’ve lost anything. And I love being a storyteller, so it’s all positive.


Prima di divenire scrittrice a tempo pieno, eri una disegnatrice grafica freelance, quindi decisamente lontana dalla figura di autrice di romance. Quanto è stata difficile la transizione da una mondo all’altro? C’è forse stata una parte di te stessa a cui hai dovuto rinunciare, e cosa ne hai eventualmente guadagnato in cambio?

Devo dire che essere una disegnatrice grafica freelance ha costituito una grande preparazione per il mestiere di scrittrice, perché ero abituata a guadagni irregolari e a nessun benefit. E questo rappresenta un grande problema, dato che gli Stati Uniti, a tutt’oggi, non hanno una copertura sanitaria per tutti, come la vostra mutua! Ma benché mi piacesse il lavoro di disegnatrice, ho sempre intuito che non l’avrei fatto per sempre. Quando iniziai a scrivere, e dopo soli tre mesi riuscii a far pubblicare il mio primo libro, mi sentii come se avessi finalmente scoperto cosa volevo fare “da grande”. La mia passata esperienza nel mondo del design ha modellato la persona che ora sono, quindi non mi pare di aver perso nulla. E visto che amo essere una narratrice, è tutto positivo.


Writers somehow always show themselves in their novels, you have been writing for twenty-three years now, do you think that with time passing by and having acquired experience, your books do reflect you less or more? Did you learn how to hide or do you feel more comfortable and can reveal more?

Books always reflect a writer, but often what shows up in a story is the feeling behind an event, not the event itself. In other words, something terrible may happen to one of my characters. I didn’t experience that particular thing, but there was something in my life that created an emotion that I can project into a story.
Sometimes it isn’t even something that happened to me that gets projected. It might be something that I read about, and it gripped my imagination.


Ogni romanzo ci parla in qualche modo del suo autore, e tu scrivi ormai da ventidue anni, pensi che con il trascorrere del tempo, e con,l’esperienza da te acquisita, i tuoi libri ti riflettano di più o di meno? Hai imparato come nasconderti, oppure sentendoti più a tuo agio puoi rivelarti maggiormente?

I libri riflettono sempre lo scrittore, ma spesso ciò che compare è il vissuto emotivo dietro un evento, non l’evento in quanto tale. In altre parole, qualcosa di terribile può accadere a uno dei miei personaggi senza che io ne abbia fatto personalmente l’esperienza, ma nella mia vita c’è stato qualcosa che ha creato un’emozione alla quale sono in grado di ricollegarmi e che posso proiettare nella storia. A volte a essere proiettato non è nemmeno ciò che mi è accaduto, bensì qualcos’altro di cui ho letto e che ha catturato la mia immaginazione.


Your are renowned for the psychological depth of your characters and for the meticulous research of your stories: how do you actually prepare for a book and how long does it take?

That varies a lot. When I’m using a setting in Regency Britain, I already have as solid foundation of knowledge, though I always research some new topics for each book just to add some freshness. My more exotic settings, like India and China and Central Asia, required a lot more research. I like to read accounts of people who lived in that time and place. I might spend years reading in a topic that interests me before a story shapes up.
The basic plotline for a story can also take quite some time to develop. Or sometimes the basic idea for a book appears in a finger snap. There’s no one pattern that always holds.


Sei una scrittrice apprezzata per l’approfondimento psicologico dei personaggi e per le ricerche meticolose su cui basi le tue storie: come ti prepari per un libro, e quanto tempo impieghi?

Dipende, può variare molto. Se uso un’ambientazione regency ho già una solida base di conoscenze, tuttavia svolgo sempre delle ricerche su qualche nuovo argomento per ogni libro, in modo da aggiungere freschezza al racconto. Le mie ambientazioni più esotiche, come l’India, la Cina e l’Asia centrale, richiedono invece molta più ricerca. Mi piace leggere resoconti di persone che hanno vissuto in quei luoghi e in quel tempo. Posso trascorrere anni leggendo di un argomento che mi interessa, prima che effettivamente una storia prenda forma. La trama di base può anche impiegare parecchio tempo per svilupparsi. Oppure, a volte, l’idea per un libro compare così, in un attimo. Non c’è uno schema che si ripete immutabile.


Another of your peculiarities, are the exotic setting you often choose for your novels as we have seen in the Silk and the Bride trilogies: India, China, Australia, absolutely more interesting and stimulating than the usual England of the beginning of 19th century! Those settings, were they born from a personal curiosity or from the desire to write something different from the average romance?

My exotic settings usually come from my curiosity. As a child, I’d sit at a desk in the classroom and study the maps that hung in a rack at the front of the room. I’d look at the emptiness of Central Asia, and wonder what was there. Plus, I love to travel and books give me a great excuse! I haven’t visited Central Asia, but I did visit Egypt, another Muslim society. And while I haven’t been to China, my mother lived there as a girl and loved telling stories about it. If one of my stories demands a particular setting, the information is out there.


Un’altra tua peculiarità è appunto rappresentata dalle ambientazioni esotiche che spesso scegli per i tuoi romanzi, come quelle delle trilogie Silk [Silk and Shadows (Di seta e d’ombre, “I Romanzi” n. 734), Silk and Secrets (Il fiore del deserto, “I Romanzi” suppl. n. 7 al n. 501), Veils of Silk (Ali di seta, “I Romanzi” n. 744), (NdR)] e Bride [The Wild Child (La pazzia del cuore, “I Romanzi” n. 500), The China Bride (La donna di giada, “I Romanzi” n. 515), The Bartered Bride (di prossima pubblicazione), (NdR)]: l’India, la Cina, l’Australia, decisamente molto più interessanti e stimolanti della solita Inghilterra di inizio Diciannovesimo secolo! Queste ambientazioni sono nate da una tua curiosità personale oppure dal desiderio di scrivere qualcosa di differente dal consueto romance?

Le ambientazioni esotiche nascono dalla mia curiosità. Da bambina sedevo al banco in classe e studiavo le mappe geografiche che stavano appese alla parete di fronte. Guardavo lo spazio dell’Asia centrale, che era vuoto, e mi chiedevo cosa mai ci fosse lì. Inoltre, siccome amavo viaggiare, i libri mi fornivano una bella scusa per farlo (almeno con la mente). Non ho visitato l’Asia centrale ma sono stata in Egitto, un’altra società mussulmana. Non sono stata nemmeno in Cina, ma mia madre ci visse da ragazza e amava raccontarmi storie al riguardo. Se una delle mie trame richiede un’ambientazione particolare, basta cercare le informazioni.


Your debut was a traditional Regency, The Diabolical Baron, but you soon changed direction, how and when did you realize that wasn’t your path?

Four of my first traditional Regencies drafted at about 120K words when they were supposed to be 75K. Obviously, I write long. <G> So it made sense to move into the longer, more intense books. Also, the longer books made more money so I could afford to become a full time writer.


Hai debuttato con un regency tradizionale, The Diabolical Baron (inedito in Italia), ma hai cambiato direzione poco dopo. Come e quando ti sei resa conto che quella non era la tua strada?

Quattro dei miei primi regency tradizionali erano lunghi 120.000 battute, quando la lunghezza richiesta era di 75.000. Ovviamente tendevo a una scrittura più fluente, quindi aveva senso passare a libri più lunghi e intensi. Fra l’altro, i romanzi più lunghi venivano pagati di più, così mi sono potuta permettere di diventare scrittrice a tempo pieno.


In your works you often treat, with tact and discretion, unusual subjects as pedophilia and child abuse like in Silk and Shadows, alcoholism in The Rake, mental illness in The Wild Child, death and dying in One Perfect Rose, just to name a few, what pushed you to face them and how did you insert them within the purely romantic parts?

I’m interested in people who have the strength to heal even after devastating experiences. Trauma is not that uncommon in real life—I like the hopefulness of people who have been damaged, yet become “stronger in the mended places.” This actually works well with romance and creating a believable happy ending. I think dealing with the dark side makes the stories stronger, and also gives hope to people who are going through hard times. Because there really are such happy endings in real life.


Nei tuoi libri spesso tratti, con discrezione e tatto, argomenti inusuali: la pedofilia e l’abuso sui minori in Silk and Shadows, l’alcolismo in The Rake [di prossima pubblicazione in edicola nella nostra collana “Emozioni” (NdR)], la malattia mentale in The Wild Child, la morte e il suo approssimarsi in One Perfect Rose [Le spine del desiderio, “I Romanzi” n. 772, (NdR)], tanto per citarne alcuni. Cosa ti ha spinto ad affrontarli e come li hai mescolati con le parti puramente romantiche?

Mi interessano le persone che hanno la forza di guarire anche dopo aver passato esperienze devastanti. I traumi non sono poi così rari nella vita reale; mi piace la carica di fiducia espressa da chi è stato colpito eppure diviene più forte proprio in quelle parti di sé che hanno maggiormente sofferto e che sono state curate. Questo si accorda bene con il romance e con la creazione di un lieto fine credibile. Credo che trattare della parte oscura renda le storie più valide e doni anche una speranza a quelle persone che stanno affrontando momenti difficili. Perché nella vita reale esiste davvero il lieto fine.


A theme strongly present in all your production is violence, both physical and psychological, whether it being a society's one or among the sexes. This is historically accurate and very realistic, but romance is a genre that often eludes reality and sweetened it to its own purposes. In your opinion, what’s the importance of violence, yesterday as today, moreover how and why did you use it literarily?

That’s very perceptive—no one has ever asked me about my continual ponderings about violence, though I’ve been aware of this since my first book. Violence can be necessary in a good cause—refusing to fight can lead to subjugation and worse. Theologians have developed guidelines about what constitutes a “just war.”
Yet violence can be misused and is devastating when is gets out of hand. So what is acceptable violence? When is it justified, when is it not justified but forgivable, and when is it utterly beyond redemption? When do war heroes become war criminals? I think almost everyone has the capacity to be violent under some conditions—a gentle mother can be a wildcat when her children are threatened. There are no absolute answers, but the topic continues to engage me.


Un tema fortemente presente in tutta la tua produzione è quello della violenza, tanto fisica che psicologica, sia esercitata dalla società sia tra i sessi. Tutto ciò è accurato dal punto di vista storico ed è estremamente realistico, ma il romance è un genere che spesso elude la realtà e la edulcora per i propri scopi. Secondo la tua opinione, qual è l’importanza della violenza, ieri come oggi, e come e perché l’hai usata letterariamente?

Sei molto percettiva: nessuno mi ha mai chiesto delle mie continue riflessioni sulla violenza, tuttavia ne sono stata cosciente sin dal primo libro. La violenza può essere necessaria per una buona causa: rifiutarsi di combattere può portare alla sottomissione o peggio. I teologi hanno sviluppato delle linee guida su ciò che costituisce una “guerra giusta”. Ma della violenza si può abusare ed è devastante quando sfugge di mano. Quindi, cos’è la violenza accettabile? Quando è giustificata, quando non lo è ma è perdonabile, e quando è completamente al di là di qualsiasi redenzione? Quando gli eroi di guerra divengono criminali di guerra? Penso che praticamente tutti abbiano la capacità di essere violenti in determinate circostanze: una madre gentile può diventare una tigre se i suoi figli sono minacciati. Non ci sono risposte assolute, ma l’argomento continua ad appassionarmi.


In your novels as a counterpart of violence, there always are the possibility and the pursuit of redemption and the centrality of compassion, but forgiveness doesn’t and cannot come until justice is somehow re-established and the price paid. Am I wrong?

As I said, you’re very perceptive! Perhaps if I were a more enlightened soul, I’d be willing to write about forgiveness without some kind of justice and remorse occurring first, but I’m human, and in my fictional world, I can make sure that forgiveness isn’t won too easily. Saying “I’m sorry”—like badly behaved politicians often do!—is not enough. Part of the creed of Alcoholics Anonymous and other 12 Step programs is to examine past errors and do one’s best to make amends. That makes sense to me.


Nei tuoi romanzi come contraltare della violenza troviamo sempre la possibilità e la ricerca della redenzione, nonché la centralità della compassione, ma il perdono non arriva e non può arrivare se la giustizia non è in qualche maniera ristabilita e un prezzo pagato. Mi sbaglio forse?

Come ho già detto, sei molto percettiva! Forse se io fossi maggiormente un’anima pia, sarei disposta a scrivere del perdono senza che un qualche tipo di giustizia e di rimorso si siano verificati prima. Ma sono umana, e nel mio mondo immaginario mi posso assicurare che il perdono non si ottenga troppo facilmente. Dire “mi dispiace”, come spesso fanno i politici che si sono comportati male, non è abbastanza. Parte del credo degli Alcolisti Anonimi, per esempio, è quello di esaminare gli errori passati in modo da impegnarsi al proprio meglio per fare ammenda. Ecco, questo ha un senso per me.


In Uncommon Vows you dedicated pages of rare intensity and lyricism to the religious sense of the protagonists, another neglected subject by romance writers, quite strangely I would say, considering the importance of religion in every time and culture.

Spiritual belief is one of the great questions of life, and one that is faced by almost everyone sooner or later. Yet too often popular fiction ignores religion and spirituality. My stories never proselytize—I’ve touched on all the great world religions in different books, and have tried to do so with respect and acceptance. To me, that makes stories stronger and more real.


In Uncommon Vows [Promesse, “I Romanzi Big” n. 10 suppl. al n. 839, (NdR)] hai dedicato pagine di rara intensità e lirismo al sentimento religioso dei protagonisti, un altro argomento negletto dalle scrittrici di romance, stranamente direi, considerata l’importanza della religione in ogni epoca e in ogni cultura.

Il credo religioso è una delle grandi questioni della vita, che quasi tutti prima o poi affrontano. Eppure, troppo spesso la narrativa popolare ignora religione e spiritualità. Le mie storie non intendono fare del proselitismo, e in differenti libri ho parlato di tutte le grandi religioni del mondo, cercando di farlo con rispetto. Per me, questo rende le storie più forti è più vere.


Romance has often been accused, also by feminists, of contribute maintaining women in a submissive position, by indicating them as modeling just the role of mothers and wives and putting men at the centre of their lives instead of themselves. What do you think about it?

Well, I’m a feminist and write romance, so obviously I don’t agree. <G> Superficially, romance is very traditional and conservative, and some books really are that way. But more often romance is subversive because of the strong heroines and egalitarian relationships depicted. At least, that’s true of American romances—I’m not as familiar with those written in other countries.


Il romance è stato spesso accusato, anche dalle femministe, di contribuire a mantenere le donne in una posizione di sottomissione, proponendo come modelli solo i ruoli di madre e moglie e mettendo sempre gli uomini al centro delle loro vite, anziché loro stesse. Tu cosa ne pensi?

Be’ io sono una femminista e scrivo romance, e ovviamente non sono d’accordo. Superficialmente il romance è molto tradizionale e conservatore, e in effetti alcuni libri sono proprio così. Ma più spesso il romance è sovversivo per le eroine forti e le relazioni egalitarie che vengono descritte. Perlomeno, questo è vero per i romance americani, non conosco quelli scritti altrove.


Which among all of your books has been the more emotionally stressing to write and which one the easiest? Or are you perhaps one of those authors who is constantly in control and succeeds in keeping a certain distance from their own material, even if it doesn’t seem to me at all?

Oh, I’m always emotionally involved with my characters! I’m in control of them in the sense that they never surprise me by running off in strange directions. I think that only happens when an author doesn’t know her characters well enough. I can’t think of one that was noticeably more difficult to write. All my characters suffer before finding happy endings.<G>

Fra tutti i tuoi libri, quale è stato il più emotivamente faticoso da scrivere e quale il più facile? O forse, benché a me non sembri, sei una di quelle autrici che ha sempre il controllo pieno e riesce a mantenere una certa distanza dal proprio materiale?

Oh, io sono sempre coinvolta emotivamente dai miei personaggi! Ne ho il controllo nel senso che non mi sorprendono mai e che non fuggono in strane direzioni. Ritengo che questo accada solo quando uno scrittore non conosce abbastanza bene i suoi personaggi. Non riesco a pensare a un libro che sia stato notevolmente più difficile di altri da scrivere. Tutti i miei personaggi soffrono, prima di trovare il lieto fine.


You wrote many beautiful novels so I was wondering, having each readers their own favorites for sure, which is the one character and the one book that touched your heart the most of all you created?

I love all my stories and characters, but if forced to choose, I’d say that Reggie Davenport, the alcoholic hero of my book The Rake, was closest to my heart.


Hai scritto molti splendidi romanzi e certamente ogni lettore avrà il proprio favorito, ma quali sono per te il personaggio e il libro, fra tutti quelli che hai creato, che più ti hanno toccato il cuore?

Amo tutti i miei personaggi, ma dovendo scegliere direi che Reggie Davenport, il protagonista alcolizzato di The Rake è il più vicino al mio cuore.


You were always a voracious reader and had a long time passion for sci-fi and fantasy. Was the Guardian series the occasion to finally give voice to it and to experience a different kind of narrative freedom?

Oh, yes! I love blending fantasy elements with historical romance—I think they go together very well. But the market place seems to prefer classical historical romances, so I’m writing them again.


Sei sempre stata un’avida lettrice e nutri una passione di lunga data per la fantascienza e il fantasy: la serie dei Guardiani è quindi stata l’occasione per sfogare finalmente questo amore o per sperimentare un diverso tipo di libertà narrativa?

Oh, sì! Adoro mischiare elementi fantasy con il romance storico, credo si accordino molto bene. Ma il mercato sembra preferire i romance storici classici, così sono tornata a scriverli.


Let’s talk about Stolen Magic, its hero has already started stealing the scene in A Kiss of Fate

What can I say? I’m a sucker for knife-edged, controlled but dangerous blond men. Poor Simon—I’d had the idea for this story for years, and he’s the one who had to deal with the bad magic that turned him into a unicorn. <g> My three Guardian books are all stories of what really happened behind the scenes to make history turn out the way it did. Of course, those stories are also built around a romance.


Parliamo adesso di Magia rubata: il suo eroe, Simon Malmain, aveva già iniziato a rubare la scena in A Kiss of Fate [Un bacio del destino, “I Romanzi” n. 875, (NdR)]...

Che cosa posso dire? Sono una patita degli uomini biondi, graffianti, controllati ma pericolosi. Povero Simon, erano anni che avevo quest’idea per una storia ed è toccato proprio a lui avere a che fare con la magia nera che lo ha trasformato in unicorno… I tre libri della serie dei Guardiani raccontano di ciò che è davvero successo dietro le quinte, affinché la Storia si dirigesse nella direzione verso la quale è effettivamente andata. Naturalmente, le tre trame sono anche costruite intorno a una storia d’amore.


Now you are back to straight historical romance with your new Lost Lords series: glad, enthusiast or resigned?

I’m fine with returning to straight historicals now that I’ve had time to refresh myself writing other kinds of books. But I do love writing fantasy, so now I’m writing a historical fantasy trilogy for the young adult market as well as historical romance for adults.


Adesso che con la tua nuova serie Lost Lords sei tornata al romance tradizionale, ti senti contenta, entusiasta o rassegnata?

Mi va bene tornare al romance storico tradizionale, ora che ho avuto tempo di rinnovarmi scrivendo un altro tipo di libri. Ma adoro scrivere fantasy, quindi adesso sono impegnata sia con una trilogia fantasy young adult, cioè per adolescenti, sia con una storica per adulti.


Would you share with us your future projects, what are you working on right now for instance?

Well, I’m working on the first young adult historical fantasy, and I’ve written a synopsis for the third Lost Lord book. The hero is a fellow who turned up in the second book. Never Less Than a Lady, and I couldn’t resist him.


Raccontaci dei tuoi progetti futuri: su cosa stai lavorando ora, per esempio?

Ho appena terminato il primo volume della serie fantasy young adult e ho scritto la sinossi del terzo romanzo della serie Lost Lords. L’eroe è un tipo apparso nel secondo libro Never Less than a Lady, al quale non ho potuto resistere.


Anything else you would like to add for your Italian readers?

The world would be a very sad place without Italian food, Italian art, and most of all, the Italian people! I’m glad so many of my books have been published in Italy.

Vorresti aggiungere qualcos’altro per i tuoi lettori italiani?

Il mondo sarebbe un posto molto triste senza il cibo italiano, l’arte italiana e soprattutto gli Italiani! Sono felice che così tanti dei miei libri siano stati pubblicati in Italia.




ESTRATTO

da Magia Rubata

Monmouthshire
1748

Quale conte di Falconer, Simon Malmain viaggiava con un seguito di carrozze e di cocchieri, e senza dubbio con il suo valletto. In veste di principale responsabile del Consiglio dei Guardiani incaricato di vegliare sul rispetto della legge, camminava in solitudine, un’ombra più scura nella notte.
Il cielo era plumbeo di nubi, ideale per le azioni segrete. Simon era interamente vestito di nero; perfino i capelli biondi erano celati sotto il cappello a tricorno. Non che temesse lord Drayton, i cui poteri erano meno impressionanti delle sue ambizioni; ma un cacciatore saggio non lasciava nulla al caso.
Aveva lasciato il cavallo in un campo, in modo da potersi avvicinare inosservato a Castle Drayton. Aveva studiato il castello da lontano e parlato con un ex domestico che aveva lasciato il servizio per paura di dannarsi l’anima. Il padrone di casa al momento risiedeva nel castello; Drayton era tornato di recente da Londra, dove aveva un posto nel consiglio dei ministri. Simon aveva preso in considerazione di affrontarlo in città, poi aveva deciso che quella zona isolata andava meglio. Se si fosse verificato uno scontro a base di artifici magici, meno persone rischiavano di esservi coinvolte, meglio era.
Il castello si ergeva su un costone roccioso annidato nell’ansa di un fiumiciattolo affluente del Severn. Nel corso dei secoli la costruzione originale era stata ristrutturata e ampliata, ma il sito restava un’imponente altura fortificata, scelta per respingere gli attacchi. Dei soldati avrebbero avuto vita dura tentando di penetrare nel castello. Per Simon era un gioco da ragazzi.
Incontrò la prima barriera quasi in vetta alla sommità. Era uno “scudo” d’avvertimento sorprendentemente sofisticato. Drayton doveva aver fatto pratica. Simon disegnò nell’aria con una mano una serie di simboli. Un varco dell’altezza di un uomo si aprì nel “guscio” d’energia. Lui superò la soglia e richiuse il portale dietro di sé, senza essere scoperto. Avrebbe anche potuto neutralizzare tutte le difese magiche, ma non c’era alcun motivo di allarmare Drayton.
La barriera successiva era costituita dal portone chiuso del castello. Fortunatamente un portoncino d’ingresso laterale era stato ricavato nel muro di cinta, ben occultato dalla vegetazione lussureggiante. La serratura, protetta da un incantesimo, non costituì un problema per Simon. Zittì il cigolio dei cardini e si richiuse silenziosamente l’uscio alle spalle. Meglio lasciarlo con il chiavistello aperto. Dubitava di doversene andare in fretta e furia, ma non dava mai nulla per scontato.
All’ombra del muro, ricorse ai cinque sensi per esaminare il cortile. Due annoiate sentinelle stavano di guardia sulla torretta sovrastante il portone del castello. Nella pacifica Inghilterra, questo particolare rivelava che Drayton era un uomo molto sospettoso. Quelle precauzioni derivavano senza dubbio da una coscienza sporca.
Prima di entrare, Simon scrutò il mastio. A quell’ora la maggior parte dei domestici dormiva nei solai o sopra le scuderie, un edificio separato dalla costruzione principale, dietro il castello. Arricciò il naso, disgustato, quando percepì l’energia del luogo. Era volgare e corrotta; coloro che vi risiedevano erano degli esseri vili o brutali. Avvertì una breve nota d’energia femminile, forse di una giovane cameriera. Immaginò che presto la ragazza avrebbe avuto un valido motivo per maledire i genitori che l’avevano messa al servizio di Drayton. Questi infatti avrebbe certo approfittato di lei. Un motivo in più per affrontare quell’individuo, prima che commettesse altre malefatte.
Una stanza d’angolo al primo piano era bene illuminata e Simon intuì che Drayton vi stava lavorando. L’energia del padrone di casa era imperturbata; non si era accorto che il castello era stato violato.
Nascondendosi con un incantesimo di invisibilità apparente, Simon attraversò il cortile e salì i gradini antistanti il mastio. Non ci fu nessuna reazione da parte delle guardie appostate sulla torretta. Ammesso che l’avessero notato, cosa assai improbabile, era parso loro solo come un’ombra.
La serratura della porta del mastio era antica e rudimentale, facile da aprire. Simon entrò nel buio più completo della sala d’ingresso. Dopo essersi fermato a controllare che il locale fosse privo di qualsiasi presenza umana, evocò nel palmo della mano una scintilla di luce magica. La mantenne fioca, giusto quanto bastava per illuminare il tragitto attraverso la grande sala e poi su per l’ampio scalone. Il battito del cuore accelerò mentre saliva: sapeva che la fine della caccia era prossima. Sebbene agisse per volere del Consiglio per far rispettare le leggi delle Famiglie, la caccia in sé appagava un bisogno più antico e primitivo.
Sottili spiragli di luce delineavano la porta della stanza d’angolo. Il pomello girò senza problemi nella sua mano. Come aveva immaginato, il locale era uno studio, arredato sontuosamente e bene illuminato. La luce di una lampada brillava sulle decorazioni a foglia d’oro dei mobili e della cornice dello specchio appeso sopra il camino.
Simon riservò ben poca attenzione agli arredi. Quello che gli interessava era lord Drayton, l’uomo seduto dietro il magnifico scrittoio di fronte alla porta. La sua parrucca incipriata e il vestito di broccato non avrebbero sfigurato a palazzo reale.
Simon aveva trovato la propria preda.
Drayton alzò il capo. Nella sua espressione non c’era alcun segno di sorpresa. Solo… una traccia di soddisfazione? Sicuramente no.
— Guarda guarda… lo stimato lord Falconer, abbigliato come un brigante — esordì Drayton in tono asciutto. — Mi chiedevo quando sareste venuto. Vi aspettavo prima.
— Me la sono presa comoda per raccogliere le prove. — Simon mantenne un tono di voce freddo, ma un campanello d’allarme gli era suonato in testa. Non era normale che un mago fosse così tranquillo trovandosi di fronte a un emissario ufficiale del Consiglio dei Guardiani. — Non che sia stato difficile, nel vostro caso. Di recente avete fatto ben pochi tentativi di occultare le vostre trasgressioni alle regole dei Guardiani.
Drayton si abbandonò contro la spalliera della sedia, giocherellando oziosamente con la penna d’oca. — Di che cosa mi si accusa?
Simon estrasse da una tasca interna un fascicolo ripiegato e lo depose sullo scrittoio. — Ecco un elenco di quel che so e posso dimostrare, benché non dubiti che ci sia molto di più. Avete utilizzato i vostri poteri con avidità ed egoismo, nuocendo a numerose persone innocenti. — Simon scosse il capo, ancora stupito dall’aridità di cuore del suo interlocutore. — Come avete potuto incoraggiare la ribellione giacobita, sapendo quante persone sarebbero morte? Quelle povere anime non vi hanno impietosito?
— Non particolarmente. Poche vittime sono state una grave perdita per l’umanità.
Simon represse la collera scatenata dalle parole di Drayton. Perdere il controllo lo avrebbe messo in svantaggio. — Vi consiglio di consultare i capi d’accusa. Se c’è qualcosa che vorreste confutare, è il momento adatto.
Drayton sfogliò le carte. — Un lavoro ammirevole. — Inarcò le sopracciglia solo quando lesse l’ultima pagina. — Ero convinto che questo non lo avreste scoperto. Ben fatto. Fate onore al vostro lignaggio. — Drayton abbandonò di nuovo le carte sullo scrittoio. — Come sospettavate, non è un elenco completo dei miei misfatti, ma basta e avanza per i vostri scopi.
Quel colloquio stava procedendo in modo del tutto inaspettato. Drayton si comportava come se fosse invulnerabile, eppure i suoi poteri magici non erano mai stati al di sopra della media. In silenzio, Simon cominciò ad analizzare la stanza, in cerca di pericolose anomalie. A voce alta, disse: — Come sapete, ci sono due livelli di punizione. Voi ammettete spontaneamente di aver violato le leggi dei Guardiani. Siete dunque pronto a giurare sulla vostra testa che non accadrà mai più?
Un sorrisino beffardo spuntò sulle labbra di Drayton. — Non penserete che lo faccia, vero?
— E comunque, immagino che non manterreste la parola — replicò Simon in tono reciso. — Non mi lasciate altra scelta se non quella di privarvi con la forza dei vostri poteri.
— Toglietemeli, Falconer. — Drayton ridusse gli occhi a due fessure. — Se ne siete capace.
Simon ebbe un attimo di esitazione. Distruggere i poteri magici di un’altra persona era un processo sgradevole per entrambe le parti, e accadeva molto raramente. I suoi sensi erano in stato di massima allerta: la reazione di Drayton a quel braccio di ferro era assurda. Simon captò un sottile filo d’energia che partiva dal suo interlocutore verso una destinazione ignota, ma nient’altro gli parve fuori posto. Perché allora il mago era così sicuro di sé?
Drayton allungò una mano, velata da un incantesimo, verso un cassetto dello scrittoio. Vedendo attraverso la magia, Falconer osservò incredulo l’uomo estrarre una pistola. Drayton pensava veramente che un mezzo di difesa così semplice gli sarebbe bastato per proteggersi dalla giustizia?
Con un gesto rapidissimo per incanalare l’energia, Simon distrusse il meccanismo interno della pistola… e nello stesso istante fu investito da un potere magico diverso da qualsiasi cosa avesse mai sperimentato. Ogni fibra del suo essere ne fu attaccata.
Ansimando in cerca d’aria, Simon si rese conto di che cosa stava cadendo eppure era incapace di proteggersi, e tanto meno di contrattaccare. Drayton aveva estratto la pistola per distoglierlo dal vero assalto. Ma da dove diavolo stava traendo un potere simile quel bastardo? Era immenso, molto maggiore di quello che mostrava di possedere. Una forza simile non veniva dal nulla.
Simon riuscì a evocare i suoi sensi più profondi e fu sconcertato nel vedere che il sottile filo d’energia che aveva visto emanare da Drayton era diventato un fiume di fuoco. Una forza straordinaria che lui incanalò in onde infuocate indirizzandole verso Falconer. Agonizzante, questi si dibatté sul pavimento, con la terribile sensazione di essere arso vivo, e che i suoi arti venissero strappati e riforgiati, come nella fucina di un fabbro. Il sangue gli pulsava nelle orecchie, quasi soffocando la risata di Drayton e uno strano rumore lacerante.
Simon tentò di fare appello ai propri poteri magici, ma era completamente sopraffatto. La sua mente si stava come frantumando, dissolta dalle fiamme magiche di Drayton.
— È da tanto che aspettavo di farlo, Falconer — sibilò il suo avversario. — Nella vostra arroganza, pensavate di potermi prendere. Invece sono io a sconfiggervi.
Altra energia rovente investì Simon, traumatizzante come la scarica di un fulmine. Era questa la morte? Eppure lui aveva sempre pensato che la morte sarebbe stata un sereno benvenuto, non quell’inferno di dolore e di fiamme.
L’ultima scossa lo fece svenire. Poi, misericordiosamente, la sofferenza cominciò a diminuire. Immaginando di avere perso i sensi solo per un breve momento, Simon si sforzò di rimettersi in piedi. Ma il corpo gli era sconosciuto, goffo e inservibile. Stava cercando di sollevarsi non con le braccia, ma… con delle zampe anteriori?
Chiedendosi se stesse sognando, si costrinse ad alzarsi e notò che la sua visione della stanza era curiosamente distorta. Ma nessun sogno poteva sembrare così reale. L’odore dei libri, dell’inchiostro e della polvere era acutamente intenso, e aveva ogni muscolo indolenzito.
Girò su se stesso e per poco non inciampò nei propri piedi. Il suo corpo non era più… il suo. Abbassò lo sguardo e fu costretto a voltare la testa per guardarsi. Incredibilmente, vide quattro zampe che terminavano con degli zoccoli, impigliati in alcuni stracci di stoffa nera: i brandelli del suo abbigliamento. Reprimendo a stento una sensazione di panico, si guardò intorno e vide che Drayton stava gongolando.
La paura lo invase quando riconobbe nell’espressione del suo avversario una feroce cattiveria. Si ritrasse da Drayton, sferzando l’aria con la coda.
La coda?!
Freneticamente girò la testa, riuscendo in qualche modo a sbattere contro lo scaffale dei libri che gli stava alle spalle. Ignorando il dolore, rivolse lo sguardo allo specchio appeso sopra il camino.
Nel riflesso scorse un luccicante unicorno bianco.
2
Simon fissò inorridito la propria immagine allo specchio. Non vi trovava traccia di se stesso: solo una creatura mitologica dal manto chiaro, un corno argenteo e occhi dall’espressione agitata. La coda, che istintivamente sferzava l’aria, era lunga e terminava con un ciuffo di peli: sembrava più la coda di un leone che quella di un cavallo, ma il resto del corpo mostrava fattezze equine e una criniera fluente. Non era con la testa che aveva urtato la libreria, bensì con il corno a spirale che si allungava dalla fronte equina.
Malgrado la prova fornita dagli occhi – occhi ai lati della testa, non appaiati sotto la fronte – gli era difficile accettare ciò che vedeva. Drayton poteva aver creato un’illusione talmente realistica da sembrare vera?
— Non ci credete, eh? — Drayton rise. — Siete diventato un animale leggendario, una creatura che mi conferirà più potere di qualsiasi Guardiano che sia mai esistito.
Simon sentì la minaccia aumentare in modo soffocante. C’era un aspetto importante che riguardava gli unicorni, ma la sua mente in quel momento era troppo confusa e spaventata. La conoscenza che gli serviva giaceva sepolta al di là di ogni consapevolezza.
— Se vi è rimasto abbastanza senno per comprendere la vostra situazione, forse vorrete recitare una preghiera, Falconer. — Sussurrando una semplice parola, accompagnata da un breve gesto della mano, Drayton avvolse la sua vittima in un incantesimo vincolante.
Fasci di pura energia vorticarono intorno a Simon, immobilizzandolo. Drayton annuì con aria soddisfatta prima di rivolgere l’attenzione a un altro sortilegio. Mormorò una lunga formula magica per produrre dal nulla un cerchio di luce intrecciata che li racchiuse entrambi nella sua circonferenza.
La mente offuscata di Simon comprese che Drayton si era preparato in anticipo per un atto di magia rituale molto complesso, in modo da avere bisogno soltanto di pochi ordini orali per realizzare in modo completo l’incantesimo. Questa consapevolezza gli richiamò alla memoria un ricordo relativo agli unicorni: se venivano uccisi con una magia rituale, il loro corno sarebbe diventato un impareggiabile strumento di potere. Drayton intendeva ucciderlo e impossessarsi del corno, sbarazzandosi così di un nemico e aumentando i propri poteri in un colpo solo.
Falconer si sentì pervadere dalla rabbia. Cominciò a contrastare i vincoli d’energia che lo immobilizzavano, ma questi si rafforzavano mentre lottava.
Il corno! Quella parte dell’unicorno aveva proprietà magiche. Simon girò la testa all’indietro e infilzò con il corno a spirale uno dei lacci d’energia che gli legavano le zampe posteriori. La punta aguzza gli scalfì dolorosamente una zampa, ma il laccio si spezzò con uno schiocco. Con dei brevi affondi recise gli altri legacci fino a liberare completamente le zampe. Poi, furiosamente, caricò Drayton, con il corno abbassato per dare battaglia.
Riuscì quasi a trafiggere il mago, ma questi si tuffò dietro l’imponente scrittoio di legno massiccio, alzando nello stesso tempo uno scudo protettivo d’energia magica. Simon colpì diverse volte lo scudo senza alcun effetto prima di accorgersi che Drayton stava sussurrando un’altra formula magica. Era giunto il momento di fuggire.
Spiccò un balzo, provando una scossa violenta quando uscì di forza dal cerchio rituale. Ma senza mani non poteva aprire la porta. Dopo un attimo di confusione, si rigirò e scalciò, usando tutta la forza del suo corpo da equino per colpire la porta con gli zoccoli posteriori. La serratura a scatto si ruppe.
Simon si precipitò fuori dalla stanza e raggiunse le scale in pochi secondi, ma poi frenò la corsa zampettando disperatamente, con il rischio di cadere di sotto. Come poteva scendere i gradini senza fratturarsi le zampe o rompersi il collo? All’indietro? Cercò di analizzare le possibilità, ma le sue facoltà mentali erano ancora parecchio confuse.
— Che tu sia maledetto, Falconer! — L’urlo furioso di Drayton lo raggiunse dallo studio.
Sentendo che la magia vincolante lo avvolgeva di nuovo, Simon agì d’istinto e si lanciò imprudentemente giù dalle scale in tre salti, confidando nella fortuna e nell’equilibrio fornito da quattro zampe. Mentre attraversava come un fulmine il vasto salone d’ingresso, diretto verso l’entrata, un gruppetto di domestici semisvestiti si precipitò da una porta laterale, bloccandogli la strada.
Dal primo piano Drayton gridò: — Fermate quell’animale, ma non uccidetelo!
Simon abbassò la testa e partì alla carica. I domestici, a parte uno, si sparpagliarono impauriti. L’unico audace afferrò una sedia per la spalliera e la brandì per difendersi, agitandola davanti al muso dell’unicorno. Un cavallo si sarebbe fermato. Simon invece scartò all’improvviso quanto bastava per urtare l’uomo con una poderosa spallata. La sedia si fracassò e il domestico urlante venne sbattuto con forza contro un muro.
Stavolta, quando raggiunse la porta d’ingresso, Simon sapeva già che doveva girarsi e scalciare. Il legno massiccio era molto più spesso e pesante della porta dello studio e non cedette subito, ma Simon lo sentiva vibrare sotto l’impatto delle sue zampe posteriori.
Una dozzina di calci rimbombanti frantumarono il chiavistello. Simon girò su se stesso e con poche spallate si aprì la strada verso l’esterno. Il cortile era una decina di gradini più in basso. Balzò a terra con un unico salto. Gli zoccoli e le zampe posteriori gli formicolavano per i calci sferrati contro il legno, ma non abbastanza da rallentarlo.
I portoni della cinta muraria esterna erano alti e imponenti. Scartò a destra, contento di aver lasciato aperto il portoncino laterale. Solo che, non essendo abituato alle dimensioni del suo nuovo corpo da equino, urtò con la testa l’arcata di pietra. Abbassò il capo e uscì di corsa.
Lasciandosi alle spalle Castle Drayton, galoppò precipitosamente giù dall’altura, trovando piacere nella forza e nella velocità strabiliante che riusciva a raggiungere. Era libero…
Era prigioniero di un’oscura magia. Quel poco che gli restava della mente di Simon si oppose all’irragionevole esaltazione della velocità. Doveva pianificare cosa fare… eppure la sua nuova natura animale bramava soltanto di sentire il vento nella criniera e il tappeto erboso sotto gli zoccoli.
Consapevole di quanto fosse visibile il suo lucido manto bianco, corse a nascondersi nella vicina foresta che si inoltrava nel Galles, verso ovest. Quando fu a distanza di sicurezza dal castello, si fermò e si riparò sotto la chioma di un albero, ansimando più per lo shock che per lo sforzo fisico.
Se non altro, almeno per il momento, era scampato alla morte. Scoprì che, a dispetto del disorientamento mentale, riusciva ancora a ragionare, seppure lentamente e con difficoltà. Non sapeva più raccapezzarsi nei calcoli matematici con cui gli piaceva trastullarsi, ma il ricordo degli avvenimenti della sua vita restava intatto. Era ancora più o meno se stesso.
Gli era possibile rompere l’incantesimo che lo aveva mutato d’aspetto? Provò a chiamare a raccolta i suoi poteri soprannaturali, ma senza successo. Preoccupato, provò ad attuare un incantesimo semplice. La luce magica gli veniva naturalmente: l’aveva creata fin nella culla. Ma adesso niente. Tentò altri piccoli trucchi con lo stesso risultato sconfortante.
Come poteva vivere senza magia? Si rifiutava di prendere in considerazione quella possibilità. Da qualche parte c’era una soluzione che gli avrebbe restituito se stesso. Doveva solo trovarla.
Strofinò la testa contro il tronco dell’albero che gli forniva riparo. Riflettere gli procurava l’emicrania: il cervello di un unicorno non era fatto per il pensiero razionale. Il che significava che doveva pensare il più possibile per mantenere viva la sua umanità. La mente sopraffina e disciplinata di Simon Malmain rischiava di essere sopraffatta dal corpo animale che lo ospitava.
La collera distruttiva che aveva provato durante la fuga dal castello era completamente diversa da qualsiasi accesso di rabbia di cui aveva fatto esperienza in forma umana. Era sempre stato d’esempio per la calma e la capacità di non perdere la testa in qualsiasi circostanza. Ora quella tranquillità era svanita del tutto, esattamente come la sua forma umana. Agitò la coda con apprensione, e subito dopo si disprezzò per quel gesto animalesco.
Che cosa sapeva degli unicorni? Erano considerati una leggenda; ma spesso i miti avevano solide fondamenta nella realtà. Si diceva che fossero feroci combattenti, così selvaggi che era impossibile catturarne uno vivo. Sapevano superare in velocità qualsiasi altra creatura, il che era una fortuna, dato che il loro corno era talmente prezioso da renderli preda dei cacciatori. Di conseguenza, forse gli unicorni erano davvero esistiti ed erano stati cacciati finché non si erano estinti. Qualunque fosse la verità, lui adesso era un unicorno.
C’erano anche unicorni femmine? Non ne aveva mai sentito parlare. Forse il caratteristico corno frontale era un segno di potenza mascolina troppo marcato perché la mitologia prendesse in considerazione l’idea che gli unicorni potessero non essere maschi. O forse le femmine della specie erano prive di corno e perciò di nessun valore per i cacciatori, sicché erano scomparse dalla leggenda.
Lentamente, ricominciò a camminare, valutando il suo nuovo corpo. Si sentiva agile, forte e veloce. Anche se Drayton l’avesse fatto inseguire da uomini a cavallo, Simon dubitava che sarebbero stati in grado di raggiungerlo. Alzò la testa e annusò l’aria fredda della notte. I suoi sensi si erano acuiti. I profumi della foresta avevano un’intensità di cui non aveva mai fatto esperienza prima d’allora, e l’udito e la vista erano molto più sviluppati.
Che cos’avrebbe dovuto fare a quel punto? Fosse pure riuscito a raggiungere la residenza di un amico Guardiano, dubitava che questi lo avrebbe riconosciuto. Si immaginò a grattare un messaggio nella polvere con uno zoccolo e si rese conto che non riusciva più a ricordare quale forma avessero le lettere. Ormai non sapeva più né leggere né scrivere: una perdita tanto intollerabile quanto quella dei suoi poteri magici.
Un Guardiano dotato di grande empatia avrebbe saputo intuire la sua essenza umana? Forse un caro amico come Duncan Macrae o la sua arguta consorte avrebbero saputo riconoscerlo, però erano lontani, in Scozia.
Desideroso di superare il senso di disperazione che lo attanagliava, Simon smise di indugiare e si addentrò ulteriormente nella foresta. Accelerò il passo, passando al piccolo galoppo quando trovò un sentiero poco battuto. Aveva bisogno di tempo… tempo per capire quel cambiamento, per valutare di quali poteri aveva ancora il controllo.
Quanto gli restava prima che la natura animale sopraffacesse ciò che aveva ancora di umano?

Furibondo, lord Drayton irradiava una pericolosa energia che fece venire a Parkin, il suo intendente, la voglia di darsela a gambe. Sebbene avesse lui stesso qualcosa di magico, non sarebbe bastato a proteggerlo se il suo padrone avesse voluto sfogare l’ira su di lui. Meglio stare tranquillo e aspettare che sua signoria si calmasse.
Ci volle parecchio tempo, ma dopo aver bruciato una buona metà dei libri che aveva nello studio, Drayton ritrovò la ragione. — Maledetto Falconer! Avrei dovuto immaginare che un mago della sua forza sarebbe stato capace di spezzare il cerchio magico e fuggire. — Drayton si abbandonò a una risata sarcastica. — Era per la sua forza che lo volevo.
— Sì, milord — si azzardò a dire Parkin.
Drayton lo fulminò con un’occhiata. — Il re ha richiesto la mia presenza, perciò domani partirò per Londra. Questo significa che spetta a te catturare l’unicorno. Dev’essere assolutamente catturato, e vivo. Sono stato chiaro?
Nello sguardo di sua signoria brillava una minaccia mortale. Parkin non lo aveva mai visto così fuori di sé. D’altro canto, se fosse riuscito a catturare l’animale, il suo padrone ne sarebbe stato molto compiaciuto. — Capisco, milord. Ma… come si cattura un unicorno?
— Il metodo tradizionale è quello di usare una vergine come esca e lasciare che l’unicorno vada da lei — spiegò Drayton in tono spazientito. — Tu e i tuoi uomini aspetterete nei paraggi con reti e pugnali. Immobilizzate l’animale tagliandogli i garretti, se necessario. Questo gli impedirà di scappare di nuovo. Non mi importa se è ferito. Mi basta che sia vivo e con il corno intatto quando tornerò, tra un paio di settimane.
— La ragazza dev’essere giovane e bella?
— Secondo la leggenda deve solo essere vergine, poiché ciò che attrae l’unicorno è la purezza. — Drayton si strinse nelle spalle. — Fai quel che devi per catturarlo.
La cosa non sembrava tanto difficile. Parkin piegò il capo in un accenno di inchino. — Sarà fatto, milord.
Il suo padrone alzò la mano in un gesto di congedo. — Fai anche riparare questa porta.
— Sì, milord. — L’intendente uscì dallo studio ritirandosi a passo di gambero, contento di aver salvato la pelle. Ora ricordava le storie antiche sugli unicorni catturati grazie a una vergine, ma dove ne avrebbe trovata una a Castle Drayton? Le poche domestiche che vi abitavano o erano vecchie e stanche o erano volgari sgualdrine disposte ad aprire le gambe a chiunque in cambio di una moneta o un complimento.
Tranne Meggie la Matta. Parkin aggrottò le sopracciglia. La ragazza doveva aver passato da un pezzo i vent’anni, ma immaginava che fosse ancora vergine. Tanto per cominciare, era sotto la protezione personale di Drayton, perciò chiunque avesse un briciolo di cervello si teneva alla larga da lei. Se fosse stata di bell’aspetto qualcuno forse avrebbe anche corso il rischio, tanto per divertirsi, ma Meggie era brutta, aveva paura perfino della sua ombra e se ne stava tutto il giorno nei dintorni delle scuderie. Ai cavalli non importava che la ragazza fosse matta, ma al castello tutti la evitavano, come se la sua pazzia fosse contagiosa.
A lord Drayton sarebbe importato se la folle giovane sotto la sua tutela veniva usata come esca? Non avrebbero fatto del male alla fanciulla. Se non era vergine, Parkin avrebbe dovuto cercare nel villaggio vicino, e non sarebbe stato facile convincere i genitori a lasciargli prendere in prestito una delle loro preziose figlie. Era meglio sperare che Meggie la Matta fosse ancora illibata, e che l’unicorno fosse abbastanza vicino al castello da percepire la sua presenza.
Domandandosi da quale distanza un unicorno fosse in grado di sentire una vergine, Parkin andò nel suo studio per fare un elenco degli uomini e degli attrezzi che gli sarebbero serviti. Non appena sua signoria fosse partito per Londra, il mattino dopo, avrebbe organizzato la caccia.

 

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