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ROMANCE PARK

Benvenute a Romance Park, il luogo dove ogni scrittrice ha la possibilità di presentare i propri lavori al pubblico!


L'estratto di questa settimana si intitola "IL BARO", e il nick della sua autrice è ANDREA PRACHETT. ATTENZIONE, si tratta di nomi di fantasia, che usiamo solo per distinguere i vari estratti tra di loro: il nome dell'autrice non è questo, ed il titolo finale del libro sarà diverso.

Vi ricordiamo le REGOLE DI ROMANCE PARK ( potrete trovare maggiori dettagli qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20213710 ) :
-- sia le lettrici che le bloggers potranno votare l'estratto con un punteggio da 1 a 10, e naturalmente commentarlo;
-- se la scrittrice lo desidera (non è obbligatorio), può rispondere ai commenti e alle domande – ma lo farà sempre usando il nick;
-- tra una settimana esatta, chiuderemo il sondaggio, e la scrittrice scoprirà che voto le è stato dato dal pubblico.
-- IMPORTANTE: la scrittrice non rivelerà la propria identità a nessuno, né prima, né durante, né dopo il sondaggio. Le bloggers che hanno collaborato con lei alla preparazione del post (cioè Naan e MarchRose) faranno altrettanto, sia nei confronti delle altre bloggers che delle lettrici, e per correttezza si asterranno dal commentare.

 

IL BARO
di Andrea Prachett
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.

 

Il prologo, ambientato tre anni prima, fa riferimento al furto di una famosa pietra preziosa. Scotland Yard si occupa delle indagini che mostrano il coinvolgimento di un famoso criminale, James Bird. Unico testimone: Mouce.



LONDRA 1855

Una stanza linda, non lussuosa ma sobriamente confortevole, con un letto, l’occorrente per le abluzioni mattutine, ed altri oggetti di routine.
Al centro di essa, dinanzi uno specchio opaco, una figura appena accennata alla fioca luce di una lanterna si mosse precisa ed essenziale in una pratica di norma portata a termine da un cameriere personale.
Su una poltrona imbottita ma sdrucita posta accanto al letto si andava formando una piramide di vestiti che, ad un primo acchito, sembravano appartenere ad un gentiluomo: una camicia di batista bianca, una cravatta di seta, pantaloni di nanchino chiaro, un gilet bianco e per concludere una redingote blu.
Blanda eleganza.
Il gentiluomo, in penombra, si portò dinanzi il camino, si accovacciò, e d’improvviso una fiammata si levò dai precedenti ciocchi morenti.
< che squallida topaia…non si degnano neanche di alimentare il fuoco! > esclamò in modo molto poco signorile colui che adesso può essere identificato come il capitano Coldbridge.
Indossò in fretta una vestaglia, invero eccessivamente stazzonata e lisa per poter appartenere ad un gentleman, per poi dirigersi allo scrittoio.
Una volta sedutovi afferrò un foglio in bilico sull’orlo del tavolo e si apprestò a consultarlo
< domani sera di nuovo teatro, e, dannazione, nuovamente un balletto…mai una volta che Albert mi porti a vedere l’Opera! > borbottò il capitano lasciando cadere il foglio con uno svolazzo.
Incrociando le mani dietro la nuca continuò
< ma dovrò riuscire ad entrare al White’s > al Teatro di sua Maestà, difatti, sarebbe stato finalmente presentato, o si sarebbe presentato, al Duca di Hurst, e Coldbridge, invero, contava di impressionarlo favorevolmente ed ottenere, in tal modo, il perfetto lasciapassare per uno dei club più esclusivi di Londra, e non solo.
Era risaputo che l’affascinante Duca era solito dirigersi al White’s dopo il teatro del giovedì.
E Coldbridge l’ avrebbe atteso con impazienza.
La mente del capitano tracimava di idee sul modo in cui gettar l’amo all’imperturbabile Nathaniel, ed era da due settimane che Coldbridge lo osservava attentamente, nelle compagnie che bazzicava, le donne, per bene e non, che frequentava, i clubs più esclusivi in cui amava intrattenersi, i suoi orari e i suoi sport preferiti.
Si era delineato un preciso schema riguardo il duca, da cui Coldbridge ne aveva tratto alcune illazioni: Nathaniel Seaross, duca di Hurst, era un uomo in cui l’abitudine a comandare era talmente radicata che ormai assumeva un aspetto preponderante del suo carattere; una persona fredda, calcolatrice, incapace di sorprendersi, imperturbabile e di una protervia pericolosa; amante delle sfide e delle belle donne ed in cerca di una moglie.
La magnifica Dorothea Buckstone pareva la prescelta, sebbene era anche rinomata la celerità con cui Hurst cadeva preda della noia, noia che, per il duca, rappresentava il suo peggior nemico e che avrebbe portato ineludibilmente ad un, si potrebbe definir così, “avvicendamento emotivo”.
Non ci sarebbe stato quindi da rimaner basiti se il duca si fosse, alla fin fine, solo svagato con la stella della stagione, sebbene in tal occasione sembrava che il corteggiamento fosse se non serio, decisamente meno illusorio di molti altri.
Inoltre, i pettegolezzi al Crockford’s, che mai Coldbridge si era lasciato sfuggire, parlavano di un peculiare interesse da parte del nonno materno di Sua Grazia, il conte di Kramer, nei confronti della figlia di Lord Wart come eccellente candidata al ruolo di futura duchessa.
In tal caso, Nathaniel non avrebbe potuto scherzar col fuoco e rischiare di incorrere nelle ire del nonno, unico parente in vita che il duca possedesse oltre che famigerato, integerrimo e oltremodo conservatore vegliardo che ben poco apprezzava gli eccessi del già ampiamente blasonato nipote.
Immerso nelle sue riflessioni che palesavano un eclettico, per non dir sospetto, interesse nei confronti di Seaross, il capitano Coldbridge non prestò caso all’imminente sorger del sole: era ormai alba inoltrata, gli uccellini cinguettavano ad infrangere la quiete della notte, mentre i primi raggi del sole, introdottisi furtivamente attraverso l’unico balcone presente, trafiggevano il pulviscolo che aleggiava indisturbato nella stanza al secondo piano della locanda.
Nathaniel Seaross, andava pensando il capitano, davvero, davvero un bel soggetto, sarà un piacere farlo cadere nella mia rete, sebbene sappia con certezza che mi accingo al compiere un’impresa certamente non facile. Seaross è un pesce grosso, ma la sua amicizia mi aprirà le porte di tutta la Londra esclusiva.
Il gioco vale la candela.
Con tali pensieri Coldbridge si tolse la vestaglia con l’intenzione di indossare la camicia da notte e riposarsi in attesa della prodiga, era certo, giornata che l’attendeva, invero ormai alle porte.
Ma prima un’ultima incombenza: non avrebbe resistito un minuto di più in quelle condizioni!
Attaccò con ferocia i nodi ben stretti sulla schiena cercando di districarli, maledicendo nel frattempo la natura che gli aveva imposto tali torture per poter portare a termine i suoi scopi.
Finalmente vi riuscì, e con un sospiro di sollievo fece volteggiare sullo scabro e spoglio pavimento un’ampia fascia bianca molto lunga, e laddove ci si sarebbe aspettati di trovarvi un petto villoso o quantomeno piatto, si delineò chiaramente un seno di donna.
Coldbridge, col sorriso sulle labbra, fece per togliersi anche la parrucca castana che evidentemente recava, mostrando una lunga cascata di boccoli del nero più infernale.
Il capitano Coldbridge si era momentaneamente dileguato per ceder il passo ad un’anacronistica bellezza bruna, dalla pelle più scura del conveniente, più alta del dovuto, con un paio di occhi lievemente a mandorla di un color dell’ambra talmente chiaro da sembrar d’oro fuso.
Particolare sfuggito agli amici del capitano Coldbridge, per quel suo modo tutto originale di socchiudere pesantemente le palpebre, così da ottenere un risultato di perenne insofferenza e da celare allo sguardo indiscreto dei curiosi, occhi facilmente riconoscibili nella loro stranezza.
Inoltre, sir Albert Crowford, oramai intimo ed inseparabile amico del capitano, avrebbe smesso di lambiccarsi il cervello nel vano tentativo di imitare la cadenza tonale di Coldbridge, che tanti cuori femminili aveva fatto palpitare più forte: parole strascicate, riso flessuoso, una voce roca e seducente che invitava all’arcano, colma di promesse impronunciabili e magiche.
Nient’altro che una voce di donna camuffata.
Finalmente privata dei temibili accorgimenti adottati, Morgana Briggs infilò la camicia da notte rosa da cui non si separava mai: una camicia, invero, di dimensioni ridotte, da bambina quasi, molto accollata e corta sino alle ginocchia, con un fiocco dello stesso colore applicato al centro sopra il petto.
Se chiudeva gli occhi e prestava attenzione, Morgana avrebbe avvertito, come sempre le capitava al preceder del sonno, un lieve, tenue, etereo ma reale profumo di lillà, il profumo della madre.
E da tal brezza paradisiaca questa strana ragazza si lasciava cullare, lasciando ceder le sue barriere, fugando del tutto la presenza del suo alter ego, smettendo gli usuali panni di uomo forte e calcolatore per conceder fiato alla bambina di sette anni che non chiedeva altro se non d’essere amata.
Ogni sera, o alba che dir si voglia, il Capitano Coldbridge piangeva sino ad addormentarsi.


Tre colpi battuti alla porta la fecero scattare come una molla giù dal letto, afferrare la pistola sotto il cuscino ed appressarsi silenziosa come un gatto all’uscio. Col cuore che tambureggiava in petto si appiattì al legno grezzo che la separava da quella visita inattesa e disse
< il gin è finito brutto bastardo, e adesso fuori dai piedi >
Attese con pazienza, la pistola spianata finchè non giunse la risposta che si aspettava, secondo il codice
< gin? Robaccia, voglio solo del bourbon > sussurrò una voce trillante di donna.
Morgana sorrise riconoscendo la proprietaria di quella voce, sollevò verso l’alto la canna della pistola ed aprì la porta.
Una zaffata penetrante di profumo scadente la investì come un pugno facendole arricciare il naso nel momento in cui una donnina bassa e tondetta la stringeva in un abbraccio convulso.
< hai ricevuto il mio biglietto allora, suvvia Lacoque, mi stai incrinando le costole e oggi mi servono tutte quante > mormorò abbracciandola a sua volta, sebbene impedita dall’arma.
< oh mon Dieu, oh mon Dieu cherìe, pensavo davvero che ti avessero fatto la pelle, e mi sono ricordata che non mi avevi pagato l’ultimo mese di affitto, ma sapevo che non saresti mai andata all’altro mondo senza prima saldare i debiti…> Morgana attaccò a ridere considerando che l’avidità di quella donna era leggendaria in tutta Londra
< oh davvero, non avrei mai potuto farti un tiro del genere. Schiattare senza prima pagarti l’affitto? Giammai, sarebbe stato davvero da maleducati >
Morgana si staccò a forza dalla donna, chiuse la porta e si voltò
< ti ha seguito qualcuno? > chiese con piglio austero
< ma chère mi offendi, la regina di Spitalfields tampinata? Quell’allocco di Bird si crede furbo, sarà anche vero, ma i tirapiedi che ha piazzato di guardia alla mia maisòn sono proprio delle pecore incapaci, ormai conosco i loro punti deboli > e sorrise maliziosamente
Gli occhi di Morgana si incupirono
< immaginavo che quell’avvoltoio non si sarebbe dimenticato di me, neanche dopo tre anni > si sedette sul letto, posò la pistola sul lenzuolo bianco ed indicò alla sua ospite di accomodarsi sulla sedia lì accanto
< Morgana tesoro devi andare via da Londra, non so per quale miracolo tu sia sopravvissuta sino ad ora ma non forzare ancora la fortuna > la pregò Lacoque sedendosi.
L’abito color prugna che portava era davvero sensazionale, ma ancor più vedere come l’ampia gonna, a causa della crinolina, si sollevasse in modo spropositato facendola apparire come un pacchetto regalo tutto fiocchi e pizzi. Con la sua statura terribilmente bassa era una fortuna che riuscisse a tirare fuori la testa dall’abito.
< sai perché sono qui > rispose
La donna sospirò ed abbassò lo sguardo
< che succede Lacoque? >
< mia cara ragazza, all’epoca non ebbi modo di avvertirti, non sapevo dove fossi, e se fossi in vita…Mouce è stato trovato morto nel suo tugurio…dopo…dopo…una visita di due giorni a Scotland Yard. Ha cantato a quanto pare, perché mi sono ritrovata la polizia in casa >
Morgana gelò.
< quel miserabile idiota > sbottò alzandosi dal letto ed iniziando a camminare nervosa senza minimamente dispiacersi per la sua fine. D’altronde era più che prevedibile che Bird gli avesse reso pan per focaccia
< mi ha interrogata un uomo, un uomo davvero inquietante Morgana, i suoi occhi verdi parevano senz’anima, non mostrava la minima emozione. Non ricordo il nome so solo che ha perquisito la tua stanza e si sono portati via tutto > la fissò per un momento prima di riabbassare lo sguardo
< anche il medaglione, ed io non ho potuto fermarli altrimenti mi avrebbero torchiato finchè non avessi detto tutto sul tuo conto >
Morgana strinse i pugni, quel medaglione era troppo prezioso per lei, rappresentava il suo unico legame col passato.
< ti sei comportata egregiamente > la rassicurò, appurando la sua espressione ansiosa
< la polizia non è più venuta al mio bordello cherìe, ma non mi è piaciuto lo sguardo di quell’uomo, stai attenta e non sottovalutare neanche Bird. Non si muove foglia a Londra senza che lui lo sappia per cui evita di dedicarti ai tuoi passatempi > le consigliò.
Morgana la fissò per un minuto buono, desolata per il medaglione scomparso
< stai tranquilla tesoro, adesso sto interpretando uno dei miei personaggi e frequento l’alta società. Derubo i caproni nobiliari alle carte e nessuno sospetta nulla. Desideravo fare l’ultima incursione qui a Londra, riprendere il medaglione e con i guadagni delle carte partire per il continente…ma a quanto pare niente si risolve mai come dovrebbe >
Chiuse gli occhi, non volendo palesare all’amica il dolore che provava per la perdita di quell’oggetto tanto amato.
< e…e adesso cosa hai intenzione di fare? > chiese Lacoque
Morgana la guardò con occhi che terrorizzarono la donna…non si sarebbe mai abituata a quella strana tonalità che le tingeva lo sguardo.
Ma in quell’attimo fu l’estrema rabbia che denotavano a preoccuparla
< semplice, i piani non cambieranno, ma mi riapproprierò di ciò che è mio! >

 

RATING FINALE :  6,08 /10

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