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Venerdì, 10 luglio, 2009 - 21:15
naan

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ROMANCE PARK

Benvenute a Romance Park, il luogo dove ogni scrittrice ha la possibilità di presentare i propri lavori al pubblico!


L'estratto di questa settimana si intitola "IL BARO", e il nick della sua autrice è ANDREA PRACHETT. ATTENZIONE, si tratta di nomi di fantasia, che usiamo solo per distinguere i vari estratti tra di loro: il nome dell'autrice non è questo, ed il titolo finale del libro sarà diverso.

Vi ricordiamo le REGOLE DI ROMANCE PARK ( potrete trovare maggiori dettagli qui: http://romancebooks.splinder.com/post/20213710 ) :
-- sia le lettrici che le bloggers potranno votare l'estratto con un punteggio da 1 a 10, e naturalmente commentarlo;
-- se la scrittrice lo desidera (non è obbligatorio), può rispondere ai commenti e alle domande – ma lo farà sempre usando il nick;
-- tra una settimana esatta, chiuderemo il sondaggio, e la scrittrice scoprirà che voto le è stato dato dal pubblico.
-- IMPORTANTE: la scrittrice non rivelerà la propria identità a nessuno, né prima, né durante, né dopo il sondaggio. Le bloggers che hanno collaborato con lei alla preparazione del post (cioè Naan e MarchRose) faranno altrettanto, sia nei confronti delle altre bloggers che delle lettrici, e per correttezza si asterranno dal commentare.

 

IL BARO
di Andrea Prachett
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.

 

Il prologo, ambientato tre anni prima, fa riferimento al furto di una famosa pietra preziosa. Scotland Yard si occupa delle indagini che mostrano il coinvolgimento di un famoso criminale, James Bird. Unico testimone: Mouce.



LONDRA 1855

Una stanza linda, non lussuosa ma sobriamente confortevole, con un letto, l’occorrente per le abluzioni mattutine, ed altri oggetti di routine.
Al centro di essa, dinanzi uno specchio opaco, una figura appena accennata alla fioca luce di una lanterna si mosse precisa ed essenziale in una pratica di norma portata a termine da un cameriere personale.
Su una poltrona imbottita ma sdrucita posta accanto al letto si andava formando una piramide di vestiti che, ad un primo acchito, sembravano appartenere ad un gentiluomo: una camicia di batista bianca, una cravatta di seta, pantaloni di nanchino chiaro, un gilet bianco e per concludere una redingote blu.
Blanda eleganza.
Il gentiluomo, in penombra, si portò dinanzi il camino, si accovacciò, e d’improvviso una fiammata si levò dai precedenti ciocchi morenti.
< che squallida topaia…non si degnano neanche di alimentare il fuoco! > esclamò in modo molto poco signorile colui che adesso può essere identificato come il capitano Coldbridge.
Indossò in fretta una vestaglia, invero eccessivamente stazzonata e lisa per poter appartenere ad un gentleman, per poi dirigersi allo scrittoio.
Una volta sedutovi afferrò un foglio in bilico sull’orlo del tavolo e si apprestò a consultarlo
< domani sera di nuovo teatro, e, dannazione, nuovamente un balletto…mai una volta che Albert mi porti a vedere l’Opera! > borbottò il capitano lasciando cadere il foglio con uno svolazzo.
Incrociando le mani dietro la nuca continuò
< ma dovrò riuscire ad entrare al White’s > al Teatro di sua Maestà, difatti, sarebbe stato finalmente presentato, o si sarebbe presentato, al Duca di Hurst, e Coldbridge, invero, contava di impressionarlo favorevolmente ed ottenere, in tal modo, il perfetto lasciapassare per uno dei club più esclusivi di Londra, e non solo.
Era risaputo che l’affascinante Duca era solito dirigersi al White’s dopo il teatro del giovedì.
E Coldbridge l’ avrebbe atteso con impazienza.
La mente del capitano tracimava di idee sul modo in cui gettar l’amo all’imperturbabile Nathaniel, ed era da due settimane che Coldbridge lo osservava attentamente, nelle compagnie che bazzicava, le donne, per bene e non, che frequentava, i clubs più esclusivi in cui amava intrattenersi, i suoi orari e i suoi sport preferiti.
Si era delineato un preciso schema riguardo il duca, da cui Coldbridge ne aveva tratto alcune illazioni: Nathaniel Seaross, duca di Hurst, era un uomo in cui l’abitudine a comandare era talmente radicata che ormai assumeva un aspetto preponderante del suo carattere; una persona fredda, calcolatrice, incapace di sorprendersi, imperturbabile e di una protervia pericolosa; amante delle sfide e delle belle donne ed in cerca di una moglie.
La magnifica Dorothea Buckstone pareva la prescelta, sebbene era anche rinomata la celerità con cui Hurst cadeva preda della noia, noia che, per il duca, rappresentava il suo peggior nemico e che avrebbe portato ineludibilmente ad un, si potrebbe definir così, “avvicendamento emotivo”.
Non ci sarebbe stato quindi da rimaner basiti se il duca si fosse, alla fin fine, solo svagato con la stella della stagione, sebbene in tal occasione sembrava che il corteggiamento fosse se non serio, decisamente meno illusorio di molti altri.
Inoltre, i pettegolezzi al Crockford’s, che mai Coldbridge si era lasciato sfuggire, parlavano di un peculiare interesse da parte del nonno materno di Sua Grazia, il conte di Kramer, nei confronti della figlia di Lord Wart come eccellente candidata al ruolo di futura duchessa.
In tal caso, Nathaniel non avrebbe potuto scherzar col fuoco e rischiare di incorrere nelle ire del nonno, unico parente in vita che il duca possedesse oltre che famigerato, integerrimo e oltremodo conservatore vegliardo che ben poco apprezzava gli eccessi del già ampiamente blasonato nipote.
Immerso nelle sue riflessioni che palesavano un eclettico, per non dir sospetto, interesse nei confronti di Seaross, il capitano Coldbridge non prestò caso all’imminente sorger del sole: era ormai alba inoltrata, gli uccellini cinguettavano ad infrangere la quiete della notte, mentre i primi raggi del sole, introdottisi furtivamente attraverso l’unico balcone presente, trafiggevano il pulviscolo che aleggiava indisturbato nella stanza al secondo piano della locanda.
Nathaniel Seaross, andava pensando il capitano, davvero, davvero un bel soggetto, sarà un piacere farlo cadere nella mia rete, sebbene sappia con certezza che mi accingo al compiere un’impresa certamente non facile. Seaross è un pesce grosso, ma la sua amicizia mi aprirà le porte di tutta la Londra esclusiva.
Il gioco vale la candela.
Con tali pensieri Coldbridge si tolse la vestaglia con l’intenzione di indossare la camicia da notte e riposarsi in attesa della prodiga, era certo, giornata che l’attendeva, invero ormai alle porte.
Ma prima un’ultima incombenza: non avrebbe resistito un minuto di più in quelle condizioni!
Attaccò con ferocia i nodi ben stretti sulla schiena cercando di districarli, maledicendo nel frattempo la natura che gli aveva imposto tali torture per poter portare a termine i suoi scopi.
Finalmente vi riuscì, e con un sospiro di sollievo fece volteggiare sullo scabro e spoglio pavimento un’ampia fascia bianca molto lunga, e laddove ci si sarebbe aspettati di trovarvi un petto villoso o quantomeno piatto, si delineò chiaramente un seno di donna.
Coldbridge, col sorriso sulle labbra, fece per togliersi anche la parrucca castana che evidentemente recava, mostrando una lunga cascata di boccoli del nero più infernale.
Il capitano Coldbridge si era momentaneamente dileguato per ceder il passo ad un’anacronistica bellezza bruna, dalla pelle più scura del conveniente, più alta del dovuto, con un paio di occhi lievemente a mandorla di un color dell’ambra talmente chiaro da sembrar d’oro fuso.
Particolare sfuggito agli amici del capitano Coldbridge, per quel suo modo tutto originale di socchiudere pesantemente le palpebre, così da ottenere un risultato di perenne insofferenza e da celare allo sguardo indiscreto dei curiosi, occhi facilmente riconoscibili nella loro stranezza.
Inoltre, sir Albert Crowford, oramai intimo ed inseparabile amico del capitano, avrebbe smesso di lambiccarsi il cervello nel vano tentativo di imitare la cadenza tonale di Coldbridge, che tanti cuori femminili aveva fatto palpitare più forte: parole strascicate, riso flessuoso, una voce roca e seducente che invitava all’arcano, colma di promesse impronunciabili e magiche.
Nient’altro che una voce di donna camuffata.
Finalmente privata dei temibili accorgimenti adottati, Morgana Briggs infilò la camicia da notte rosa da cui non si separava mai: una camicia, invero, di dimensioni ridotte, da bambina quasi, molto accollata e corta sino alle ginocchia, con un fiocco dello stesso colore applicato al centro sopra il petto.
Se chiudeva gli occhi e prestava attenzione, Morgana avrebbe avvertito, come sempre le capitava al preceder del sonno, un lieve, tenue, etereo ma reale profumo di lillà, il profumo della madre.
E da tal brezza paradisiaca questa strana ragazza si lasciava cullare, lasciando ceder le sue barriere, fugando del tutto la presenza del suo alter ego, smettendo gli usuali panni di uomo forte e calcolatore per conceder fiato alla bambina di sette anni che non chiedeva altro se non d’essere amata.
Ogni sera, o alba che dir si voglia, il Capitano Coldbridge piangeva sino ad addormentarsi.


Tre colpi battuti alla porta la fecero scattare come una molla giù dal letto, afferrare la pistola sotto il cuscino ed appressarsi silenziosa come un gatto all’uscio. Col cuore che tambureggiava in petto si appiattì al legno grezzo che la separava da quella visita inattesa e disse
< il gin è finito brutto bastardo, e adesso fuori dai piedi >
Attese con pazienza, la pistola spianata finchè non giunse la risposta che si aspettava, secondo il codice
< gin? Robaccia, voglio solo del bourbon > sussurrò una voce trillante di donna.
Morgana sorrise riconoscendo la proprietaria di quella voce, sollevò verso l’alto la canna della pistola ed aprì la porta.
Una zaffata penetrante di profumo scadente la investì come un pugno facendole arricciare il naso nel momento in cui una donnina bassa e tondetta la stringeva in un abbraccio convulso.
< hai ricevuto il mio biglietto allora, suvvia Lacoque, mi stai incrinando le costole e oggi mi servono tutte quante > mormorò abbracciandola a sua volta, sebbene impedita dall’arma.
< oh mon Dieu, oh mon Dieu cherìe, pensavo davvero che ti avessero fatto la pelle, e mi sono ricordata che non mi avevi pagato l’ultimo mese di affitto, ma sapevo che non saresti mai andata all’altro mondo senza prima saldare i debiti…> Morgana attaccò a ridere considerando che l’avidità di quella donna era leggendaria in tutta Londra
< oh davvero, non avrei mai potuto farti un tiro del genere. Schiattare senza prima pagarti l’affitto? Giammai, sarebbe stato davvero da maleducati >
Morgana si staccò a forza dalla donna, chiuse la porta e si voltò
< ti ha seguito qualcuno? > chiese con piglio austero
< ma chère mi offendi, la regina di Spitalfields tampinata? Quell’allocco di Bird si crede furbo, sarà anche vero, ma i tirapiedi che ha piazzato di guardia alla mia maisòn sono proprio delle pecore incapaci, ormai conosco i loro punti deboli > e sorrise maliziosamente
Gli occhi di Morgana si incupirono
< immaginavo che quell’avvoltoio non si sarebbe dimenticato di me, neanche dopo tre anni > si sedette sul letto, posò la pistola sul lenzuolo bianco ed indicò alla sua ospite di accomodarsi sulla sedia lì accanto
< Morgana tesoro devi andare via da Londra, non so per quale miracolo tu sia sopravvissuta sino ad ora ma non forzare ancora la fortuna > la pregò Lacoque sedendosi.
L’abito color prugna che portava era davvero sensazionale, ma ancor più vedere come l’ampia gonna, a causa della crinolina, si sollevasse in modo spropositato facendola apparire come un pacchetto regalo tutto fiocchi e pizzi. Con la sua statura terribilmente bassa era una fortuna che riuscisse a tirare fuori la testa dall’abito.
< sai perché sono qui > rispose
La donna sospirò ed abbassò lo sguardo
< che succede Lacoque? >
< mia cara ragazza, all’epoca non ebbi modo di avvertirti, non sapevo dove fossi, e se fossi in vita…Mouce è stato trovato morto nel suo tugurio…dopo…dopo…una visita di due giorni a Scotland Yard. Ha cantato a quanto pare, perché mi sono ritrovata la polizia in casa >
Morgana gelò.
< quel miserabile idiota > sbottò alzandosi dal letto ed iniziando a camminare nervosa senza minimamente dispiacersi per la sua fine. D’altronde era più che prevedibile che Bird gli avesse reso pan per focaccia
< mi ha interrogata un uomo, un uomo davvero inquietante Morgana, i suoi occhi verdi parevano senz’anima, non mostrava la minima emozione. Non ricordo il nome so solo che ha perquisito la tua stanza e si sono portati via tutto > la fissò per un momento prima di riabbassare lo sguardo
< anche il medaglione, ed io non ho potuto fermarli altrimenti mi avrebbero torchiato finchè non avessi detto tutto sul tuo conto >
Morgana strinse i pugni, quel medaglione era troppo prezioso per lei, rappresentava il suo unico legame col passato.
< ti sei comportata egregiamente > la rassicurò, appurando la sua espressione ansiosa
< la polizia non è più venuta al mio bordello cherìe, ma non mi è piaciuto lo sguardo di quell’uomo, stai attenta e non sottovalutare neanche Bird. Non si muove foglia a Londra senza che lui lo sappia per cui evita di dedicarti ai tuoi passatempi > le consigliò.
Morgana la fissò per un minuto buono, desolata per il medaglione scomparso
< stai tranquilla tesoro, adesso sto interpretando uno dei miei personaggi e frequento l’alta società. Derubo i caproni nobiliari alle carte e nessuno sospetta nulla. Desideravo fare l’ultima incursione qui a Londra, riprendere il medaglione e con i guadagni delle carte partire per il continente…ma a quanto pare niente si risolve mai come dovrebbe >
Chiuse gli occhi, non volendo palesare all’amica il dolore che provava per la perdita di quell’oggetto tanto amato.
< e…e adesso cosa hai intenzione di fare? > chiese Lacoque
Morgana la guardò con occhi che terrorizzarono la donna…non si sarebbe mai abituata a quella strana tonalità che le tingeva lo sguardo.
Ma in quell’attimo fu l’estrema rabbia che denotavano a preoccuparla
< semplice, i piani non cambieranno, ma mi riapproprierò di ciò che è mio! >

 

RATING FINALE :  6,08 /10

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Commenti

@Andrea rieccomi, scusa il

@Andrea

rieccomi, scusa il ritardo ma sono reduce da una vera maratona ( ahimè, NON di lettura ) e in questi giorni non riesco ad essere molto presente sul blog.

Allora, io ho un problema col tuo estratto: non riesco a "vederlo".

Mi spiego meglio: ci sono tante descrizioni, tante informazioni, dialoghi, tutto quello che serve per inquadrare la scena e i personaggi, ma io sono troppo distratta dal tuo modo di raccontarli per "vederli".

Ci sono troppi dettagli, troppe minuzie, troppe parole - io mi ci perdo.

Hai una grande padronanza della lingua italiana, non ci piove, ma la mia impressione è, volendo fare un paragone musicale, che tu sia più innamorata del tuo "strumento" ( cioè il linguaggio ) che della tua "canzone" ( cioè dei tuoi personaggi e della tua storia ). E questo è un guaio per chi legge, perchè i lettori vogliono anzitutto una storia.

Chissà se sono riuscita a spiegarmi, e soprattutto chissà ti sono stata utile ?

@Andrea grazie per la tua

@Andrea

grazie per la tua risposta. Sì, avevo notato la differeza tra la prima e la seconda parte.

Stasera sono proprio ko, quindi scusa se per il momento non ti dò ancora il mio parere, ma prometto che nel we ripasso e lascio un commento come si deve.

Scusa se mi permetto, ma non

Scusa se mi permetto, ma non pensi che ci sia un modo di descrivere l'ambientazione o i personaggi senza risultare pesante? Io di libri con lunghe descrizioni ne ho letti parecchi. Una delle mie autrici preferite è Diana Gabaldon che è capace di descrivere quanti capelli ha in testa un personaggio, tanto per intendersi, però le sue descrizioni riesci, per lo meno, a seguirle senza perdere il filo del discorso. Leggendo il tuo estratto, sarò sincera, sono dovuta tornare indietro più volte perché invece mi accadeva di perdere il filo!!!

Cmq non intendevo accusarti di "pavoneggiamento", forse mi sono espressa male. Volevo solo evidenziare il fatto che dai l'impressione di voler mettere troppa carne al fuoco, con una terminologia un po' ridondante. Però, se la tua è una scelta voluta non mi permetterei mai di dirti di cambiare stile. E' chiaro che ognuno ha il suo personale modo di scrivere.

Ti posso dire soltanto che, se comprassi un libro che mi risultasse così pesante da seguire, lo abbandonerei prima di finirlo.

Spero che non ti offenda per la mia sincerità. Ovviamente è una mia opinione che non deve essere necessariamente condivisa dagli altri. In bocca al lupo, cara.

Rieccomi di nuovo! Dunque

Rieccomi di nuovo!

Dunque Luna70, per le sviste hai ragione, la revisione è la prima cosa che mi aspetta una volta terminato il racconto. Riguardo allo stile, non è assolutamente mia intenzione pavoneggiarmi con termini o vocaboli ricercati...come ho detto si tratta semplicemente del mio modo di scrivere senza alcuna manìa di protagonismo, ma cercherò comunque di smussare il tutto :).

A proposito dell'aggettivazione marcata, be' quella in effetti l'ho voluta io stessa semplicemente perchè ho sempre pensato che per "vedere" le immagini descritte gli aggettivi sono fondamentali, per delineare una persona, sia dentro che fuori, essi sono decisivi...e si tratta di qualcosa che io, da lettrice, ho sempre preteso.

Marchrose, come ho su menzionato, lo stile in sè non è voluto, forse un pò influenzato da autori a me molto cari (rammento che quando scrissi la prima parte dell'estratto avevo divorato una decina di libri della Heyer ^^!), ma in generale è sempre stata una mia tendenza quella di scrivere utilizzando appieno l'ampio spettro linguistico che ci offre l'italiano, però in effetti mi rendo conto che storna l'attenzione dalle vicende narrate.

E' comunque vero che in base alle situazioni ho forzato un pò la mano sul linguaggio...devi sapere che la prima sezione di questo estratto è legata ad una precedente in cui il Capitano Coldbridge viene introdotto da Almack's e trovandomi nell'alta società ho enfatizzato maggiormente lo stile per adattarmici e per renderne i toni aristocratici...poichè poi il Capitano Coldbridge, nobile anch'esso, non si era ancora "svelato" ho preferito matenerlo sinchè non è apparsa Morgana, che proviene dai bassifondi...non so se hai notato una leggera variazione di stile tra la prima parte dell'estratto, quella con Coldbridge per intenderci, e la seconda con Morgana e la tenutaria! Indendevo marcare "il divario" tra il figlio cadetto di un nobile di campagna e la donna che lo impersona ma la cui vera natura nasconde molti segreti ed una vita sfortunata, ma temo di non avere reso bene la situazione.

Gli accostamenti ricercati non sono voluti, ho sempre scritto in questo modo e spesso neanche me ne rendo conto quando sono presa dalla storia che sto narrando.

Spero di aver colmato la tua curiosità e attendo il tuo giudizio finale ;).

Mille grazie per i consigli!

Andrea

Ciao Andrea, dunque, devo

Ciao Andrea,

dunque, devo rifletterci ancora un po' su, ma prima di dire la mia intanto vorrei chiederti una cosa:

l'uso di certi manierismi un po' antiquati è voluto? lo fai per dar atmosfera, o per un altro scopo? e se sì, quale ?

Ad esempio:

"invero" anzichè "a dir la verità",

"ineludibilmente" anzichè "inevitabilemente"

o anche gli accostamenti ricercati, tipo:

"prodiga giornata"

"cadenza tonale"

grazie anticipate per la risposta,

MR

Lo ammetto: ho faticato a

Lo ammetto: ho faticato a leggerlo! Non per la trama che potrebbe anche risultare interessante, ma per la narrazione troppo appesantita da termini superflui. Sembra quasi che tu, Andrea, abbia voluto mettere in evidenza la tua conoscenza di termini in un linguaggio forbito che però distrae l'attenzione del lettore. Tutti quegli "invero", per esempio, io li giudicherei superflui e così pure l'utilizzo di un numero esagerato di aggettivi.

Ci sono poi alcune sviste grammaticali.

Per esempio il termine "noia" è femminile e quindi sarà "la sua peggior nemica" e non "il suo peggior nemico".

E ancora: "Mi accingo a compiere" e non "Mi accingo al compiere".

Insomma, io rivedrei un po' di cosette. Per il resto l'idea è buona ed il periodo storico interessante, quindi ti auguro, con le giuste revisioni, di farne un bel romanzo.

In bocca al lupo!

Ciao ragazze! Prima di tutto

Ciao ragazze!

Prima di tutto vi voglio ringraziare per esservi prese la briga di leggere il mio estratto e considerate che io apprezzo molto le critiche per il semplice fatto che sono parecchio più costruttive dei complimenti ^_^.

Veniamo a noi.

Le mie più profonde scuse per lo stile ma vi prego di credermi quando vi dico che non è voluto, io scrivo senza pensarci su molto e spesso in vari contesti mi hanno criticato questa particolare tendenza...ma state tranquille che imparerò a semplificare la forma! A proposito poi dei tempi verbali, immagino vi riferiate al pezzo in cui d'improvviso compare il presente...be' in realtà quella parte l'avevo resa in corsivo, così ad indicare che si trattava del pensiero della protagonista, ma nell'estratto pubblicato mi è scomparso il corsivo ^^. Poi, perdonatemi una piccola obiezione, ma non vedo particolari problemi nell'associare l'aggettivo "blando" ad "eleganza", visto che ciò di cui parlo è un'eleganza non ricercata nè appariscente, ma tenue e senza dare nell'occhio; a mio parere l'eleganza può essere intesa in milioni di modi diversi. E "basito"? Be' per essere precisi significherebbe svenuto, ma anche sbalordito, allibito, sbigottito...e sbalordito è ciò che intendevo, che non è poi tanto lontano da sorpreso. Per quanto riguarda poi il maiuscolo nelle virgolette, avete ragione, non ci ho fatto caso anche perchè l'estratto è preso da un lavoro non ultimato per cui non avevo portato avanti alcuna revisione e spesso quando scrivo lascio al dopo le questioni più strettamente stilistiche.

Grazie ancora a tutte per il vostro tempo e gli accettatissimi consigli!

Andrea Prachett

P.S. Cara Veronica non penso ci sia nulla di male nel farvi sapere che sono una donna ;)

Ciao Andrea, per prima cosa

Ciao Andrea,

per prima cosa volevo dirti che l'estratto mi è parso originale ed interessante, la scelta di una protagonista en travesti è già un plus di per sé. Purtroppo, come già rilevato da chi mi ha preceduta nei commenti, sullo stile c'è parecchio da lavorare. Si potrebbe cominciare per esempio dalle maiuscole dopo le virgolette, una regola basilare della grammatica, che non rispettata come tu hai fatto, fa una pessima impressione a chi legge. O nell'utilizzare gli aggettivi ed i verbi con la giusta attenzione: l'eleganza difficilmente può essere definita "blanda", e "basito" non è affatto un sinonimo di sorpreso, tanto per citare solo due di diverse scorrettezze. Il materiale c'è, bisogna solo impegnarsi per migliorarlo, quindi ti faccio tanti auguri, sicura che farai tesoro dei nostri modesti suggerimenti!

Ciao Premetto che il mio è

Ciao

Premetto che il mio è un parere personale, e da lettrice.

Ad una prima lettura dell’estratto la sensazione è stata di fastidio, estremo.

Non so se l’utilizzo di questo particolare stile sia una scelta voluta e ponderata, in tal caso io non sono la lettrice che fa al caso tuo, se non si fosse trattato di un Romance Park non mi sarei data la pena di rileggerlo, invece l’ho fatto e sorpresa, sorpresa, il racconto non è affatto brutto, anzi …

Il problema è l’estrema pomposità dello stile che deve fare i conti con un eccessivo utilizzo di aggettivi ridondanti, i quali oltre ad appesantire il testo e a renderlo ostico coprono la trama, i dialoghi, l’ambientazione, come una salsa stucchevole su una pietanza invece gradevole, e decisamente valida.

Non capisco poi l’utilizzo indiscriminato dei tempi verbali che nello stesso periodo passano dal passato al presente e al passato remoto, francamente questa scelta mi disorienta, mi disturba nella lettura e comprensione del testo, mi impedisce di calarmi nella trama.

Eppure mi ha colpito Morgana, vorrei sapere perché va vestita da uomo, qual è il suo passato e i motivi che la spingono a vivere pericolosamente, e mi piace come vengono delineati i personaggi, vorrei saperne di più. Mi piace l’ambientazione, mi piace la storia.

Dunque il mio voto si divide in due parti : trama 8, stile 2.

Spero di esserti stata utile e se tu dovessi decidere di semplificare il linguaggio ti leggerò molto volentieri.

Ciao

Cristina

Ciao Andrea, ti faccio i miei

Ciao Andrea,

ti faccio i miei complimenti per l'estratto che mi ha veramente coinvolto. Ammetto che a volte ho però trovato difficoltà a dare ordine agli aggettivi che hai usato e a comprenderne quasi il significato come "protervia", ad esempio. Diminuendo la pomposità, pur mantenendo il lessico ricercato che hai adottato, credo che il tuo libro diventerà un successo. O comunque te lo auguro!

Tiziana

Concordo con quello detto in

Concordo con quello detto in precedenza , ma non bisogna mai mollare e soprattutto lavorare sodo per cui ^_^ con una buona revisione spero in futuro di poter leggere il tuo libro !

Penso che la trama abbia

Penso che la trama abbia degli aspetti interessanti. Anche secondo me la sintassi è un po' troppo elaborata e l'aggettivazione un po' pesante, soprattutto quando ci sono diversi aggettivi posti prima e dopo il sostantivo. L'uso dei tempi verbali mi è sembrato a volte un po' confuso. Secondo me dopo una revisione linguistica attenta, potrebbe risultare molto più efficace. In bocca al lupo!

Com'è che sono sempre la

Com'è che sono sempre la prima a lasciare un commento!??!

Ciao Andrea, mi viene da domandarti se sei un uomo ma non posso perciò passo subito al tuo estratto^-^.

Come scrivo tutte le volte vorrei fosse chiaro che la mia è una modesta opinione da lettrice perciò mi auguro che la prenderai come tale.

Devo ammettere che la trama non sembra male, mi piace il periodo storico in cui l'hai ambientato. Il 1855 è un epoca ricca di avvenimenti ma ancor di più ricca di cambiamenti quindi spero che tu ne abbia preso in considerazione qualcuno nel tuo romanzo.

Tuttavia la mia opinione positiva si ferma qui in quanto trovo l'estratto completamente da rivedere. Ci sono diversi errori di punteggiatura e di struttura, in più noto un esagerato utilizzo di certi aggettivi.

Come ad esempio in questa frase:

In tal caso, Nathaniel non avrebbe potuto scherzar col fuoco e rischiare di incorrere nelle ire del nonno, unico parente in vita che il duca possedesse oltre che famigerato, integerrimo e oltremodo conservatore vegliardo che ben poco apprezzava gli eccessi del già ampiamente blasonato nipote.

Famigerato, integerrimo, conservatore vegliardo, blasonato...

A mio parere rallentano un tantino la lettura e creano nel lettore un pò di confusione. O meglio a me è successo.

Detto questo, per concludere... spero di non averti demoralizzato.

Sono dell'idea che hai bisogno di lavorarci sopra in modo da trovare una linea più adatta al tuo stile.

In bocca al lupo per tutto

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