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SYLVIA Z SUMMERS:

DI TENEBRA, D’AMORE E ALTRI SOSPETTI ALL’ITALIANA





Esattamente un anno fa, in un afoso pomeriggio di Agosto, me ne stavo in giardino completamente rapita dal romanzo “DI TENEBRA E D’AMORE” di Sylvia Z. Summers. Lo ricordo talmente bene che mi sembra ieri: scorrevo le pagine avidamente tanto da non rendermi conto che alla fine erano passate cinque ore!

Era tanto che non venivo coinvolta così intensamente da un romanzo e rimasi delusa di non trovare alcuna notizia su di lei, se non una piccola intervista sul sito della Harlequin. La Summers sembrava inesistente e nessun motore di ricerca forniva informazioni su di lei!

Oggi invece abbiamo scoperto qualcosina in più su questa nuova autrice esordiente, come ad esempio che è italiana (cosa che mi fa immensamente piacere). Sappiamo anche che vive e lavora a Milano, che ama gli animali, il sushi e le buone letture. E’ laureata in letteratura inglese e diplomata in regia cinematografica, ma soprattutto le piace inventare e raccontare storie sin da quando era bambina.

Il suo romanzo d’esordio “Di tenebra e d’amore” (uscito nell’Agosto del 2008 edito Harlequin) è stato molto apprezzato dal pubblico e ad Agosto 2009 uscirà “Amore e altri sospetti” la sua seconda prova nel campo della narrativa storico-sentimentale.

Nonostante questo intorno a Sylvia Z. Summers aleggia sempre un certo anonimato. L’unico luogo infatti dove la potete trovare è Facebook, nella pagina dedicata ai suoi libri (Sylvia Z. Summers), che tiene costantemente aggiornata e tramite la quale ha un contatto diretto coi lettori.

Detto ciò, comprenderete la mia emozione e il mio immenso piacere nel presentarvi oggi, a 11 giorni dall’uscita del suo nuovo romanzo “AMORE E ALTRI SOSPETTI”, Sylvia Z Summers in persona. Con le nostre domande ci auguriamo quindi di soddisfare la curiosità delle lettrici, compresa la mia.


Sylvia Z Summers risponderà a tutte le vostre domande, perciò non perdete l'occasione di chiacchierare con lei, e ricordatevi di firmare il vostro commento con un nome o con un nick. Tra tutte coloro che parteciperanno Sylvia metterà in palio una copia autografata con tanto di dedica del suo nuovo romanzo”AMORE E ALTRI SOSPETTI”.


INTERVISTA

Ciao Sylvia e benvenuta nel nostro blog. Ti anticipo che è mia intenzione svolgere questa intervista nel modo più semplice possibile. Per rendere più piacevole e meno “formale” questa chiacchierata mi piacerebbe darti del tu.

Ciao Veronica, innanzitutto grazie per avermi invitato sul vostro blog. E’ un vero piacere per me essere vostra ospite. Del “tu”? E me lo domandi? Davo già per scontato che sarebbe stato così.


Benissimo, allora iniziamo!
Quando è nata la tua passione per la scrittura?

A dire il vero non ricordo con precisione quando è iniziata, probabilmente giocando. Poi, scoprendo la lettura, credo, scoprì anche che quelle storie che avevo nella testa potevo metterle per iscritto, così ho iniziato diversi racconti, storie a puntate che leggevo alle amiche, e un vero e proprio romanzo che non ho mai del tutto finito. Siccome mi piaceva anche disegnare, ho fatto anche diversi fumetti che pubblicavo sui giornalini scolastici.


Perchè hai scelto proprio questo genere, ovvero il romance che peraltro è anche piuttosto bistrattato, per il tuo debutto?

Oddio, non è che abbia proprio scelto di “debuttare”... non è che l’abbia pianificato, intendo. Volevo (ed è tutt’ora il mio imperativo) scrivere una storia che mi piacesse, che contenesse tutti quegli elementi che considero essenziali per un romanzo (beninteso: essenziali per me, per un romanzo che piacesse alla sottoscritta). L’amore è tra questi, assolutamente.

Sinceramente non credo di essere un’autrice “rosa” tra le più classiche, perché non mi ritrovo in quelli che sono i “canoni del genere” – e alcune lettrici me l’hanno fatto notare, come pregio ma anche come difetto, -questo sta ai gusti di ognuno. Il romance è bistrattato, è vero, e di questo mi dispiace perché credo che ci siano autrici davvero valide (suonerà retorico ma lo voglio dire: molte autrici italiane sono bravissime, più brave di molte colleghe d’oltreoceano!) che sanno davvero parlare di sentimenti, che mettono il cuore e l’anima in quello che fanno, che studiano fino allo sfinimento per ricreare ambienti e dare veridicità storica; ma è bistrattato perché in quel grande calderone che è il bacino d’utenza non tutto quello che viene pubblicato è allo stesso livello. E si sa che i difetti si vedono assai meglio dei pregi, che è più facile deprecare piuttosto che elogiare. Siate voi le prime a esigere buone letture! A cercare belle storie scritte bene senza accontentarvi dei soliti cliché. Voi sareste più contente e noi ci sentiremo spronate a fare un buon lavoro.


Hai avuto difficoltà, come la maggior parte delle esordienti, a trovare un editore?

No, devo dire che Di tenebra e d’amore è piaciuto al primo colpo. Lo passai ad Alessandra Roccato di Harlequin, che mi mandò un’e-mail entusiasta pochi giorni dopo.


Un vero esordio dunque! Quali sensazioni hai provato nel vedere pubblicato il primo libro?

Ovviamente “pazzesche”! Tenerne in mano una copia, sfogliarla... mi sembrava un po’ di cullare un bambino.


Dopo il primo libro, quant'è difficile scrivere il secondo?

Un delirio! Sì, davvero, non ridere, è stato un delirio. In alcuni momenti anche un incubo. Sei la prima a cui lo dico... ma Amore e altri sospetti in realtà doveva essere il mio terzo romanzo, non il secondo, nel senso che l’idea mi era già venuta in mente ma stavo scrivendo un’altra cosa una storia di ambientazione italiana che di base mi piaceva molto ma che finii con l’abbandonare perché proprio non voleva saperne di venire fuori. Così, dopo pianti e isterismi vari la mollai e ripresi tutto daccapo con Amore e altri sospetti, ma anche qui fu dura perché Di tenebra era uscito da pochi mesi e continuavo a ricevere tanti complimenti che mi mettevano una fifa nera addosso: se non fosse piaciuto? se non fosse stato all’altezza? Se quel personaggio fosse stato troppo simile a quell’altro? Agonia... Un parto podalico! Alla fine sono molto contenta del risultato, è una storia complessa con personaggi molto sfaccettati e risvolti sociali che secondo me non devono mancare in un libro.


Prima di arrivare a questa vincente collaborazione con la Harlequin hai mai partecipato a concorsi letterari? Credi che possano aiutare uno scrittore ad emergere?

Non ho mai partecipato a concorsi letterari ma non l’ho fatto per un qualche preconcetto, è solo che non mi sono mai trovata nelle richieste o nei tempi dei concorsi, mi risulta difficile scrivere “su commissione” con tempi magari limitati. Però immagino che possano essere utili per farsi notare. Comunque, al di là del concorso, in cui c’è un solo vincitore (o comunque pochi vincitori) tanto vale provare la casa editrice se si crede davvero in ciò che si ha tra le mani.


Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere questo lavoro?

Mm... di rimboccarsi le maniche! I romanzi non si scrivono da soli, la storia d’amore non è l’unica storia importante nel romanzo, ci sono dei meccanismi di narrazione che bisogna conoscere, perciò chi scrive deve... studiare! Tanto e tutto. Leggere di qualsiasi genere, anche se poi se ne sceglie uno, ma le idee possono arrivare dappertutto e si può scoprire e apprezzare lo stile di diversi autori, mai chiudersi a quelle che potrebbero rivelarsi delle belle esperienze. E non sottovalutare la forma: non c’è solo “la storia” ma anche il modo in cui viene narrata, perciò è importante valutare cose come il punto di vista, il tempo della narrazione, e il modo di stendere le frasi, le parole che si scelgono e il tipo di sintassi.


Ma parliamo del tuo stile e di come sviluppi i tuoi romanzi. So che sei anche un’assidua lettrice quindi ne deduco che ciò avrà avuto una certa influenza sulla nascita delle tue storie. In più sono curiosa… autrici e libri preferiti.

Perché dici “autrici”? Ci sono anche autori maschi... io non ho alcun preconcetto nella lettura, se mi intriga una storia (spesso dal retro di copertina) compro poi chi vivrà – leggerà - e vedrà... Se devo dire un’autrice di cui ho letto praticamente tutto è Aghata Christie (che col rosa centra un po’ poco, me ne rendo conto), ma mi rifaccio con Jane Austen (caposaldo, nel bene e nel male di questo genere letterario) ed Edith Warthon, che ha uno stile incredibile a mio avviso. Libri preferiti: I pilastri della terra, Dieci piccoli indiani, L’ombra del vento, La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, L’età dell’innocenza, Persuasione, Harry Potter (tutti!), Twilight (ma non l’ultimo della saga, per me, una vera... BIP!) e tanti altri che rischierei di annoiarvi tutte.


Come nascono le tue storie?

Da idee e sensazioni. Non parto da una figura in particolare, un lei o una lui, ma da qualcosa di cui voglio parlare, che voglio esprimere, e poi trovo colei o colui che meglio la incarna. Ovviamente non è tutto qui. L’idea iniziale si traduce in poche righe, poi l’approfondisco, trovo altre storie che si possono intrecciare a quella principale, collegamenti e via dicendo... E’ un po’ come fare un maglione, un cruciverba o, ancora meglio, una coperta patchwork dove tutto ha a che fare con tutto, tutti i pezzi alla fine combaciano. Suona complicato... e lo è!


Come effettui le tue ricerche storiche?

Mi piace un sacco fare le ricerche. Anche qui vado un po’ per gradi. C’è una prima fase “generale” in cui mi documento sul periodo, su quelli che sono gli argomenti principali del racconto, e una seconda fase più specifica dove per ogni scena faccio scelte storiche d’ambientazione ben precise. Ho acquistato molti libri via internet (fortunatamente in Inghilterra la saggistica è veramente dettagliatissima) e, sempre via internet cerco riscontri o approfondimenti e notizie su quello che mi serve. Per il mio terzo libro (quello che sto scrivendo ora) mi è anche capitato di chiedere spiegazioni in giro, a esperti del settore, di seguire dei corsi e di andare a documentarmi all’estero.


I tuoi personaggi sono diversi dai classici eroi perfetti che solitamente troviamo nei romance. Oserei dire che per ogni pregio vi è abbinato un difetto. Come nascono quindi questi personaggi?

Be’, nascono da me... e io sono piena di difetti! Perché loro dovrebbero essere perfetti? Come li gestirei? No, no, come ce li ho io, devono averceli anche loro!

A parte gli scherzi, non mi piacciono i personaggi perfetti, non li trovo interessanti e non saprei come descriverli. Mi piace che nei miei libri i miei personaggi compiano una specie di percorso che li fa cambiare e crescere, che li rende consapevoli e migliori. Questo non potrebbe succedere se incarnassero la perfezione sin dall’inizio.


Cosa non deve assolutamente mancare in un romanzo?

Una bella storia, soprattutto. Dei bei personaggi, un bel modo di narrare. Le combinazioni possono essere tante, non so quale sia la formula giusta perché in realtà mi è capitato di apprezzare diversi generi e di essere soddisfatta anche alla fine di romanzi che non contenessero una storia d’amore, per esempio, o in cui questa finisse male. Credo che la cosa più importante sia la capacità dell’autore di trasmettere delle emozioni.


Parliamo ora di AMORE E ALTRI SOSPETTI. Non ti nego che leggerlo in anteprima (ragazze non odiatemi, ho dovuto farlo ai fini dell’intervista^-^) è stato emozionante, ma ancora di più è stato scoprire che non ha nulla a che fare con DI TENEBRA E D’AMORE. In linea di massima ogni autrice ha un proprio “stile” che riscontriamo in ogni suo libro, ma stavolta non è così.

Pur essendo ambientata in un epoca così conosciuta come gli inizi del 1800 St.Jules è diverso dai classici luoghi che solitamente ritroviamo in questo periodo. Da dove nasce la scelta di ambientare l’intera storia dentro un piccolo paesino?

Ma da Jane, ovviamente! Mi sono divertita a creare St. Jules come uno di quei paesini di provincia in cui Jane Austen ambientava le sue storie, per questo alcuni dei caratteri che lo popolano hanno delle similitudini con altri creati da quest’autrice meravigliosa. L’idea da cui è nato il libro era quella di una comunità piccolissima e isolata (all’inizio infatti doveva trattarsi di un’isola) in cui gli equilibri venivano rotti dall’arrivo di un elemento estraneo e molto misterioso.


Pheabe Swan e Julian Emerson. Due protagonisti due opposti! Pheabe è impulsiva, odia le prevaricazioni, sogna la libertà e fa di tutto per combattere i suoi ideali. Julian è un uomo provato dal dolore, tormentato e solitario che non ha più voglia di combattere. Parlaci di loro.

Pheabe e Julian sono ai due capi di una stessa linea. In realtà, le idee e le passioni che li muovono sono le stesse, sono le esperienze della vita a renderli diversi. All’inizio del romanzo, Pheabe ha un grosso trauma che deve ancora gestire e risolvere, che è il punto di partenza per la sua crescita, lotta contro le ingiustizie perché lei stessa, in fondo al suo cuore, si sente una vittima. Julian ha molti punti in comune con lei, ma l’esperienza gli dice di non lottare più. La reciproca frequentazione li porterà l’uno verso l’altro, finché s’incontreranno su quella fatidica linea di cui parlavo.


Ormai sei famosa per i tuoi secondari personaggi “singolari” perciò non mi sono stupita di ritrovarli anche qui. In Amore e altri sospetti ce n'é davvero per tutti i gusti: dall’ipocondriaca signorina Sandyton, alla frivola Charlotte, al generoso Sindaco Weightwind, la misteriosa Martha e molti molti altri. Si potrebbe pensare che non erano necessari eppure ognuno di loro è necessario alla trama del libro. Ognuno di loro è indispensabile per completare il complicato intreccio degli avvenimenti. Sinceramente sono piuttosto sorpresa perché immagino che non deve essere stato facile collegare così tanti personaggi…

Non lo è, infatti, ma a me piacciono i romanzi che sono anche un po’ “corali”. In fondo, la vita è molto complessa, non ci siamo solo noi e il nostro partner ma anche tutti gli altri con cui, nel bene e nel male, interagiamo. I personaggi secondari arricchiscono e danno molti input alla storia, non sono da trascurare. Charlotte e la signorina Sandyton sono adorabili e buffissime, un po’ come Mary Jane Montgomery e suo padre in Di tenebra e d’amore. Personaggi come questi servono anche un po’ a sdrammatizzare e ad alleggerire i toni cupi del romanzo.


C’è un punto del romanzo che mi ha colpito moltissimo oltre che incuriosito, ed è quando tratti delle miniere. Non è un argomento comune e sarei curiosa di sapere da dove è uscita quest’idea.

Ah, be’... la miniera è colpa di North & South! Sta’ attenta che cadi dalla sedia e poi ti fai male! Dico sul serio, proprio N&S della BBC (tratto dall’omonimo romanzo di E.Gaskell). Volevo inserire nel romanzo una parte di impegno e denuncia sociale, mostrare quanto potesse anche essere brutta e difficile la vita nell’ottocento (spesso leggendo romanzi d’amore ci si dimentica che oltre a duchi, visconti e baroni c’era tutta una schiera, ben più folta, di persone che sgobbavano da mane a sera fino a sfinirsi, che c’era un’altissima mortalità tra i bambini, che erano costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno...). Senza contare che per una protagonista come Pheabe, così attenta alle ingiustizie, era importante confrontarsi con qualcosa di così complesso e potenzialmente pericoloso. Non è stato facile ricrearla, non ci sono moltissimi documenti sulle miniere di rame, ma ho letto diversi racconti nei quali, per fortuna, venivano descritti alcuni ambienti e macchinari utilizzati, oltre che la vita quotidiana dei minatori.


North & South????? No Sylvia non ci siamo! Lasciamo perdere quello sceneggiato prima che comincio a fantasticare all’infinito.
Torniamo a noi e, dato che non voglio togliere la curiosità alle lettrici e dato che sei molto impegnata, concludo questa intervista con due domande.

Sylvia Z Summers e progetti per il futuro…
Cambierai genere? Proverai qualcosa di nuovo?

Sì, vorrei provare qualcosa di nuovo, anche se credo che l’amore sarà ancora il fulcro delle mie storie. Ancora non so quanto riuscirò a rinunciare all’ambientazione storica, ma mi piacerebbe scrivere qualcosa di surreale, qualcosa che “sforzi” la realtà, magari un racconto meta-letterario in cui i personaggi di un libro prendano vita, si mescolino alle persone reali, o cambino libro, magari, saltando avanti e indietro nelle storie, creando scompiglio da pag.22 a 156! Non ho ancora bene idea di come si potrebbe fare, di cosa potrebbe essere questo pasticcio, ma chissà...


Prima di lasciarci… c’è qualcosa di cui vorresti parlare e che mai nessuno ti ha chiesto?

Non saprei... Forse se c’è qualcosa di me in quello che scrivo. Sì, credo che un po’ tutti i personaggi che descrivo mi riflettano in qualche modo, ognuno incarna, più o meno vagamente, un lato del mio carattere. E spesso faccio qualche riferimento, con date e quant’altro, a qualche cosa della mia vita. Per esempio, io sono nata il 12 ottobre e questa data compare anche in Amore e altri sospetti, così come il 6 agosto, che è il compleanno di una cara amica (e ora anche del suo stupendo bambino). Con alcuni nomi ho anche giocato trasponendo quelli di qualche conoscente che mi chiedeva: “Mi metterai nel tuo prossimo libro, vero?” Traducendo nome e cognome nel corrispettivo inglese... sono stati accontentati!


Bene, sperando che alla prossima intervista mi concedano una sedia con tanto di braccioli, ti saluto calorosamente, ringraziandoti per la disponibilità. Mi auguro che in futuro avremo ancora il piacere di ospitarti.

Grazie a te Veronica e grazie a tutte voi, è stato un piacere partecipare a questa intervista. Mi auguro anche io di essere nuovamente vostra ospite, magari in occasione dell’uscita del mio prossimo romanzo.

 

ESTRATTO  INEDITO DA "AMORE E ALTRI SOSPETTI"

La cameriera, che Julian aveva seguito fino in cucina, lo fissò stralunata.
«Signore?»
«Un'uscita. Per non passare dal salotto.» La ragazza annuì con un cenno del capo.
«C'è quella porta lì, che dà sul giardinetto.»
«Andrà benissimo. Grazie.» Il cielo iniziava a tingersi di una sfumatura dorata, il che significava che presto sarebbe arrivata l'ora dei saluti.
Non avrebbe dovuto nascondersi ancora per molto. Dal momento che non c'era modo di allontanarsi dalla casa senza passare davanti alle finestre – con il rischio di essere individuato dal nemico – Julian si guardò attorno alla ricerca di un rifugio temporaneo e notò una specie di capanno a due piani. Incuriosito, si avvicinò e scoprì che conteneva degli attrezzi per il giardino e una scala a pioli che conduceva a un sottotetto. Da quell'altezza forse sarebbe riuscito a vedere il mare, si disse, salendo. Gli pareva una prospettiva gradevole per passare il tempo.
Si ritrovò in una specie di soffitta bassa e buia, con un'unica piccola finestrella. Davanti alla quale c'era una persona che gli dava le spalle e probabilmente non si era accorta di
lui. Julian si irrigidì, pensando a come avrebbe fatto a giustificare la propria presenza lì a quella donna, e stava per tornare indietro quando le assi di legno del pavimento scricchiolarono sotto i suoi piedi.
«Oh… Mr. Emerson!»
Julian sobbalzò, picchiando la testa contro il soffitto. «Ahi! Miss Swan...» Visto che era troppo tardi per scappare, si avvicinò a lei, notando che aveva gli occhi arrossati.
Indispettita da quell'intrusione, Pheabe cercò di ricacciare indietro le lacrime. Cosa voleva ancora da lei quell'uomo?
Perché era venuto a cercarla invece di restare con tutta la sua corte nel salotto di Mrs. Stonebridge?
«A quanto pare» commentò Julian «i miei tentativi di nascondermi sono privi di originalità. Avete le mie stesse idee.»
Pheabe si impettì. «Io non mi stavo affatto...» Ma era inutile negarlo, e in quel momento proprio non aveva voglia di litigare. Aveva sentito quello che la moglie del vicario gli aveva detto, dopo averlo allontanato da lei, e ne era rimasta offesa.
Ancora una volta, aveva dovuto rendersi conto del disprezzo con cui i cittadini di St. Jules consideravano il suo lavoro, e il fatto che quel commento fosse stato rivolto a lui l'aveva ferita ancora di più. «Voi da cosa state scappando?»
Per tutta risposta, l'uomo si appoggiò allo stipite opposto della finestrella, tanto vicino a lei che non avrebbe dovuto fare neppure un passo in avanti per ritrovarsi tra le sue braccia...
Ma cosa le veniva in mente? Lo vide stringersi nelle spalle e spostare lo sguardo verso l'orizzonte. «Ditemi, Miss Swan, non ci sono molti scapoli qui a St. Jules, vero?»
Per un istante lei lo fissò stranita, ma poi scoppiò a ridere e cambiò argomento. «Non è bellissimo?» gli chiese indicandogli le colline verdi del Devonshire, punteggiate qua e là di pecore bianche e, più oltre, la distesa blu dell'oceano.
«Lo è...» sospirò lui senza aggiungere altro, troppo intento ad ammirare il mare.
Guardando il suo profilo, Pheabe ebbe modo di notare che non aveva il naso del tutto dritto. E pensò che quell'imperfezione, seppur di poco conto, era un sollievo, perché già così era l'uomo più affascinante che avesse mai visto. Sguardo intenso e zigomi alti; senza parlare di quel vezzoso codino che portava sulla nuca, infischiandosene della moda che prediligeva i capelli corti. Ed era figlio di un lord... Probabilmente aveva una rendita di almeno tremila sterline l'anno... Oddio, stava ragionando come sua madre! Ma non poteva dar torto alle sue coetanee se provavano a dargli la caccia. Tanto più che lui aveva quell'aria misteriosa che lo faceva sembrare un eroe da romanzo... Sì, decise, per quanto arrogante, Mr. Emerson sarebbe stato un buon soggetto per un articolo del St. Jules. «Mr. Emerson?»
«Sì, Miss Swan?»
«Perché avete rinunciato alla Marina?»
Se quello sguardo le era parso pieno di tenerezza di fronte al panorama, ora era a dir poco di ghiaccio. Ma Pheabe non si lasciò scoraggiare. «Siete ancora giovane e, come figlio cadetto, una carriera nella Royal Navy sarebbe stata vantaggiosa.
Senza contare che avete uno sguardo malinconico quando fissate la costa.» Gli occhi grigi della giovane lo scrutarono per qualche secondo. «Siete stato ferito in battaglia, Mr. Emerson?Nel qual caso, di sicuro dovete avere un grado, e magari dovrei chiamarvi Capitano Emerson.»
Se aveva studiato quel ragionamento allo scopo di metterlo con le spalle al muro, fu lei a rimanere spiazzata. «E interessa saperlo più a voi o a Desmond Malvern?» replicò infatti
Julian con un sorriso sardonico. All'improvviso, Pheabe sentì le gambe diventare molli. «St. Jules non ha bisogno di sapere tutte queste cose di me, ve l'assicuro. E, forse, dovreste imparare anche voi a tenere meglio i segreti» aggiunse lui.
Subito dopo si voltò verso la finestra, sentendo delle voci provenire dal giardino. In pochi istanti, l'aia si riempì di persone che correvano di qua e di là come in una caccia al tesoro.
«Julian!» In mezzo alla folla c'era Fanshop, all'apparenza molto preoccupato. «Mr. Emerson...! Julian!» Pheabe si voltò verso di lui, perplessa. «Pare si siano accorti della vostra assenza.»
«Già... Sarà meglio che scenda, prima che Fanshop abbia una crisi isterica.» Si sporse dalla finestrella. «Sono quassù.
Arrivo.» Pheabe si nascose d'istinto dietro la parete. «Colti in flagrante!» esclamò lui, divertito, ammiccando di nuovo.
«Restate nascosta: non vogliamo che questa gente si metta in capo strane idee, vero?» Prendersi gioco di lei sembrava metterlo di buon umore, considerò Pheabe. In salotto, inmezzo agli altri, le era parso così rigido. «Quanto al resto...» continuò Mr. Emerson raggiungendo le scale, «devo proprio dirvi che in questi giorni non ho mai riso tanto come leggendo gli articoli del vostro Desmond Malvern.»
Aveva... riso?
Certo che aveva riso!, si disse subito dopo Pheabe, sentendo una gran rabbia montarle dentro. Probabilmente aveva sempre saputo che era stata lei a scriverli, e li aveva ritenuti la sciocca, inutile e petulante espressione di una ragazzina!
Lanciò un'occhiata fuori della finestra, e lo vide ridere insieme a Charlotte e a un rincuorato Tenente Fanshop. Pheabe strinse i pugni, trattenendosi a stento dal gridare di rabbia. Si sarebbe accorto ben presto di aver fatto male a prendersi gioco di Desmond Malvern, perché aveva intenzione di scoprire tutto su di lui e di far sapere all'intero paese la sua storia.

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