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Oh... caspita! Ragazze, non

Oh... caspita! Ragazze, non sapete che sorpresa è per me aprire il computer e trovare tutti i vostri bei commenti... sono davvero felice e commossa! E rispondo subito a tutte le vostre domande, scusandomi fin da subito per il ritardo, ma ero via proprio per quel viaggio di studio di cui parlavo nell’intervista.

Dunque, non voglio dimenticare nessuno, perciò inizio a rispondere dall’inizio, seguendo l’ordine dei vostri commenti. A Paola rispondo che sì, Tristan era un po’ un miscuglio di elementi, mi piaceva l’idea di un uomo fragile ma orgoglioso, un uomo aristocratico però aperto di mentalità tanto da essere persino considerato stravagante. Non ho pensato, diciamo “con cognizione”, di mettere assieme questo e quello, ma ho letto molti libri e visto molti film nella mia vita per cui può essere che l’abbia fatto in maniera inconscia. Soprattutto, sono sempre stata innamorata del Colonnello Brandon di Ragione & Sentimento e credo che un po’ Tristan abbia preso da lui (come anche i Montgomery dai signori Palmer... Mr. Palmer è in assoluto il mio personaggio austiniano preferito!). Per quanto riguarda l’eroina... in parte sicuramente Odyle e Pheabe si assomigliano, vogliono fare del bene, ma credo che Pheabe abbia un briciolo di insicurezza in più e, diciamo che sta ancora lottando per la sua indipendenza e affermazione.

Cara Cristina, ebbene sì! Quando stavo stendendo il “piano d’opera” di Di tenebra... mi sono resa conto che mi serviva un’eroina con forti caratteristiche e una grande passione per cui lottare: un’artista. Così, cerca-cerca, mi sono imbattuta nella biografia di Camille Claudel ed è stato amore. La triste storia di Camille mi ha davvero colpita. Anche lei cercava di lottare per quello in cui credeva, ed era innamorata... un amore talmente forte e passionale che ha finito col distruggerla.

Mi ricordo perfettamente di te, Andreina (te l’ho scritto anche su facebook!) e mi fa piacere che ti sia piaciuto il romanzo...

Grazie anche a Luisa per il commento riguardo alle copertine. La loro scelta dipende in primis della casa editrice. Devo dire però che fino a questo momento sono stata molto fortunata perché ho avuto un’editor fantastica (Alessandra Roccato) – un’amica, davvero! – che mi ha sempre chiesto cosa ne pensavo delle copertine proposte (magari in una scelta di 5-6 immagini) per poi tenere conto dei miei gusti (ma che poi coincidevano coi suoi, devo dire) perciò in parte le copertine posso dire di averle scelte anch’io. Mi fa davvero piacere che siano piaciute e vi abbiano colpito. Provengono da un’agenzia d’immagini perciò in realtà non conosco chi vi è ritratto. (Grazie per l’incoraggiamento per Amore e altri sospetti... incrocio le dita!)

Mm... la domanda successiva è un po’ ardua... devo ammettere che io “rileggo” pochissimi libri... anche quelli molto amati, perché so che non mi darebbero la stessa emozione visto che già li conosco (coi film è diverso... è strano, forse perché ci vuole meno a rivedere un film che a rileggere un libro). Ho comunque citato Jane Austen ed Edith Warthon, che secondo me sono geniali, però in effetti non credo che sia quello che mi stai chiedendo... allora ribatto col mio cavallo di battaglia che è Deanna Raybourn (ma anche qui si tratta di un “rosa” sui generis, molto intriso di mistero) o Jennifer Donnelly (bellissimo il suo “I giorni del tè e delle rose”), o la Woodwiss de “Il lupo e la colomba”, che ho letto una ventina di anni fa.

Mi fa un immenso piacere che per Luna ci sia stata quest’istintiva empatia col mio romanzo! Dunque, ancora una volta, merito in primis della copertina! Segnalerò senz’altro ;) Alla domanda mi rendo conto di avere già in parte risposto, Odyle in parte (per la sua vita in Francia) ispirata a Camille Claudel, anche se a differenza di questa bravissima scultrice la mia eroina riesce ad affermarsi e a non soccombere.

Non mi piacciono molto le etichette, anche se mi rendo conto che venendo pubblicata da una casa editrice come Harlequin sia piuttosto naturale venire identificati come scrittori “rosa”. Mi piacciono i romanzi complessi, che descrivono la vita, e della vita fa parte anche l’amore (una grossa parte, direi) perciò ho deciso di scrivere romanzi così. Sono, come dicevo, soprattutto romanzi “come piacciono a me”, poi dopo diventano, per qualcuno, di un genere o di un altro. Io non li descrivo come “rosa” ma piuttosto come storico-sentimentali, perché la parte storica è molto importante per me, Londra come St. Jules, la vita dell’epoca sono a loro volta una specie di personaggio cui dar vita. In realtà scrivo già gialli e noir, solo che sono “conditi” con una (bella?) storia d’amore.

Il mio nome è davvero Silvia (non Sylvia con la Y) e Z. è l’iniziale del mio cognome. Perché usare uno pseudonimo? Rispondo alla domanda con una domanda... forse un po’ provocatoria... ma quante di voi avrebbero dato fiducia a un’autrice italiana esordiente e sconosciuta? Un bel Sylvia Z. Summers in copertina rende un po’ di più di un semplice Silvia Zucca... E ora mi ci sono anche un po’ affezionata.

Dulcis in fundo, mi fa molto piacere raccontarvi della mia esperienza di studio – grazie alla domanda di Naan – visto che sono appena tornata (proprio ieri pomeriggio) dalla Francia, precisamente da Grasse, che forse molte di voi sapranno già essere la capitale mondiale dei profumi. Perciò svelo che il romanzo a cui sto lavorando – e per il quale devo ammettere un amore quasi viscerale – tratta appunto di profumi, di odori, e la sua protagonista – la mia Dora – è un’esperta del settore, un “Naso” come viene chiamata la persona che crea i profumi. Per scrivere questo libro mi sto documentando tantissimo (e non solo per scoprire i segreti dell’arte del profumo ma per ogni “virgola” che crea l’ambientazione, la Londra del 1851). L’esperienza di Grasse è stata esaltante, ho visitato due fabbriche, la Fragonard e la Galimard – entrambe con un museo del profumo e macchinari dell’800 - conosciuto esperte del settore che si sono prestate con infinita pazienza e gentilezza a spiegarmi le tecniche di distillazione ed enflourage, che mi hanno fatto toccare con mano... anzi meglio dire “con naso” come si facevano (e si fanno) i profumi, quali erano i loro usi, dove venivano contenuti e via dicendo. Davvero un’esperienza meravigliosa che consiglio anche solo a chi sia semplicemente un’appassionata di profumeria.

Vi ringrazio ancora moltissimo per tutta la simpatia che mi dimostrate e l’entusiasmo per quello che scrivo. Spero che vi piaccia anche Amore e altri sospetti almeno un pochino... Aspetto di sentire i vostri commenti dopo che sarà uscito. Grazie!

Silvia

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