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Martedì, 27 novembre, 2007 - 21:02
Lener

Untitled

RECENSIONE:  UN POSTO PER L'AMORE  (The Trysting Place) di  Mary Balogh

Anno di pubblicazione: 1986

Ambientazione: Inghilterra regency

Livello di Sensualità: warm

Edizione italiana: I Romanzi Mondadori

Trama:
Felicity Wren si era dovuta sposare con un uomo noioso che non aveva mai amato. Ora che è vedova, è determinata a dare una svolta alla sua vita sentimentale e a trovare finalmente qualcuno che le faccia assaporare la vita... qualcuno come l'affascinante Lord Waite, magari. Ma per raggiungere il suo scopo finisce per chiedere aiuto a Tom Russell, suo vecchio amico d'infanza, senza immaginare che forse è proprio lui l'uomo che ha sempre sognato incontrare...

Confesso mi sia difficile formulare un giudizio definitivo su questo romanzo, in quanto un romance come "Un posto per l'amore" personalmente non l'avevo mai letto.
Ma procediamo con ordine.
Va premesso sia un'opera di Mary Balogh e, per quanto le scelte narrarive di questa autrice possano piacere o non piacere, è indubbio che possieda un grande talento espressivo: il suo stile non è mai sciatto ed i suoi personaggi (dai protagonisti ai comprimari) sono sempre attentamente caratterizzati (in questo caso, poi, considerando sia un regency di almeno vent'anni, ma che si legge come se fosse stato scritto ieri, direi sia un'ulteriore prova della notevole professionalità dell'autrice in questione). 
"Un posto per l'amore" è uno dei pochi romanzi (quanto meno editi in Italia e letti dalla sottoscritta) che presenta come protagonista maschile un "eroe beta", ovvero il compagno d'infazia, il ragazzo della porta accanto, l'amico sensibile, dolce, generoso e sempre presente che non è mai l'oggetto delle fantasie bollenti di nessuna donna. Thomas Russell di "Un posto per l'amore" è esattamente tutto questo, un eroe molto diverso da quelli cui, personalmente, sono abituata (maschi alpha, fuorilegge, bad boys o, nel più rassicurante dei casi, i tenebrosi intellettuali di Amanda Quick). Mi ha fatta innamorare? Sicuramente sì. Voglio dire: come si fa a non amare un uomo come Thomas Russell? D'aspetto distinto, ma niente d'eccezionale (il tipo che, per intendersi, non ti volteresti a guardare per strada), è talmente gentile d'animo, onesto e devoto nei suoi sentimenti da conquistarti inevitabilmente. Rassegnato al fatto Felicity non lo consideri un possibile compagno, le resta accanto come amico sincero e confidente, mettendo al primo posto la felicità di lei (o quella che lei crede sia la felicità che vuole).  Soprattuto Tom mantiene sempre una dignità straordinaria e qui, nuovamente, bisogna riconoscere il merito dell'autrice, perché sarebbe stato molto facile con simili premesse renderlo un tappetino e scivolare nel pietismo.
Veniamo, adesso, a lady Felicity Wren, la protagonista del libro, nonché personaggio che mi è rimasto a più riprese indigesto e, sicuramente, principale (e forse unica) ragione per cui questo romanzo non è riuscito ad entusiasmarmi.
Su pressione della famiglia (numerosa e ridotta sul lastrico) Felicity ha dovuto sposare un anziano riccone che l'ha lasciata vedova sei anni più tardi, dopo averle fatto conoscere il bel mondo di tutta Europa. Dopo i due anni canonici di lutto, Felicity è decisa a prendere le redini della sua vita e dominare da protagonista l'alta società londinese: vuole divertimenti scintillanti, vuole essere ammirata e vuole, soprattutto, un uomo giovane, bellissimo, aristocratico e ricco al proprio fianco.
Con il pretesto di fare da chaperon alle sue sorelle debuttanti (due gemelle che sono dei personaggi splendidamente riusciti), Felicity si butta anima e corpo nella stagione mondana (e la Balogh rende una descrizione della season londinese molto interessante ed accuratissima). Messi gli occhi sull'affascinante e spregiudicato lord Edmund Waite, scapolo trai più ambiti e chiacchierati del Regno, galvanizzata dall'idea di conquistarsi una simile preda, Felicity è decisissima a portarlo all'altare. In tutto questo il caro Tom le è accanto come amico di famiglia ed accompagnatore ufficiale.
Il romanzo si sviluppa su questo stranissimo triangolo dove Thomas ama in silenzio Felicity, quest'ultima vuole lord Waite come marito, il quale vuole lei soltanto come amante. Singolare a ben vedere è anche il fatto che la maggioranza delle scene più tipicamente romantiche e sensuali del romanzo abbiano come soggetti non i protagonisti, ma proprio Felicity e lord Waite.
La bravura della Balogh, ovviamente, è data dalla sua straordinaria sensibilità nel descrivere la psicologia del personaggi e la coerenza con cui fa maturare Felicity. Per quanto come eroina non mi abbia fatta impazzire, mi sono comunque trovata a comprenderne i pensieri, le motivazioni ed i comportamenti e nei suoi "difetti" (un po' di presunzione, arroganza e superficialità, caratteristiche che personalmente non mi piace trovare in una protagonista femminile) l'ho sempre trovata molto realistica ed umana.
Inoltre a questo romanzo riconosco il grande merito di sfuggire a due immancabili cliché del genere: il primo marito vecchio e bavoso e l'antagonista libertino senza scrupoli.
Lord Wren, primo marito di Felicity, è infatti una figura che ho trovato molto umana e ben caratterizzata: non è affatto il classico vecchio depravato che biecamente costringe la bellissima e povera nobildonna a sposarlo. E' un uomo sì anziano, ma molto serio, colto, raffinato e saggiamente protettivo nei confronti della sua giovane sposa: chi guadagna dalle nozze è indubbiamente la famiglia di Felicity.
Riguardo a lord Edmund Waite... devo premettere che "Il celebre libertino" (il cui protagonista è proprio il tenebroso nobiluomo dagli occhi di ghiaccio) è stato uno dei primissimi romance che lessi. Essendo, quindi, già a conoscenza del passato di lord Waite e sapendo che tipo di donna gli farà perdere la testa (una donna lontana anni luce da Felicity Wren), mi sono goduta la sua presenza in "Un posto per l'amore" come una piacevole sorpresa, consapevole di avere a che fare con un personaggio sì negativo (in questo romanzo), ma con la sua personalità e non certamente un mostro.
In conclusione "Un posto per l'amore" è un titolo che consiglio a chi desidera leggere un romance un po' fuori dagli schemi più diffusi: niente passioni travolgenti e nessuna bruciante attrazione, ma un amore che è complicità, tepore, confidenza e rispetto. Ma non per questo meno intenso e speciale.

Curiosità:

"Un posto per l'amore", "Fidanzati per finta" e "Il celebre libertino" formano un trittico di romanzi tutti editi in Italia. La lettura è comunque tra loro perfettamente indipendente.

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Commenti

dipende da come viene

dipende da come viene definito il beta, Lener...

Ho letto da qualche parte questa definizione, che secondo me è perfetta (vado a memoria e onestamente non ricordo dove l'ho letta, ma mi è rimasta impressa): nella lotta per la vita, l'alfa è il vincitore, il beta è arrivato secondo.

cioè: l'alfa è forte, sicuro di sè, bello, spesso ricco e nobile, intelligente, coraggioso: è il guerriero vittorioso, il capo riconosciuto del suo gruppo, l'autorità indiscussa, il leader naturale. La donna si rapporta a lui spesso come una bambina in cerca di appoggio e di certezze. In pratica, i protagonisti di quasi tutti i romance degli anni 80: Lindsey, Garwood, Woodiwiss, McNaught...

Il beta è un uomo ferito dalla vita, spesso uno sconfitto, o qualcuno che si è ritirato dalla lotta: non ha certezze, ha in compenso parecchi tormenti interiori e debolezze, e spesso li maschera con atteggiamenti esasperati in senso opposto. La donna che lo avvicina deve cercare di scoprire le ragioni dei suoi tormenti, prima di riuscire ad entrargli davvero nel cuore: ma il rapporto che ne nasce di solito è paritetico, non c'è una metà forte e una metà debole della coppia, ci sono appunto le due metà della stessa mela.

Molti eroi della Balogh sono così: pensa ad es. al mio amatissimo Jocelyn di "Signora del suo cuore", strafottente, acido, aggressivo, pronto a rischiare la vita per gioco, nel totale disprezzo di tutto e tutti - a partire da se stesso. Ma di notte, si nasconde per suonare il piano in solitudine, perchè si vergogna delle sue doti artistiche che gli hanno insegnato a vedere come una debolezza indegna di un aristocratico... e scoppia a piangere nel ricordare con Jane la sua infanzia infelice di bambino trascurato dai genitori.

Pensa ora al Celebre libertino... non ce lo ritrovi, nel ritratto del beta ?

Mi hai molto incuriosita,

Mi hai molto incuriosita, MarchRose! Lord Edmund Waite de "Il celebre libertino" un eroe beta?

Premetto che ho letto quel libro davvero TANTISSIMO tempo fa (stiamo parlando dei primi anni '90 mi pare) e che sicuramente a leggere adesso alcuni romance ne trarrei impressioni di certo diverse (la stessa Mary Balogh ho imparato ad apprezzarla più da adulta che non da ragazzina), tuttavia non ricordavo lord Waite come eroe beta... a pensarci adesso lo definirei più un'anima persa... o magari ricordo male?

bella recensione Lener! per

bella recensione Lener!

per me i romanzi della Balogh sono un po' come camminare sul ghiaccio, c'è sempre il pericolo di ritrovarmi ad affondare nell'acqua gelida ;-), anche se apprezzo comunque il suo stile.

PS: e comunque hai detto

PS: e comunque hai detto benissimo, Lener:

si può apprezzare un libro senza per questo doverne apprezzare i protagonisti.

Ci sono libri splendidi, con eroi che andrebbero presi a schiaffi spesso e volentieri :-)

non sono d'accordo con il

non sono d'accordo con il fatto che gli eroi beta non siano spesso protagonisti di romance pubblicati in Italia...

la Balogh ha tantissimi eroi beta per esempio: il protagonista di "Il celebre libertino" (Notorious rake) che citi, ad es., e quello di "Il sogno di Belle" (Christmas Belle)

sono altri bei casi di beta; così il Nat di "Un uomo irresistibile" (Irresistible) o anche il Luke di "Senza cuore" (Heartless) e il Jocelyn di "Signora dl suo cuore" ( More than a mistress).

Si vede che mi piace la Balogh ? ;-)

Altri esempi famosi di beta, il mio adorato Harry di "Un amore al Cairo" (As you desire) di Connie Brockway, molti eroi di Julia Quinn, parecchi di quelli di Judith Ivory che finalmente inizia ad esser tradotta anche da noi... cito i primi nomi che mi vengono in mente ma ne potrei fare dozzine.

E' sicuramente vero, però, che una buona fetta di lettrici italiane resta tenacemente aggrappata all'eroe alfa dei romanzi degli anni 80 (Lindsey, Garwood, Woodiwiss, McNaught) e per qualche ragione non si è più mossa da lì. Perchè, non saprei. Gusto nazionale? boh. Cmq è un fatto che il resto del mondo va decisamente lontano dall'alfa, e da un bel pezzo.

Credo che tra i due non ci

Credo che tra i due non ci sia alcun legame diretto. Il motivo per cui sono stati raggruppati è che Lord Edmond Waite comprare in The Trysting Place; Mary Gregg, Lady Mornington, ha un interesse per il protagonista di A Counterfeit Betrothal (fidanzati per finta). Entrambi i personaggi compiono come protagonisti nel libro The Notorious Rake.

Ciao Tiziana! Nel terzo

Ciao Tiziana!

Nel terzo romanzo "Il celebre libertino" i protagonisti sono lord Edmund (antagonista in "Un posto per l'amore") e lady Mary. Quest'ultima appare brevemente in "Fidanzati per finta" e per tutta la durata del romanzo viene additata come l'amante del protagonista Marcus.

In conclusione non c'è un legame diretto tra "Un posto per l'amore" e "Fidanzati per finta", ma è "Il celebre libertino" a collegare i due romanzi precedenti.

in che modo pè collegato a

in che modo pè collegato a FIDANZATI PER FINTA?

Tiziana

Oh grazie! Sono davvero

Oh grazie!

Sono davvero contenta che questa recensione vi sia piaciuta.

Ero un po' titubante perché (come ha sintetizzato benissimo Lucy) ritengo che "Un posto per l'amore" sia sicuramente un recency di qualità, Felicity è un'eroina che non ho apprezzato (compeso sì, ma apprezzato... no).

Grazie ancora!^___^

Ciao sono assolutamente

Ciao

sono assolutamente d'accordo , Lener hai centrato in pieno il mio stato d'animo riguardo a questo romanzo.

Baci ^___^

Cris

Quoto Lener in tutto e per

Quoto Lener in tutto e per tutto, ha fatto un'analisi perfetta di questo romanzo. Io ho letto tutti i libri della Balogh (solo i tradotti in italiano!) e questo è uno di quelli che amo meno, proprio per l'antipatia che mi ispira Felicity, nonostante sia comunque un romanzo di alto livello.

Lucy

Ho letto anch'io questo

Ho letto anch'io questo romanzo ed effettivamente sono rimasta colpita dagli stessi motivi di Lener. Nonostante ciò confesso che non mi è piaciuto molto forse perchè preferisco i maschi alpha, i fuorilegge, i bad boys o, nel più rassicurante dei casi, i tenebrosi intellettuali di Amanda Quick... ^_^

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